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Un libro “dalla parte del fuoco”

Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, Volume 11, Pagine 191-192 (2014)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0091-011
Pubblicato: Ago 31, 2014 - Copyright © 2014 SISEF

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Abstract

Le Edizioni Il Maestrale ha pubblicato il libro di Giuseppe Delogu “Dalla parte del fuoco. Ovvero il paradosso di Bambi” che tratta di diversi aspetti del problema partendo dall’ancora e attuale equivoco della differenza tra fuoco e incendio.

Keywords

Forest Fire, Piroclimax, Fireprone

 

Delogu GM (2013). “Dalla parte del fuoco. Ovvero il paradosso di Bambi”. Edizioni Il Maestrale, Nuoro, pp. 206. URL: ⇒ http:/­/­www.edizionimaestrale.com/­IT/­Products/­230/­Dalla-parte-del-fuoco

È stato pubblicato dalle Edizioni Il Maestrale, di Giuseppe Delogu “Dalla parte del fuoco. Ovvero il paradosso di Bambi”: un volume che sorprende per diversi aspetti, ma che solo un grande tecnico della materia, che si nutre di cultura scientifica, poteva scrivere; perché frutto di una lunga esperienza lavorativa e della continua ed appassionata ricerca mirata ad approfondire la complessità del fenomeno degli incendi boschivi.

L’autore riesce, nel suo intento, a contribuire ad un nuovo modo di leggere i processi legati al fuoco come fatto interno e non estraneo alla vita quotidiana. L’opera tratta di diversi aspetti del problema partendo dall’ancora e attuale equivoco della differenza tra fuoco e incendio, che nacque già negli anni quaranta negli USA da una distorta comunicazione e propaganda antincendio che videro nei due personaggi, l’orso Smokey Bear e nel cartone animato Bamby i simboli che, contribuirono a creare nell’immaginario infantile l’associazione mentale fuoco = morte. Quello di Bambi è un paradosso dei nostri tempi ovvero, il non riconoscere che il fuoco è un elemento che appartiene al ciclo naturale, considerato negativo rispetto al mondo, allontanando la nostra cultura dalla corretta comprensione dei meccanismi che regolano la dinamica degli ecosistemi.

Come sottolinea l’autore, ancor prima dell’alba dell’uomo il fuoco c’era già e i regimi del fuoco (ovvero le condizioni ricorrenti definite dalla frequenza, comportamento, severità, stagionalità, dimensione e distribuzione del fuoco) sono stati alterati dalle attività umane e dagli effetti del riscaldamento globale. In misura diversa ogni organismo vivente, compreso l’uomo, ha elaborato strategie per rispondere al disturbo del fuoco. In particolare in ambienti fireprone come le regioni mediterranee è fondamentale spiegare l’origine degli adattamenti delle piante e della formazione delle comunità vegetali, basandosi non solo sul clima e sulla geologia, ma anche in relazione al significativo impatto dei processi di feedback tra fuoco e clima o fuoco e geologia. L’autore rimarca il concetto di Piroclimax che negli anni ’80 venne diffuso da Barneschi con scarso risultato: il fuoco, come fattore ecologico naturale, ha condizionato e influirà sempre il percorso evolutivo delle formazioni vegetazionali: esso dunque è una perturbazione naturale “positiva” fino a quando resta all’interno di un regime riferibile a un territorio, lo è quando questo regime si sviluppa secondo ritmi naturali o è guidato dall’uomo con modalità, frequenze, intensità compatibili con le dinamiche che quei paesaggi, quelle formazioni vegetali hanno sviluppato. “Il paradosso di bambi” è invece l’idea perversa di escludere a tutti i costi una perturbazione naturale da quell’ecosistema che ne ha bisogno; tale esclusione genera impoverimento e degradazione di quello stesso ecosistema che concettualmente si vorrebbe proteggere. La seconda parte del libro si concentra:

  • nella rigorosa ricostruzione storica delle vicende passate del fuoco in Sardegna, tra divieti imposti dalla Carta de Logu di accendere fuochi e l’uso del fuoco accettato e tollerato come strumento colturale nelle aree forestali; l’autore definisce i tradizionali regimi del fuoco dell’antico territorio agropastorale della Sardegna che, agendo su piccole superfici e a bassa energia, hanno disegnato un mosaico di situazioni vegetazionali in cui il fenomeno, eccezionale e disastroso, poteva verificarsi ma con tempi di ritorno lunghi e su scala territoriale limitata;
  • nella costruzione negli anni della poderosa macchina da guerra come strumento di lotta contro gli incendi, sia nei paesi del mediterraneo che negli USA.

La parte finale del lavoro si concentra sulla forte correlazione esistente tra l’andamento stagionale del fenomeno e la corrispondente dinamica meteo climatica (il cosiddetto Global Warming), sul veloce cambiamento dell’uso del suolo e sugli elementi normativi di forte complicazione in materia. L’autore conclude suggerendo che è urgente e necessaria una nuova legge nazionale in materia di incendi boschivi che riconosca:

  • il fuoco come parte dei nostri ecosistemi e dei nostri paesaggi;
  • che il cambio climatico aggraverà nei prossimi anni pericoli connessi agli incendi;
  • che l’uso corretto e sapiente del fuoco, può contribuire al recupero identitario e culturale delle comunità rurali;
  • che l’esclusione totale del fuoco e la lotta a tutti gli incendi non hanno risolto e non possono risolvere i problemi connessi al fenomeno e all’aumento e dei “grandi incendi forestali” (G.I.F.);
  • che lo sforzo economico e umano deve traferirsi dal terreno della lotta attiva a quello della prevenzione attraverso l’analisi e la conoscenza del fenomeno incendi;
  • che occorre passare da una organizzazione di lotta di tipo stagionale ad una permanente, con operatori altamente formati;
  • la necessità di adottare criteri e tecniche di selvicoltura preventiva, per rendere “resilienti” le formazioni forestali abbandonate o mal gestite.
 
 
 

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