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Assessment of pastoral resources at a landscape scale: a case study in the Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (AR, Italy)

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 9, Pages 148-157 (2012)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0694-009
Published: Jun 26, 2012 - Copyright © 2012 SISEF

Research Articles

Abstract

Investigations on pastoral resources are mainly represented by surveys aimed to assess the main characteristics of pastures in order to obtain useful information on the carrying capacity of a pastoral surface. At a territorial level, different approaches can be used, involving also remote sensing and use of geographical information systems. The study presented here has been carried out in a National Park in Tuscany, central Italy (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna) on a pastoral surface of about 1500 ha, with the aim of evaluating the potential stocking rate in the studied area. The whole investigated territory was subdivided into three wide districts, and inside each of them a photointerpretation was performed to classify the occurring pastoral resources into different classes of quality, based on the percentage of ground covered by trees and shrubs encroaching the pastures. Inside each district and class of pasture, botanical relevés were conducted to assess the presence of different herbaceous species and to compute the pastoral value, a key parameter used to determine the potential stocking rate of a pastoral resource. Photointerpretation allowed an easy and efficient classification of different pastures in relation to shrubs encroachment and to quantify the surfaces occupied by each identified class. Vegetation assessment confirmed the accuracy of the followed method to rank pastures, in terms of presence of herbaceous species and of pastoral value, which resulted highly related to the presence of woody species in the pastures. Moreover, average pastoral value and carrying capacity of each quality category were very similar for all districts, thus demonstrating the validity of the utilized method and the representativeness of chosen areas.

Keywords

Biodiversity, Carrying capacity, Photointerpretation, Pastures, Pastoral value

Introduzione 

Lo studio delle risorse pastorali può essere affrontato secondo differenti approcci, anche se l’aspetto più comune è quello di ottenere indicazioni gestionali, in modo da determinare per l’area pascoliva in esame la capacità di carico, ossia il numero massimo di animali che possono insistere su una certa superficie per un certo periodo di tempo senza degradazione della risorsa ([2]). Le metodiche messe a punto prevedono la determinazione di alcune caratteristiche vegetazionali e produttive della risorsa studiata ([28], [27]), oppure l’utilizzazione dei soli dati vegetazionali per inquadrare e caratterizzare i pascoli studiati al fine di individuare il carico potenzialmente mantenibile in funzione del loro valore pastorale, ossia di un sintetico parametro quali-quantitativo ottenibile sulla base dei rilevamenti botanici ([11], [12]).

In passato, a parte qualche raro caso ([38], [19], [29]), le indagini pastorali sono state condotte su territori di limitata estensione e con finalità applicativo-gestionali per utilizzare al meglio le risorse studiate. Sulla scorta di quanto sta avvenendo anche nel settore forestale nel nostro paese, nel quale si è assistito ad un forte sviluppo delle strumento tipologico per la pianificazione ([30]), recentemente sono stati intrapresi studi di più ampio respiro volti all’individuazione dei tipi pastorali presenti in comprensori estesi, quali possono essere quelli di una Comunità Montana o di una intera Regione. Indagini di tal genere sono state avviate dalla scuola francese ([18], [8], [21], [9]) e hanno trovato notevole applicazione in Italia nel settore alpino ([7], [39], [20], [24], [13], [5]). Questo approccio necessita però la realizzazione preventiva di una tipologia pastorale, ossia di uno strumento conoscitivo che inquadra e caratterizza le risorse pascolive di un’area per singoli tipi di vegetazione pastorale.

Per la pianificazione pastorale a livello territoriale sono stati proposti ulteriori criteri, che fanno riferimento a metodologie di rilievo semplificate della vegetazione ([36], [3]) o alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, come GIS e dati telerilevati ([16], [10], [6]).

La finalità principale di questo lavoro è stata quella di effettuare una pianificazione delle superfici pastorali in un’area protetta appenninica, dove le finalità di conservazione non dovrebbero essere disgiunte da quelle produttive ([34]). Il lavoro svolto ha permesso da un lato la classificazione per tipi di pascolo tramite fotointerpretazione, dall’altro di determinare il valore pabulare e la capacità di carico attribuibile ad ogni superficie riconducibile ad una categoria individuata con la classificazione precedente. In tal modo è stato possibile effettuare la pianificazione dei pascoli di tutta la superficie indagata e questo studio si può proporre come metodologia di indagine ripetibile in altre aree appenniniche.

Materiali e metodi 

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna si estende su una superficie di 36 458 ha, disposti lungo la dorsale Appenninica (Regioni Emilia-Romagna e Toscana) per una lunghezza di circa 40 km, interamente compreso in una fascia altitudinale che va da 465 m s.l.m., rilevabili sul Bidente di Ridracoli, a 1658 m s.l.m. del Monte Falco. L’area oggetto del presente studio è rappresentata da tutto il versante toscano del Parco Nazionale, per un totale di circa 18 000 ha. Il clima della zona è di tipo temperato, caratterizzato da scarse precipitazioni in inverno ed estate e da piogge in autunno (più consistenti) e in primavera ([26]). Dal punto di vista geologico tutto il territorio del Parco Nazionale appare piuttosto omogeneo, in virtù della comune origine di tutte le formazioni presenti, costituite da rocce sedimentarie generatesi in ambiente marino e disposte in fasce prevalentemente parallele alla linea di crinale. In particolare nel versante toscano affiorano altre formazioni geologiche riconducibili alla marnoso arenacea ([37]).

L’individuazione e la classificazione su base fotointerpretativa delle superfici di potenziale interesse pascolivo è stata effettuata su ortofoto digitali a colori (Volo Regione Toscana 2007), utilizzando a corredo ulteriori strati informativi quali:

  • carta forestale del Parco Nazionale Foreste Casentinesi ([17]);
  • carta della vegetazione del Parco Nazionale Foreste Casentinesi ([1]);
  • carta dell’uso reale del suolo della Regione Toscana ([31]).

Per l’attività fotointerpretativa e per la restituzione del dato è stato utilizzato il software ASDGJC ver. 9.2 della ESRI. La classificazione nelle diverse categorie di pascolo si basa, nel presente lavoro, sui caratteri della vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea presente. Le tipologie definite, i caratteri da considerare, nonché i limiti fissati per il passaggio tra l’una e l’altra categoria, sono stati individuati anche tenendo conto di un precedente studio realizzato sui pascoli collocati nel versante romagnolo del Parco ([25]). Tale classificazione si basa nello specifico sul grado di copertura della componente arbustiva ed arborea presente, definendo le seguenti quattro tipologie fisionomico-vegetazionali (Fig. 1):

Fig. 1 - Esemplificazione delle quattro classi di pascolo individuate tramite fotointerpretazione.

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  • pascoli: aree aperte a quasi esclusiva copertura erbacea, con grado di copertura della componente arbustiva e/o arborea assente o minore o uguale al 10%;
  • pascoli cespugliati e/o arborati: aree aperte a prevalente copertura erbacea, con grado di copertura della componente arbustiva e/o arborea compresa tra l’11 e il 40 %;
  • arbusteti radi: aree a copertura erbacea ma con significativo grado di copertura della componente arbustiva e/o arborea, compresa tra il 41 e il 60 %;
  • arbusteti densi: aree con elevato grado di copertura della componente arbustiva e/o arborea, uguale o superiore al 61%.

Le dimensioni minime considerate per ogni unità cartografabile sono state di 1000 m2.

Mentre l’indagine fotointerpetativa è stata eseguita su tutto il territorio di interesse pastorale presente sul versante toscano del Parco (pari a circa 1500 ha), per la parte relativa alla determinazione del valore pastorale di ogni classe (secondo la metodologia di [14]), la superficie totale di indagine è stata ulteriormente suddivisa, sulla base di caratteri morfologici, pedologici, climatici e gestionali, nelle seguenti tre zone:

  • zona AM: Alto Mugello, Comuni di Londa e San Godenzo (provincia di Firenze);
  • zona CA: Casentino, Comuni di Stia, Pratovecchio, Poppi, Bibbiena (provincia di Arezzo);
  • zona VS: Valle Santa, Comune di Chiusi della Verna (provincia di Arezzo).

In ognuna delle tre zone sono stati effettuati, in aree ritenute rappresentative di ogni classe, i seguenti rilievi botanici, in numero decrescente in funzione dell’interesse pastorale di ogni classe:

  • 5 rilievi in aree attribuibili alla classe 1;
  • 3 rilievi in aree attribuibili alla classe 2;
  • 1 rilievo in aree attribuibili alla classe 3;

Fig. 2 - Individuazione delle zone e dei comparti in cui sono stati eseguiti i rilievi botanici.

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per un totale di 27 rilievi lineari per tutte e tre le zone di indagine (Fig. 2). Le aree rappresentative in cui sono stati effettuati i rilevamenti botanici avevano un’estensione media di 1.15 ha per la classe 1, di 0.70 ha per la classe 2 e di 0.52 ha per la classe 3. Non sono stati effettuati rilievi in aree attribuite alla classe 4 in quanto, pur essendo stati identificati con l’indagine fotointerpretativa, tali settori non sono stati considerati di interesse pascolivo viste le loro caratteristiche strutturali e fisionomiche. Le indagini botaniche sono state eseguite con la metodologia fitopastorale consistente nell’effettuazione di transect lineari dal quale ottenere la presenza delle singole specie espressa in forma percentuale (o contributo specifico, CS) e il valore pastorale (VP) ottenuto tramite la formula seguente ([15] - eqn. 1):

\begin{equation} VP = \frac{\sum (CS_i - IS_i)}{5} \end{equation}

dove CSi è il contributo specifico della i-esima specie trovata lungo un transect lineare e ISi l’indice specifico della i-esima specie ([13], [35]). L’indice specifico è compreso tra 0 e 5 e viene impiegato per dare un giudizio di valore foraggero ad ogni specie erbacea sulla base delle sue principali caratteristiche quantitative e qualitative quali produttività, valore nutritivo, appetibilità e digeribilità ([12], [32]). Con la formula riportata il VP è un indice sintetico compreso teoricamente tra 0 e 100 che descrive, sotto il punto di vista qualitativo e quantitativo, la superficie pastorale in esame e da questo si può calcolare, tramite opportuni fattori di conversione, il carico potenzialmente mantenibile dal pascolo in esame, con la formula che segue (eqn. 2):

\begin{equation} Carico\,\,mantenibile = VP \cdot Ct \end{equation}

dove Ct è un valore variabile tra 0.01 e 0.02 in funzione delle condizioni ambientali e vegetazionali del cotico in esame ([12]) e permette di ottenere il carico animale mantenibile espresso in UBA ha-1 anno-1. Per tali motivi il valore pastorale rappresenta un giudizio sintetico sul potenziale foraggero della vegetazione di una superficie pascoliva ([13]).

Risultati e discussione 

La fotointerpretazione, validata da indagini di confronto sul campo, ha permesso di individuare per tutta l’area in esame i poligoni che sono stati attribuiti ad ogni classe di pascolo (Tab. 1). In totale sono stati identificati 2261 poligoni per una superficie complessiva di 1449 ha (pari a circa l’8% della superficie toscana del Parco) a fronte di 15 860 ha di bosco (89%), mentre il restante 3% della superficie è occupata da seminativi, aree improduttive e insediamenti urbani. La maggior parte delle risorse pastorali (oltre il 65%) è ricaduta nella categoria 1, ossia costituita dalle migliori aree pascolive nel quale il processo di degrado e di ricolonizzazione arbustiva non sembra essere in atto. Le categorie 2 e 3, nelle quali la formazione erbacea tende ad essere riconquistata dalle specie legnose, sono rappresentate rispettivamente dal 18% e 13% della superficie pascoliva, mentre la classe degli arbusteti densi (categoria 4) costituisce poco meno del 4% del totale delle superfici di interesse pascolivo, pari a 54 ha. La ridotta qualità di questa tipologia, nella quale un recupero produttivo è praticamente impossibile senza l’ausilio di mezzi meccanici, e la sua scarsa partecipazione alla superficie occupata dalle risorse pastorali, giustificano ampiamente l’esclusione di questa classe dalle indagini botaniche successive. I tratti di pascolo attribuiti alla classe 1 si trovano tutti a ridosso delle aziende agricole ancora attive, mentre allontanandosi da queste si assiste ad un progressivo peggioramento delle condizioni dei pascoli a causa del loro utilizzo estensivo o dell’abbandono e aumentano di importanza le superfici pastorali attribuibili alle classi 2, 3 e 4. A ciò si deve aggiungere, specie nelle zone più a ridosso del crinale appenninico, la presenza di una viabilità scadente che riduce ulteriormente le possibilità di una razionale utilizzazione. Infatti, le aree in peggiori condizioni, riferibili alla classe 3 e 4, sono costituite, nella maggior parte dei casi, da aree difficili da raggiungere e morfologicamente sfavorevoli. La superficie media dei comparti individuati è superiore nella classe migliore dei pascoli (0.73 ha), mentre le altre tre tipologie sono presenti mediamente con sezioni di estensione simile, dell’ordine di circa mezzo ettaro. La notevole frammentazione delle risorse presenti, che se da un lato può favorire la costituzione di una paesaggio mosaicato di grande interesse ecologico ([22], [33]), dall’altro può creare delle problematiche per quanto riguarda l’unitarietà della gestione (Fig. 3). L’analisi dei dati emersi conferma che, in generale, all’interno del Parco le superfici utilizzate a pascolo risultano estremamente limitate rispetto alle formazioni forestali e sono costituite da complessi pascolivi frammisti a tratti di bosco e, nelle aree a ridosso dei centri abitati, a colture agrarie.

Tab. 1 - Classi di risorse pastorali individuate tramite la fotointerpretazione.

Tipologia di superficie Classe di pascolo Numero poligoni Superficie (ha) Superficie (%) Dimensione media (ha)
Pascoli 1 1306 952 65.7 0.73
Pascoli cespugliati e/o arborati 2 534 258 17.8 0.48
Arbusteti radi 3 316 185 12.8 0.59
Arbusteti densi 4 105 54 3.7 0.52
Totale - 2261 1449 100 0.64

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Fig. 3 - Esempio di fotointerpretazione e dell’individuazione delle classi di pascolo.

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La fotointerpretazione ha permesso di fare una valutazione per zona del grado di copertura arbustiva presente sulle aree pascolive indagate. In Fig. 4 è riportata la distribuzione percentuale delle superfici di interesse pascolivo in funzione del grado di copertura arborea ed arbustiva determinato nel corso dell’analisi fotointerpretativa, nelle tre zone individuate. Le superfici aventi un grado di copertura pari a 0 (appartenenti quindi alla classe 1) sono molto ridotte e molto più abbondanti in CA e VS, localizzate in particolare modo a ridosso dei centri abitati situati sul fondovalle, a ridosso quindi del confine del Parco. La distribuzione delle superfici a pascolo denota la netta prevalenza, in tutte le tre zone analizzate, di pascoli aventi un grado di copertura inferiore al 10% (anche essi appartenenti alla classe 1), che spesso sono anche quelli meglio gestiti e più utilizzati dal bestiame: per questa classe la situazione è leggermente peggiore in AM, dove molti dei pascoli sono collocati a ridosso del crinale appenninico e sono serviti dalla rete viaria in misura peggiore rispetto alle altre due situazioni. Decisamente buona la situazione rinvenibile in VS nella quale, a fronte di una minor estensione totale delle aree di interesse pascolivo, queste si trovano in buone condizioni gestionali (quasi il 70% riconducibili alla classe 1). Ciò è dovuto in buona parte all’utilizzazione che è sempre stata presente e che risulta anzi in crescita negli ultimi anni. Le superfici delle classi 2 sono meglio rappresentate in AM, mentre le aree di più scarso interesse pastorale sono, come detto, molto meno rappresentate e senza grosse variazioni fra zone.

Fig. 4 - Distribuzione percentuale delle superfici a pascolo in funzione della copertura arborea/arbustiva per le tre zone studiate.

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Dal punto di vista botanico, mediante le 27 analisi lineari effettuate sono state individuate in totale 84 specie erbacee appartenenti a diverse famiglie (Tab. 2). In generale si può notare la presenza di alcune discrete foraggere, caratterizzate da indici specifici piuttosto alti e appartenenti sempre alla famiglia delle graminacee e delle leguminose, anche se in generale la maggior parte delle specie rinvenute è rappresentata da specie di scarso valore pabulare. Maggiori differenze si ritrovano invece fra classi di pascolo, e anche se il numero delle analisi lineari per ogni categoria non è omogeneo, sono state individuate delle tendenze da mettere in relazione alla qualità del pascolo e, presumibilmente, anche al livello di utilizzazione animale. In particolare si assiste ad una diminuzione delle migliori foraggere fra le classi 1 e 3, con particolare riguardo a Loliummultiflorum e a Bromus hordeaceus e alle leguminose, con alcune specie rappresentate solo nei comparti di classe 1 (come Medicago sativa) o che decrescono nettamente come presenza percentuale passando dalla categoria migliore alla peggiore (come nel caso di Lotus corniculatus e di Trifolium pratense). A questo andamento fa riscontro un netto aumento delle specie di scarso valore foraggero passando dalla classe 1 alla 3, rappresentate prevalentemente da specie oligotrofiche (come Brachypodium pinnatum) o dalle specie legnose, soprattutto arbusti come Rosa canina, Cytisus scoparius, Crataegus monogyna o Pyrus piraster. Questo andamento conferma in maniera indiretta la bontà della fotointerpretazione eseguita e della classificazione che ne è scaturita, in quanto le analisi testimoniano un impoverimento della vegetazione dal punto di vista floristico e pabulare nelle classi di pascolo ritenute di più scarsa qualità foraggera.

Tab. 2 - Elenco delle specie rilevate con relativo indice specifico (IS) e contributo specifico medio (CS) per le tre classi di pascolo (1, 2 e 3).

Specie IS CS Specie IS CS
1 2 3 1 2 3
Achillea millefolium 2 6.3 6.5 4.8 Lolium multiflorum 5 7.2 1.7 0.0
Alopecurus pratensis 3 0.9 0.3 0.0 Lotus corniculatus 2 5.6 4.0 2.6
Anthoxantum odoratum 2 0.6 1.7 0.3 Medicago sativa 5 0.5 0.0 0.0
Arrhenatherum eliatius 4 3.3 1.4 2.3 Muscari comosum 0 0.2 0.2 0.0
Avena fatua 0 0.9 0.6 0.0 Onobrichis vicifolia 4 0.4 0.1 2.4
Bellis perennis 1 1.0 0.0 1.9 Orlaya grandiflora 0 0.8 0.1 0.0
Biscutella laevigata 0 0.2 0.0 2.5 Plantago lanceolata 2 2.7 3.0 1.8
Brachypodium pinnatum 2 4.5 6.7 8.2 Plantago major 2 0.2 0.0 0.0
Briza media 1 0.5 0.0 2.4 Poa annua 0 0.8 0.4 0.0
Bromus hordeaceus 2 5.3 3.9 1.5 Poa pratensis 4 2.9 3.3 3.5
Bromus inermis 2 1.7 1.0 5.9 Poa trivialis 2 0.7 0.0 0.0
Bromus racemosus 0 0.6 0.0 0.0 Polygala vulgaris 0 0.4 0.1 0.0
Calamagrostis varia 0 0.9 0.4 0.0 Polygonum convolvulus 0 0.5 0.0 0.0
Camelina sativa 0 0.1 0.5 0.0 Potentilla erecta 0 0.9 2.3 0.8
Capsella bursa-pastoris 0 0.2 0.1 0.0 Potentilla sterilis 0 0.6 0.0 0.0
Carex flacca 0 0.7 1.2 2.2 Primula veris 0 0.0 0.4 0.7
Centaurea scabiosa 0 0.1 0.1 0.0 Prunella vulgaris 0 0.0 1.4 0.0
Cirsium arvense 0 0.8 1.1 2.5 Prunus spinosa 0 0.2 1.0 0.0
Coronilla varia 0 0.4 0.3 0.0 Pteridium aquilinum 0 0.4 0.9 0.8
Crataegus monogyna 0 0.0 1.7 1.8 Pyrus pyraster 0 0.0 0.5 1.1
Cruciata glabra 1 0.2 0.7 0.0 Quercus cerris 0 0.0 1.6 3.9
Cynosurus cristatus 2 1.2 0.0 0.7 Ranunculus bulbosus 0 7.3 3.4 3.2
Cytisus scoparius 0 0.0 3.7 4.8 Rhinanthus alectorolophus 0 0.3 0.1 0.0
Dactylis glomerata 5 4.6 4.1 4.3 Rosa canina 0 0.2 4.5 4.9
Daucus carota 2 0.9 0.5 0.0 Rubus fruticosus 0 0.4 2.7 2.5
Dianthus superbus 0 0.1 0.1 0.4 Rumex acetosa 0 0.6 0.2 1.3
Euphorbia cyparissias 0 0.5 0.9 0.0 Salvia verticillata 0 0.7 0.0 2.7
Festuca gr. rubra 2 1.4 1.5 0.4 Sanguisorba minor 2 1.1 0.4 0.5
Foeniculum vulgare 0 0.5 0.8 0.0 Sanguisorba officinalis 0 0.3 0.3 0.9
Galium cruciata 0 1.5 2.6 1.1 Senecio sp. 0 0.0 0.4 0.5
Galium glaucum 0 0.3 0.0 0.3 Silene nutans 0 1.5 1.7 0.0
Galium lucidum 1 0.5 0.0 0.0 Taraxacum officinale 2 1.7 1.7 1.4
Galium mollugo 0 0.7 1.9 0.9 Teucrium chamaedrys 0 0.5 0.3 0.7
Holcus lanatus 2 1.9 1.9 0.8 Thymus pulegioides 0 0.6 0.6 0.0
Juniperus communis 0 0.0 1.4 1.4 Thymus serpyllum 0 0.0 1.1 0.0
Lagurus ovatus 0 0.5 0.2 1.4 Thymus vulgaris 0 0.0 0.0 0.9
Lathyrus pratensis 2 1.4 1.0 2.2 Trifolium campestre 1 0.6 0.6 0.8
Lathyrus sylvestris 1 0.0 0.2 0.0 Trifolium dubium 1 0.3 0.0 0.0
Lathyrus tuberosus 0 0.0 1.7 2.3 Trifolium pratense 4 8.9 6.8 1.7
Leontodon hispidus 1 0.3 0.0 0.0 Valeriana officinalis 0 0.3 0.2 0.9
Leucanthemum vulgare 1 0.9 0.1 0.4 Veronica chamaedrys 0 0.7 0.4 1.7
Linum perenne 0 0.3 0.8 0.0 Vicia sepium 0 2.2 1.7 0.4

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Con le analisi eseguite sono stati determinati i valori pastorali medi per zona e per classe di pascolo e da questi è stato desunto il carico animale potenzialmente mantenibile (Tab. 3). I dati mostrano una notevole omogeneità di risultati per quanto riguarda il valore pastorale medio di ogni classe di pascolo, indipendentemente dalla zona di riferimento. In particolare i pascoli migliori si aggirano su valori di VP notevoli, intorno a 40, mentre i pascoli di classe 2 e 3 presentano valori medi più ravvicinati, pari a 30 e 26, comunque discreti in quanto indici di VP superiori a 25-30 sono già indicatori di buone condizioni delle risorse pastorali ([3]), segno che il degrado floristico in corso non è ancora ad uno stato avanzato e che quindi la risorsa erbacea non ha subito ancora gli effetti negativi dovuti al sottocarico e al conseguente innesco della ricolonizzazione da parte delle specie arboree ed arbustive. Ovviamente quanto detto si ripete per i carichi animali mantenibili da ogni categoria di pascolo, che sono proporzionali al valore pastorale. Utilizzando il coefficiente di trasformazione (Ct) pari a 0.015, considerando quindi le aree pastorali esaminate in condizioni medie per quanto riguarda la loro collocazione stazionale e altitudinale, sono stati calcolati i carichi animali potenziali per ogni classe di qualità. Tali carichi risultano piuttosto elevati nella classe 1 e permettono di identificare in circa 0.60 UBA ha-1 anno-1 il carico mantenibile dalla migliore classe di pascolo. Ovviamente per le altre due classi i valori di capacità di carico scendono e si attestano su circa 0.45 UBA ha-1 anno-1 e 0.40 UBA ha-1 anno-1 per le classi 2 e 3 rispettivamente. I valori riportati sono riferiti, come unità temporale all’anno e quindi, ovviamente, per avere un confronto appropriato tra capacità di carico animale e carico reale, i dati di carico mantenibile devono essere rapportati al periodo di effettivo pascolamento, che varia in funzione di diversi parametri stazionali e altitudinali.

Tab. 3 - Valore pastorale e carico mantenibile per zona e per classe di pascolo.

Zona Classe di pascolo VP medio Carico mantenibile (UBA ha-1 anno-1)
Alto Mugello 1 41 0.62
2 32 0.48
3 26 0.39
Casentino 1 40 0.60
2 28 0.42
3 25 0.37
Valle Santa 1 41 0.62
2 29 0.43
3 27 0.41

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Conclusioni 

L’approccio riportato per la pianificazione pastorale a livello territoriale in questo lavoro si è dimostrato efficiente e abbastanza semplice, potendo contare anche su materiale già esistente, soprattutto di tipo cartografico. L’indagine ha permesso di verificare nell’ambito di uno studio reale le possibilità applicative della fotointerpretazione nella distinzione di diverse classi di qualità di pascolo. Va sottolineato, infatti, che la semplice intersecazione dei dati ottenuti nell’ambito delle indagini effettuate ha permesso di ottenere un primo quadro attendibile sulle potenzialità di tutte le superfici di interesse pascolivo presenti nel versante toscano del Parco, consentendo la determinazione rapida del carico mantenibile da ognuna di queste e quindi per l’intero territorio in esame.

Il parametro discriminante fra le diverse categorie, costituito dalla copertura arborea/arbustiva presente nelle aree classificate come pascolo, è stato scelto sia in funzione della sua facilità di identificazione tramite l’analisi foto interpretativa che per le sue dirette relazioni con la qualità pabulare dei pascoli. E’ noto infatti che in aree sottoutilizzate o abbandonate i principali parametri pastorali di tipo produttivo ed ecologico sono fortemente influenzati in senso negativo dalla componente legnosa presente ([4]). Inoltre, la concordanza dei risultati di valore pastorale e di carico mantenibile nelle diverse zone per le tre classi di qualità pastorale permette di affermare la validità dell’approccio seguito e la facilità di reiterazione in contesti simili del procedimento qui delineato.

Ovviamente l’analisi qui riportata non è comprensiva di tutte le componenti utili per la pianificazione pastorale, in quanto non sono stati presi in esame altri fattori importanti per la progettazione di interventi nel settore della gestione dei pascoli come ad esempio le infrastrutture (edifici, stalle, strade, ecc.). E’ però necessario ribadire l’importanza di dotarsi di strumenti di pianificazione pastorale per evitare i fenomeni di sovraccarico e di sottocarico (o dell’abbandono) che in definitiva si risolvono, in entrambe le situazioni, in perdita della funzionalità pastorale ed ecologica delle formazioni erbacee ([23]). Ovviamente, all’individuazione delle potenzialità gestionali delle risorse pascolive, che nella pianificazione pastorale si identificano nell’individuazione del carico animale mantenibile, deve far seguito un’applicazione reale degli indirizzi emersi in sede di programmazione, per non vanificare del tutto le risultanze emerse dalle indagini pastorali effettuate.

In ultima analisi è possibile affermare che, rispetto all’odierno utilizzo delle superfici pascolive nel versante toscano del Parco, il loro potenziale sfruttamento è di gran lunga superiore, in relazione alle superfici oggi disponibili ed a quelle ancora facilmente recuperabili. I dati emersi giustificano quindi l’interesse dell’Ente verso una migliore gestione delle risorse pastorali ed avvalorano la possibilità di avviare un piano di recupero e di valorizzazione di tali superfici, a partire dalle aree maggiormente servite da strade e infrastrutture ed in cui si registra un reale interesse da parte degli allevatori.

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