The aim of the present study was to investigate forest expansion, dynamics and recolonization of former crop lands, fallows and hayfields in a mountainous area (Corte Pogallo - 777 m s.l.m.) located within Val Grande National Park (VB - Italy). The site has been characterized by mountainous forests for ages, until the beginning of XXth century, when a timbering company was settled there. The whole area has been hardly deforested until the 1960, when the settlement has been completely abandoned. By matching historical (1954, 2000) aerial photographs with several test plots on the ground, the dynamic evolution of the area at the study site was analyzed using a multi-scale sampling method. To assess the stand structure, two transects were established starting from the crop fields (occurring at the valley floor) up to the beech coppice stand (occurring along the mountain slope). A mixed composition of pioneer forest species and fruit trees was found at the ecotone, while pioneer species became more and more dominant along the slope up to the beech coppice stand (the former forest margin before abandonment). Using a GIS software, pinpoint sample data and historical aerial photographs were combined and compared. Maps of land-use change revealed that forests have recolonized about 71% of the former crop area since the last fifty years (1954-2000).
L’uomo da alcuni millenni concorre a modificare il paesaggio attraverso le attività agricole e pastorali. Tale azione è soggetta ai periodi storici ed alle dinamiche demografiche e sociali (
L’abbandono delle terre marginali, osservato in molte aree montane d’Italia e d’Europa e causato dalle profonde trasformazioni socio-economiche del dopoguerra, ha innescato un repentino passaggio dal paesaggio rurale alla “wilderness” (
La ricerca si inserisce nell’ambito del progetto Interreg P.I.C. III-A: “Formazione, gestione e salvaguardia delle tipologie forestali ed antropiche. Impatto tra sistemi antropici e geosistemi naturalistici”. Tra gli obiettivi di questo lavoro vi è lo studio delle dinamiche evolutive del bosco di neoformazione e, attraverso un’analisi dell’uso storico del suolo, la previsione delle tendenze di trasformazione del sistema agro-forestale, utili indicazioni per la gestione del Parco.
L’area oggetto di studio è Corte Pogallo, sito nella parte intermedia della Val Pogallo a 777 m s.l.m. di quota; tale valle, ad andamento nord-sud, risulta l’unico accesso naturale diretto verso il cuore del Parco Nazionale della Val Grande (
Istituito nel 1992, questo Parco di 14598 ha è circondato da alte vette che costituiscono un’aspra morfologia di profonde valli e ripidi pendii che un articolato reticolo idrografico ha scavato nella roccia metamorfica (
Per comprendere le trasformazioni paesaggistiche in atto in Val Pogallo è stato adottato un approccio di studio multi-scala, che permetta un’osservazione da diversi punti di vista (
Parallelamente alle analisi di campo ed agli studi a scala di paesaggio, è stata effettuata un’indagine storica e bibliografica mirata al reperimento di informazioni relative all’antropizzazione dei territori del Parco. In tal senso è risultata utile la riclassificazione, in ambiente GIS, delle tipologie forestali del Piemonte (
Un’importante parametro di analisi delle dinamiche del paesaggio agro-forestale è il confronto tra le coperture del suolo di differenti periodi storici (
Per lo studio della struttura e delle dinamiche del bosco di neoformazione sono stati tracciati 2 transetti per il rilievo dendro-auxometrico a livello di popolamento. I transetti, distanziati tra loro di 60 metri, attraversano, lungo la linea di massima pendenza, il bosco di neoformazione di Pogallo fino a raggiungere il ceduo di faggio. All’interno di queste due aree sono stati mappati e misurati (altezza, diametro, proiezione ed inserzione della chioma) tutti gli individui arborei ed arbustivi con diametro superiore a 2.5 cm all’altezza di 1.30 m dal suolo ed è stato prelevato un campione dendrocronologico (carota) a 50 centimetri di altezza sul fusto. Il rilievo della rinnovazione (presenza e altezza delle piante con H > 20 cm e D < 2.5 cm) è avvenuto all’interno di sotto-transetti di 1 m di larghezza posizionati al centro dei 2 transetti. La determinazione delle età, effettuata in laboratorio con l’ausilio di un dendrocronografo, ha avuto come unico scopo l’individuazione delle fasi successive di insediamento delle diverse specie forestali.
Il 52% del territorio del Parco è costituito dai popolamenti trasformati dalle ultime intense utilizzazioni della prima metà del secolo 1900; questa categoria (bosco trasformato), che racchiude in se tutti i cedui di castagno e soprattutto di faggio, è il segno tangibile dell’intervento antropico sul paesaggio forestale della Val Grande. La consistente quota di neoformazioni forestali (9%) è invece indice incontestabile della profonda trasformazione in atto in Val Pogallo ed in tutta l’area del Parco. Inoltre l’alto numero di terreni abbandonati (11% di ex-coltivi ed ex-pascoli) può essere considerato un fattore di potenziale espansione dei nuovi boschi (
Lo studio delle dinamiche di uso del suolo è stato condotto su una superficie di 11.47 ha che comprende al suo interno l’abitato di Pogallo. L’interpretazione del fotogramma aereo dell’anno 1954 indica che l’area non boscata e destinata a pascolo e/o coltivo era di 7.28 ettari (
La foto a colori dell’anno 2000 ha permesso di distinguere a video, per differenze cromatiche, il confine tra il bosco di neoformazione ed il bosco ceduo. La non coincidenza tra tale confine ed il limite della superficie dell’alpeggio individuato sulla foto dell’anno 1954, indica che l’abbandono delle aree marginali dell’alpeggio ha avuto inizio in data antecedente al ’54 (
L’azione saltuaria di sfalcio, operata da alcuni “residenti stagionali” di Pogallo, ha certamente limitato la successione secondaria operata dal bosco di neoformazione; mentre in altri siti del parco (es. Corte del Piano), l’abbandono di pratiche agricole o pastorali ha portato alla scomparsa pressoché totale dell’alpeggio.
Il bosco di neoformazione è molto denso (1319 alberi ha-1), la copertura è colma e la struttura irregolare. Si tratta di una boscaglia d’invasione del sottotipo montano in fase di perticaia in cui è presente una commistione fra specie pioniere, specie a seme pesante e alberi da frutto. La distribuzione dei singoli esemplari indica che, a ridosso del bosco ceduo di faggio, era presente una fascia coltivata a castagno (412 polloni ha-1), probabilmente per non sottrarre spazi al prato-pascolo (
La successione forestale secondaria ha interessato la superficie disponibile tra la faggeta e le piante portaseme isolate: le specie anche con comportamento pioniero secondario, tra cui frassino maggiore, acero di monte, sorbo montano e salicone, si sono diffuse in gruppi, mentre la betulla (478 alberi ha-1) ha riempito in modo andante tutti gli spazi disponibili. Le nuove piante di noce (nate da seme) e ciliegio (polloni radicali) si sono sviluppate intorno alle chiome delle piante madri, già presenti al momento dell’abbandono. Lo strato arbustivo è piuttosto povero e costituito quasi esclusivamente da nocciolo; al margine, in condizioni di maggiore illuminazione, è presente il rovo.
La dinamica temporale indica che le ultime utilizzazioni del ceduo matricinato di faggio risalgono a circa 50 anni fa e che le matricine hanno un’età di circa 80 anni, quindi il turno del ceduo doveva essere presumibilmente di 30 anni. L’età stimata della nuova formazione non indica un gradiente spaziale di ricolonizzazione dalla faggeta verso la parte bassa del versante; gli alberi di classe diametrica maggiore di ogni specie risultano possedere un’età intorno a 20-25 anni, il che colloca l’abbandono presumibilmente a qualche anno prima (
Al momento, la densità e la copertura delle chiome sono talmente elevate da non permettere l’affermazione di nuova rinnovazione, peraltro presente solo in forma potenziale nello strato erbaceo e composta esclusivamente da frassino. Le giovani piante di faggio sono relegate ai bordi delle chiome delle piante madri, ad una distanza non maggiore alla decina di metri.
L’attuale margine boschivo è artificiale e viene a tutt’oggi mantenuto attraverso attività saltuaria di sfalcio e decespugliamento (
Il paesaggio forestale della Val Grande è dominato da due principali fenomeni che ne regolano le tendenze evolutive: (a) il lento invecchiamento dei boschi cedui che si esprime con un aumento di densità dei popolamenti e (b) l’espansione, assai più percepibile, delle neoformazioni forestali legate all’abbandono dei pascoli e dei terreni coltivati. In tal senso la Val Pogallo risulta un esempio emblematico della mutata influenza dell’uomo nelle dinamiche vegetazionali che dominano il paesaggio del Parco. I boschi di neoformazione, che già occupano circa il 9% del territorio del Parco, sono destinati a raddoppiare la propria estensione nei prossimi anni, grazie all’importante quota (11%) di terreni abbandonati tuttora presenti.
Il caso studio di Corte Pogallo rivela che, nelle condizioni stazionali e ambientali di questa parte della Val Grande, il bosco ha delle fortissime potenzialità colonizzatrici e si rivela estremamente aggressivo rispetto ad altre formazioni vegetali non arboree. Per questo motivo, se non contenuto, è in grado di ricoprire con estrema velocità anche superfici notevoli; un esempio di questo fenomeno è il caso osservato all’alpe Corte del Piano, posta nei pressi di Corte Pogallo ed oggi totalmente colonizzata dal bosco (
L’assenza di un gradiente di colonizzazione è riconducibile al fatto che la rinnovazione delle specie pioniere si sia insediata in pochissimi anni dopo l’abbandono occupando in una “ondata” tutti gli spazi disponibili. Se la prima fase di colonizzazione ed occupazione da parte delle specie arboree più o meno pioniere è stato molto repentino e diffuso (nel corso di un decennio le aree resesi disponibili sono state completamente occupate), è presumibile che le fasi successive della dinamica del popolamento risulteranno più lente. Inizialmente (nel medio periodo) la struttura dovrà normalizzarsi, il numero di alberi diminuire (passaggio alla fustaia) e definirsi il ruolo delle diverse specie presenti. Nel lungo periodo le specie più spiccatamente pioniere, quali la betulla o il salicone, tenderanno a scomparire ed il loro posto verrà occupato da altre specie latifoglie mesofile e dal faggio che lentamente prenderà il sopravvento.
Dal punto di vista paesistico ed ecologico queste formazioni possono essere considerate come una sorta di “mantello” della faggeta e, benché comportino sicuramente una omogeneizzazione del paesaggio agro-forestale, continuano a mantenere un fondamentale ruolo nella biodiversità del sistema.
La descrizione e la previsione degli scenari futuri del paesaggio forestale assume un ruolo di particolare importanza soprattutto se si considera che, pur in assenza di gestione ed interventi antropici, tale sistema continua ad evolvere e trasformarsi. Da un punto di vista gestionale, vista la relativa diffusione di queste formazioni all’interno del Parco, è possibile prevedere due tipi di intervento: a) taglio raso a buche di 3000-5000 m2, con turni di 40-50 anni, teso a mantenere il bosco misto di latifoglie mesofile, da considerarsi un importante elemento di biodiversità; b) eliminazione, con taglio raso, del soprassuolo forestale volto a ritornare all’uso agricolo o pastorale del suolo.
Si ringraziano Berretti R, Ascoli D e Lorenzoni G per i rilevamenti in campo. Questa ricerca è stata finanziata con fondi europei Interreg III-A Italia-Svizzera 2000/2006 e resa possibile grazie alla Regione Piemonte, al Parco della Valle del Ticino (capofila), al Parco Nazionale della Val Grande e tutti gli enti
L’abitato di Corte Pogallo, localizzato nel cuore del Parco Nazionale Val Grande nella parte settentrionale della regione Piemonte.
Antropizzazione del territorio: ripartizione percentuale delle “categorie di antropizzazione” sull’intera superficie del Parco Nazionale della Val Grande.
Ripartizione spaziale e percentuale delle superfici di dinamiche di uso del suolo occorse a Corte Pogallo nel periodo d’indagine (1954 - 2000).
Confronto tra le foto aeree del Volo Gai - 1954 (A) e del Volo Alluvione - 2000 (B). Si noti la scomparsa pressoché totale dell’Alpe Corte del Piano, situato nella parte bassa dei due fotogrammi.
Distribuzione diametrica all’interno dell’area di studio di Corte Pogallo.
Vista panoramica di Corte Pogallo in due foto scattate negli anni 1915 (pannello superiore) e 2003 (pannello inferiore). Si noti (indicata con la freccia) la sede della ditta Sutermeister e la presenza (al di sotto della linea rossa) del bosco di neoformazione (pannello inferiore) che ha sostituito l’uso agro-pastorale del suolo (pannello superiore).
Anno / Uso del Suolo | 2000 | |||||
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Area edificata | Prato | Neoformazione | Transizione | Totale (ha) | ||
1954 | Area edificata | 0.43 a (100%) | - | - | - | 0.43 (4%) |
Coltivo/Prato | - | 2.13 a (29%) | 5.15 b (71%) | - | 7.28 (63%) | |
Neoformazione | - | - | - | 3.76 c (100%) | 3.76 (33%) | |
Totale (ha) | 0.43 (4%) | 2.13 (18%) | 5.15 (45%) | 3.76 (33%) | 11.47 (100%) |
Caratteristiche dendrometriche principali del bosco di neoformazione insediatosi sugli ex-pascoli di Corte Pogallo (n/a = dato non disponibile).
Parametro | Betulla | Castagno | Faggio | Altre | Totale |
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Numero piante, n ha-1 | 748 | 412 | 297 | 132 | 1319 |
Area basimetrica (G), m2 ha-1 | 4 | 5 | 3 | 2 | 12 |
Diametro medio (Dm), cm | 10 | 12 | 11 | 16 | 18 |
Altezza media (Hm), m | 11 | 9 | 9 | 14 | n/a |
Rinnovazione, n ha-1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Età, anni | 20-25 | 20-30 | 45-80 | n/a | n/a |