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The tenth SISEF Congress: “Sustaining the planet, forests for life”

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 12, Pages 45-46 (2015)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0087-012
Published: Oct 24, 2015 - Copyright © 2015 SISEF

Commentaries & Perspectives

Abstract

After greeting the Congress participants on behalf of the Italian Academy of Forest Sciences and having recalled its role in promoting debate and innovation in the forestry sector, some brief thoughts on research in silviculture are presented. The Final motion of the Round table “The forest and man”, held in Florence in 1995, stated that “The forest is a complex biological system which has a fundamental role in maintaining life on our planet. Like all living systems, the forest has intrinsic value, it is a subject of rights which must be preserved and protected”. In the last decades a new forestry culture has developed which is based on three “E”s: Ecology, Economy and Ethics. Silviculture is a biological science and its vitality depends on its history and its ability to confront, not only on technical bases but also in scientific terms, the challenges coming from constant change. It is concluded that radical innovation is an asset of young people. They are the ones in charge of future scientific development. For this reason they must be educated to creativity and cultural independence. They must be aware of the importance of their work, which should be based on intense study and a search for excellence, even if this brings no immediate acknowledgement. If young researchers follow these rules, nothing will be precluded and success will finally arrive.

Keywords

SISEF National Congress, Ecology, Economy, Ethics

 

Signor Presidente, Autorità, Accademici, Colleghi, Signore e Signori, sono particolarmente lieto di portare il saluto e l’augurio di un proficuo lavoro da parte dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, di cui mi onoro di essere il Presidente.

Negli anni, l’Accademia si è posta come organo di propulsione e di stimolo, mezzo di coordinamento, di orientamento, d’incoraggiamento e di diffusione delle scienze forestali e ne ha promosso lo sviluppo attraverso la ricerca scientifica, l’organizzazione di congressi, convegni e seminari di studio, la pubblicazione di periodici e monografie, la gestione della preziosa biblioteca contenente buona parte del sapere forestale.

L’Accademia per i cultori del settore forestale ha rappresentato il fulcro del pensiero creativo. Per il mondo scientifico, ha costituito un punto di riferimento in quanto le discipline applicate al bosco influiscono sullo sviluppo territoriale e, in definitiva, su quello del Paese. Per la società civile, ha offerto uno spiraglio di luce in un campo poco conosciuto, in cui la scienza e la tecnica forestale si uniscono all’economia e all’etica.

Data l’importanza di questo Congresso desidero svolgere una breve riflessione sulla ricerca in selvicoltura. Forse è bene ricordare che chi parla, insieme a un gruppo di colleghi che hanno dato vita al «Manifesto per la selvicoltura sistemica», da oltre venti anni promuove uno statuto agnitivo dei diritti del bosco.

In chiusura della Tavola Rotonda su «Il Bosco e l’uomo», svoltasi a Firenze nella sede dell’Accademia il 23 maggio del 1995, fu approvata la mozione finale che testualmente recita: «Il bosco è un sistema biologico complesso che svolge un ruolo determinante per il mantenimento della vita sul pianeta. Come tutti i sistemi viventi, il bosco è un’entità che ha “valore in sé”. Un soggetto di diritti che va tutelato, conservato e difeso».

Mi sia consentito di affermare che anche i forestali dovrebbero prendere atto che siamo entrati in un mondo nuovo. La globalizzazione è segnata da un nuovo ciclo tecnologico e da una straordinaria mobilità delle risorse. Delineare i compiti che ne derivano deve essere un impegno e un dovere. Si tratta di compiti gravosi e ineludibili perché in gioco c’è l’identità stessa dei forestali. Compiti che investono le politiche ambientali, economiche, giuridiche e sociali nelle loro applicazioni alla selvicoltura, come fattori di prosperità nazionale. Sono temi e problemi cruciali per il futuro dei forestali e dei quali l’opinione pubblica deve essere informata correttamente.

Negli ultimi lustri si è affermata una cultura forestale basata sulle tre E: Ecologia, Economia, Etica. Una cultura al cui centro sta il bosco: il bosco sistema biologico complesso e non insieme di alberi; il bosco entità di valore e non entità strumentale.

In una società come la nostra, il consenso all’uso del bosco non è legato solo al mercato, ma anche, e soprattutto, alla fiducia nella capacità di affrontare in prospettiva i problemi ambientali che, essendo problemi strutturali, generano disagio nella società.

Per ottenere il consenso è necessario il riorientamento dell’uso del bosco verso i bisogni collettivi: la sicurezza nel lavoro, l’ambiente, la formazione, l’istruzione, le infrastrutture aziendali ecc. Il che, a livello politico, si traduce nello spostamento dell’onere su l’Unione Europea, che costituisce la nuova frontiera per il miglioramento e la valorizzazione del bosco.

Epperò, se è vero che la risoluzione delle problematiche in campo forestale risiede in primo luogo nella volontà politica, è pur vero che un tale impegno ha una reale possibilità di concretarsi se è affiancato e sostenuto da una moderna e coerente cultura forestale nella unanime consapevolezza che il bosco rende vivibile il presente e possibile il futuro.

La vitalità di una scienza a carattere biologico qual è la selvicoltura dipende dalla sua storia e dalla capacità di affrontare e risolvere non solo su basi tecniche ma, anche e soprattutto, su basi scientifiche le sfide che il cambiamento costantemente propone.

Il mondo della ricerca ha avuto un grande peso per lo sviluppo delle scienze forestali. L’Accademia si pone come un «laboratorio di idee» innovative. E poiché in campo scientifico, come da sempre avviene nella scienza, le idee nuove generano dibattito e, spesso, dissensi, l’Accademia diviene il luogo ove si promuove e si stimola sul piano dialogico l’evoluzione del pensiero forestale.

A chi si meraviglia di alcune controversie scientifiche sviluppatasi nel corso del tempo, ricordo che il dissenso produce sapere. Se tentiamo di costringere a forza la scienza all’interno di un’unica visione scientifica filosofica, come il determinismo ontologico e il riduzionismo meccanicistico di cartesiana e newtoniana memoria, di cui nel settore forestale è fortemente impregnata l’attuale metodologia di ricerca, ci comportiamo come Procuste che ai suoi ospiti troncava le gambe se sporgevano dal letto.

Come sempre, i cambiamenti radicali sono patrimonio dei giovani. A essi è affidato il progresso scientifico. Siamo consapevoli che dai giovani abbiamo molto da apprendere. Da parte nostra possiamo aiutarli nella presa di coscienza della rilevanza della ricerca scientifica nel settore forestale. Possiamo aiutarli a rendersi conto che per accrescere la conoscenza occorre essere educati a una virtù che fa parte del patrimonio genetico di tutti i ricercatori: l’umiltà. Virtù che è la chiave per aprire le porte a nuove scoperte scientifiche.

Di più: possiamo educarli alla creatività e all’autonomia culturale. La creativitàè la dote che possiedono i giovani, ma essi devono sapere che essa li sorregge solo per un breve periodo della loro vita lavorativa. Guai a non approfittarne. Disperdere questa facoltà significa danneggiare non solo se stessi, ma anche tutto il settore in cui operano. La creatività si esplica in tutta la sua ampiezza se si sta a contatto con chi dell’autonomia culturale ne ha fatto una fede e ne sa apprezzare il valore.

Queste sono alcune delle tante regole che i giovani devono rispettare, apprendendo da chi prima di loro ne ha fatto tesoro. Se ciò che da sempre ha guidato i ricercatori non si accetta con lealtà, se non si ha la consapevolezza dell’importanza del lavoro che si svolge, se non si accede a percorsi basati sullo studio e sul lavoro di eccellenza, talvolta anche senza riconoscimenti - e il rischio a dire il vero sussiste -, allora in queste condizioni di «mercato» sarà la moneta cattiva a scacciare quella buona. Se, invece, i ricercatori si riconoscono in tali regole di certo nessun obiettivo sarà loro precluso e il successo sarà alla loro portata.

 
 
 

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