*

Twenty years later

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 21, Pages 8-9 (2024)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0043-021
Published: Jan 27, 2024 - Copyright © 2024 SISEF

Editorials

Abstract

Forest@, the open access journal of the Italian Society of Silviculture and Forest Ecology (SISEF), was launched in 2004. This note provides a short overview of the developments in scientific publishing over the past twenty years, with a focus on the consolidation of the open access model. We discuss the status of the two SISEF journals regarding the following aspects: the international journal, iForest-Biogeosciences and Forestry, has a broad readership and attracts interest in developing countries; the Italian-language journal, Forest@, has seen a decrease in the number of manuscripts submitted each year.

Keywords

Scientific Publishing, Open Access, Article Processing Charge, Forest, Journal, SISEF

 

Oggi le scienze forestali potrebbero avvalersi della realtà aumentata del metaverso ([1]). Basta questo per capire quanto siano cambiate le cose negli ultimi vent’anni: da quando, nell’autunno del 2004, è uscito il primo numero di Forest@, la prima delle riviste online della SISEF; seguita nel 2008 da iForest-Biogeosciences and Forestry, la rivista in lingua inglese a diffusione internazionale.

Vent’anni fa il Web era già 2.0, con piattaforme ormai dinamiche e applicazioni interattive; e i social media stavano iniziando la loro esplosiva diffusione. Ma il mondo dell’editoria scientifica era diverso da quello di oggi. Gli articoli erano disponibili prevalentemente attraverso abbonamento e le riviste non avevano ancora dismesso il formato cartaceo. Quando si pubblicava un articolo, ancora si ordinavano gli estratti cartacei del lavoro.

Questo mondo stava per finire, ma la fine era iniziata da poco. I pionieri erano partiti a cavallo degli anni ’90, quando alcune riviste, nel settore della fisica, sperimentarono la pubblicazione online, rendendo disponibili le versioni digitali dei loro articoli e affiancandole a quelle cartacee. Ma solo verso la fine dello scorso secolo, con l’aumentare della velocità di connessione e la diffusione globale di internet, numerose riviste trasferirono online l’intero processo editoriale e di pubblicazione, abbandonando il formato cartaceo, o mantenendolo in forma complementare. Antesignano di questa rivoluzione è stato il gruppo editoriale BioMed Central (BMC) che intuì per primo, fin dal 1999, le opportunità legate al modello dell’accesso aperto (open access) degli articoli scientifici.

Questo nuovo approccio costituì la base per una rivoluzione del settore: autori, agenzie di finanziamento, biblioteche, la più ampia comunità scientifica, avrebbero cambiato i loro comportamenti. Si pensi, ad esempio, alla licenza Creative Commons per la quale i lettori possono copiare, distribuire e utilizzare gratuitamente gli articoli pubblicati. Tutto ciò ha contribuito a diffondere i risultati della ricerca in modi prima impensati e a rendere la letteratura scientifica disponibile a un pubblico sempre più vasto: ancor di più da quando si è entrati, più o meno dal 2010, nell’era dei dispositivi mobili e dei siti web adattivi (responsive web design).

Oggi la stragrande maggioranza delle riviste scientifiche opera in ambiente digitale, offrendo accesso online ai propri contenuti attraverso piattaforme elettroniche specializzate. Le versioni cartacee delle riviste scientifiche sono ormai rare. Rimangono, un po’ come stemma, solo per le riviste più prestigiose: quelle in grado, vedi il caso di Nature, di approdare nelle edicole; finché sarà, anche per loro, economicamente sostenibile.

Forest@ si è inserita, nel 2004, in questo filone, adottando il sistema dell’open access. Una delle prime, fra le riviste italiane del settore agrario. Da subito le riviste SISEF sono state ammesse all’indice DOAJ (Directory of Open Access Journals), che assicura lo standard di qualità delle riviste scientifiche ad accesso libero.

Ma alla rivoluzione dell’open access è seguito rapidamente dell’altro. Quello dell’editoria scientifica è un settore di mercato, al pari degli altri settori editoriali. Per cui, di pari passo con l’open access, c’è stata una rivoluzione anche del modello economico adottato dai gruppi editoriali.

Molte riviste hanno iniziato ad applicare l’Article Processing Charge (APC), un prezzo che gli autori pagano per pubblicare i loro articoli in una rivista ad accesso aperto, o per rendere fruibile a tutti i lettori il contenuto dell’articolo pubblicato su riviste disponibili in abbonamento. Grazie all’APC le riviste riescono sia a coprire i costi di produzione che a fare profitti, garantendo così il libero accesso ai contenuti. Secondo DOAJ, circa la metà delle riviste open access che fanno riferimento al settore agricoltura applica oggi l’APC.

Si è discusso molto sui pro e sui contro di queste trasformazioni dell’editoria scientifica, connesse allo sviluppo dell’open access e all’applicazione dell’APC. Indubbiamente, l’APC supporta l’accesso aperto, consentendo a chiunque di accedere gratuitamente agli articoli pubblicati. Ciò promuove la diffusione e la condivisione delle conoscenze e delle scoperte scientifiche, a vantaggio di ricercatori che operano in aree economicamente svantaggiate. Per contro, questo modello può rappresentare, proprio per questi ricercatori, un ostacolo per la pubblicazione dei risultati, a meno che le spese di pubblicazione siano incluse nel finanziamento per la ricerca. L’open access è oggi caldeggiato dalla Commissione Europea, che incentiva a pubblicare in modo aperto i risultati delle ricerche svolte con finanziamenti europei.

Le critiche al modello open access+APC riguardano sostanzialmente il pericolo di mercificazione della pubblicazione scientifica da parte di gruppi editoriali troppo orientati al profitto. Sono noti i casi di gruppi, con centinaia di riviste nel portafoglio, accusati di comportamenti “predatori”, in grado di minare l’integrità dell’editoria scientifica e compromettere la qualità della ricerca pubblicata. Questi comportamenti spesso si traducono in sollecitazioni invasive nei confronti degli autori e in una scarsa trasparenza dei processi editoriali e di quelli di revisione.

Alcune criticità dei nuovi modelli editoriali possono acuirsi in seguito all’uso delle metriche di citazione per valutare la carriera dei ricercatori. Le metriche di alcune riviste con APC sembrano riflettere di più azzeccate strategie di marketing scientifico che non selettività del processo editoriale e qualità degli articoli pubblicati. E quindi può essere peggiorativo, per la qualità della ricerca scientifica, la tendenza a pubblicare, tanto per incrementare le metriche personali, il maggior numero possibile di articoli su riviste che applicano un processo di revisione “rilassato”, ma che con APC e instant publishing risultano attraenti e fanno business.

Le riviste online della SISEF applicano il modello del Platinum Open Access: la forma di accesso più aperta, in cui non solo il contenuto pubblicato ma anche l’intero processo editoriale è liberamente accessibile. Ciò include i rapporti di peer review, i commenti dei redattori e altre informazioni relative al processo editoriale e di revisione. In sintesi, le riviste SISEF sono ad accesso libero ed esenti da APC: senza costi, né per i lettori né per gli autori.

Ma come sono andate le nostre riviste nel corso di questi vent’anni? Come editors abbiamo apprezzato il favorevole clima con cui sono state accolte e seguite dalla comunità scientifica, non solo del settore forestale.

La rivista in lingua inglese, iForest - Biogeosciences and Forestry, ha visto un ampliamento del bacino internazionale di alimentazione e un interesse esteso, grazie al modello Platinum Open Access, ad aree del pianeta economicamente svantaggiate. Questo rappresenta per noi un motivo di soddisfazione, anche maggiore di quello che deriva dal mantenimento di un dignitoso valore di impact factor. Anche perché ci dà la possibilità di portare alla luce dati e risultati della ricerca su sistemi forestali che meritano di essere descritti e conosciuti.

Per quanto riguarda Forest@, la rivista in lingua italiana di cui stiamo ricordando l’anniversario, non possiamo nasconderci il progressivo calo del numero di manoscritti sottoposti annualmente. Un problema che affligge altre riviste tecnico-scientifiche nazionali del settore agrario e forestale. I motivi ci appaiono abbastanza evidenti. Si tratta di un prodotto editoriale che soffre per una doppia debolezza: da una parte è una rivista non indicizzata nei data base internazionali (Scopus e Web of Science) da cui scaturiscono le statistiche di citazione ufficiali. E come tale risulta non attraente per i ricercatori che pensano, comprensibilmente, alla progressione di carriera; dall’altra è pur sempre una rivista che applica un processo di peer-review, e quindi svantaggiata rispetto agli innumerevoli blog (per non parlare dei social media) su cui ciascuno può scrivere senza filtri.

La cosa ci dispiace perché continuiamo a pensare - al pari di vent’anni fa, quando lanciammo l’iniziativa - che un prodotto editoriale intermedio, in lingua italiana, possa rappresentare un’utile cinghia di trasmissione fra il mondo della ricerca e quello dell’applicazione. Andiamo avanti, fiduciosi che le cose migliorino.

Difficile, in generale, prevedere il futuro dell’editoria scientifica. Troppo facile dire che tutto sarà stravolto dagli sviluppi del web semantico 3.0 e dall’intelligenza artificiale (IA). Più difficile pronosticare dove avverranno i cambiamenti. Due ci appaiono le questioni rilevanti: resisterà il formato stesso dell’articolo scientifico così come lo conosciamo da oltre 150 anni o ci saranno altre forme di comunicazione della ricerca? Ci saranno nuovi standard per il tradizionale processo di scholarly peer-review? Una pagina di Wikipedia (⇒ https:/­/­en.wikipedia.org/­wiki/­Open­_peer­_review) riassume i tentativi fatti di innovare con meccanismi di open peer review, nessuno dei quali ha avuto finora ampia diffusione. Anche per le macchinose dinamiche talvolta sottese, ci viene da pensare. Indubbiamente, nella peer-review tradizionale è sempre più difficile, anche per l’esorbitante numero di riviste e di articoli, trovare revisori disposti a lavorare con rigore sui manoscritti. Aiuteranno, in questo, gli avatar IA-dotati del metaverso?

References

(1)
Harfouche AL, Nakhle F, Corona P (2023). Metaverse technology innovating plant science research and learning. Trends in Plant Science 6: 56.
CrossRef | Google Scholar
 
 
 

Navigazione

 

This website uses cookies to ensure you get the best experience on our website. More info