The Regional Forest Inventory reports a significant presence of sessile oak in Tuscany. The noticeable increase of sessile oak timber value in better-shaped stems, suggests the advance evaluation of the quality of standing trees. In this way, the consistency of the applied silvicultural rules may be verified, too. The research trial was undertaken in a stand aged 41 to 45 originated from reafforestation a few hectares wide, located at Monte Lignano (Arezzo). The stand structure is not homogeneous as for tree size and tree species composition. Qualitative field surveys were carried out into three well-discernible stand types within the reforested area: a) scattered sessile oak trees into a withered chestnut orchard; b) pure sessile oak stands; c) scattered sessile oak trees into a poor chestnut coppice. Data collected at about one half of the foreseen stand life span showed the different stem quality into each structure and type. In addition, a diffuse growth of epicormic branches along sessile oak stems was observed into pure stands (b), following main crop thinnings and subordinate layer exploitation. This practice consisted therefore in a worsening of oak stems quality. As already showed by the practice of silviculture into sessile oak stands across Europe, these results proved that the production of valuable stems needs suited and well-timed tending practices.
Dall’elaborazione dei dati dell’Inventario Forestale della Toscana (
Obiettivo di questa indagine è proprio la valutazione qualitativa di piante di rovere presenti in differenti soprassuoli avviati ad alto fusto, nella fase intermedia di sviluppo, per acquisire conoscenze utili a definire una selvicoltura maggiormente mirata alla valorizzazione della produzione legnosa della specie, come già accade in Europa.
L’indagine ha interessato un popolamento di alcuni ettari, localizzato sul Monte Lignano (Arezzo) fra 550 e 600 m s.l.m., originato da un rimboschimento effettuato nei primi decenni del 1900, poi sottoposto ad utilizzazioni a ceduo per la produzione di frasca da foraggio e legna da ardere. Le caratteristiche climatiche della zona, solo indicative per la distanza e la diversa altitudine dell’area sperimentale, sono riferite alla stazione termopluviometrica di Arezzo. I dati evidenziano un clima da umido a sub-umido, con moderata deficienza idrica in estate; la temperatura media annua è di 14° C, la piovosità media annua è di 865 mm, mentre quella estiva è di 144 mm (
Il substrato geologico dell’area è la Formazione di Londa (Oligocene), costituita da scisti siltosi e, subordinatamente, marne e arenarie fini quarzoso-feldspatiche e calcaree (
I rilievi sono stati effettuati in 6 aree sperimentali permanenti di 400 m2, raggruppabili per composizione e struttura, in tre tipologie differenti: la prima, rappresentata in due particelle, è costituita da vecchi lembi di castagneto da frutto di scarsa fertilità nei quali la rovere, con età di 45 e di 41 anni, è stata inserita negli spazi creati dalla mortalità del castagno (cancro), ed ha via, via ridotto la presenza di quest’ultimo ad un piano dominato di polloni (tesi A); la seconda, costituita da tre particelle, si è formata inizialmente con l’inserimento della rovere in terreni liberi da vegetazione forestale, nei quali, a seguito delle utilizzazioni a ceduo e di un diradamento eseguito negli anni ’70, si è formato un popolamento bi-stratificato di rovere, con un piano dominato e un piano dominante di 41 anni (tesi B); la terza, costituita da una particella con rovere di 45 anni di età inserita in un castagneto ceduo di scarsa fertilità, che con il tempo è divenuto piano dominato nei confronti della quercia (tesi C). Per ogni soprassuolo (
Le piante delle tre tesi presentano altezze di
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L’
Analizzando la direzione delle screpolature della corteccia, nelle tre tesi, non sono stati rilevati casi riconducibili al difetto della
Per ogni tesi è stato calcolato, infine,
Si è analizzato l’effetto della diversa entità del diradamento e dell’asportazione totale del piano dominato di rovere nelle tre particelle della tesi B, i soprassuoli di rovere in purezza. Il diradamento ha asportato il 51%, 47% e 43% delle piante, rispettivamente nelle particelle 3, 4 e 5. Prima del diradamento non erano presenti rami epicormici, mentre successivamente sono stati rilevati in media 18.38 rami di nuova emissione per ogni fusto nella particella più intensamente diradata, 19.00 nella particella a diradamento intermedio e 11.11 in quella meno diradata, dato quest’ultimo statisticamente differente rispetto agli altri due (
In conclusione, dai dati raccolti emerge nei popolamenti esaminati che l’inserimento artificiale della rovere ha contribuito a formare soprassuoli diversi. Nei lembi di castagneto da frutto, oggi la quercia è divenuta dominante, ma con caratteri del fusto non ottimali, specialmente per l’assialità, probabilmente perché non sono state eliminate al momento giusto le piante di castagno soprastanti. I soprassuoli puri di rovere coetanei impiantati in terreni liberi da vegetazione forestale hanno fornito fusti di buona qualità, presumibilmente per la libera e reciproca competizione instauratasi. I fusti migliori di rovere sono stati individuati nel castagneto ceduo, sicuramente anche per l’azione educativa svolta dai polloni di castagno, meno competitivi del solito per la scarsa fertilità stazionale e per i problemi fitosanitari. Diradamenti di intensità compresa fra il 50% e il 43% e la contemporanea eliminazione del piano dominato, effettuati nelle particelle di rovere pura, hanno invece determinato un’emissione di rami epicormici che ha peggiorato l’indice di qualità dei fusti. I risultati confermano, dunque, che per produrre tronchi di rovere di qualità occorre applicare una selvicoltura puntuale e ben mirata.
Si ringrazia il prof. Oreste Franci, della Facoltà di Agraria di Firenze, per la collaborazione fornita nell’elaborazione dei dati.
Caratteri stazionali e dei soprassuoli analizzati.
Tesi | Tipo soprassuolo | Particella | Quota(m s.l.m.) | Esposizione | Pendenza (gradi) | Età (anni) | Piante di rovere (n/ha) | Altezza dominante (m) |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
A | perticaia di rovere e piante di castagno da frutto | 1 | 550 | N - NW | 27 | 45 | 278 | 19.6 |
2 | 550 | W - NW | 8 -16 | 41 | 375 | 15.8 | ||
B | perticaia rovere pura | 3 | 550 | N | 20 - 25 | 41 | 1125 | 14.6 |
4 | 560 | N - NW | 17 | 41 | 1225 | 13.2 | ||
5 | 570 | N - NE | 12 -14 | 41 | 1289 | 13.2 | ||
C | perticaia di rovere e ceduo di castagno | 6 | 600 | N - NW | 32 | 45 | 347 | 13.4 |
Caratteristiche e indice di qualità dei fusti nelle tre tesi. (*) d.s.r. = deviazione standard residua; (a, b, c) = medie con lettere differenti sono statisticamente differenti (p < 0.05).
Parametro | tesi A | tesi B | tesi C | d.s.r. * |
---|---|---|---|---|
Altezza inserzione chioma (m) | 7.54 | 7.85 | 7.95 | 1.06 |
Assialità fusto (m) | 5.63 a | 7.57 b | 8.20 b | 1.61 |
Rami morti fusto (n / fusto) | 1.63 a | 2.82 b | 2.60 ab | 1.95 |
Rami vivi fusto (n / fusto) | 2.08 b | 1.15 a | 2.80 b | 1.69 |
Rami epicormici fusto (n / fusto) | 0.44 | 0 | 0.4 | 1.00 |
Eccentricità fusto (D max / d min) | 1.07 | 1.08 | 1.08 | 0.04 |
Fibratura deviata fusto (%) | 0 | 0 | 0 | - |
Danni al fusto (%) | 12.50 | 2.70 | 0 | - |
Indice qualità fusto (punti) | 15.66 a | 17.08 b | 19.05 c | 3.60 |
Effetto del diradamento e dell’asportazione del piano dominato sull’emissione di rami epicormici e sulla variazione dell’indice di qualità dei fusti nella tesi B. (*) d.s.r. = deviazione standard residua; (a, b, c) = medie con lettere differenti sono statisticamente differenti (p < 0.05).
Particella | Piante asportate (%) | Eliminazione piano dominato | Rami epicormici (n/fusto) | Indice di qualità | ||
---|---|---|---|---|---|---|
Ante intervento | Post intervento | Ante intervento | Post intervento | |||
3 | 51 | SI | 0 | 18.38 a | 17.29 | 14.33 |
4 | 47 | SI | 0 | 19.00 a | 17.12 | 14.40 |
5 | 43 | SI | 0 | 11.11 b | 16.89 | 14.71 |
- | - | - | - | 10.75 * | 3.56 * | 3.63 * |