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L’
Tuttavia questi nuovi boschi, realizzati soprattutto per gli incentivi offerti o per questioni di visibilità“politica”, oltre a numerosi problemi derivanti da errori di progettazione e da carenze culturali dovute alla scarsità di esperienze pregresse e di conoscenze nel settore, soffrono anche della mancanza di modelli di gestione forestale. Per tale motivo, è stata effettuata una indagine volta a fare il punto della situazione ed a porre le basi per un monitoraggio di lungo periodo sui principali impianti realizzati nella Regione Veneto, al fine di valutare le variazioni di accrescimento a scala individuale, a livello di classe sociale e di specie. Inoltre si è voluto valutare la dinamica auxometrica e strutturale del complesso dei popolamenti studiati in funzione della mortalità naturale e dei modelli di coltivazione, dei diversi ritmi di accrescimento per classe sociale e dei caratteri bio-ecologici delle specie componenti.
Sul territorio regionale del Veneto sono stati selezionati 10 siti (
Al fine di definire delle relazioni generali tra il diametro a 1.3 m e le altre variabili oggetto di rilievo, per ciascuna specie e posizione sociale è stata eseguita una regressione non lineare (PROC NPAR1WAY SAS Institute Inc. Cary, NC, 2001) attraverso una procedura
Per modellizzare le relazioni ipsometriche e le relazioni diametro-altezza di inserzione della chioma, sono state testate diverse funzioni matematiche (Gompertz, Chapman-Richards e logistica) ampiamente usate in campo forestale. Tra queste, è stata scelta quella di Gompertz che ha dato i migliori risultati in base al valore di R2, ai limiti di confidenza calcolati con una probabilità statistica del 95% ed alla convergenza della regressione. La formula di riferimento è (
in cui
I parametri della formula vengono stimati attraverso un processo iterativo ed ogni nuova iterazione serve a minimizzare la dispersione dovuta ai residui e migliorare il valore di R2. Per lo studio della relazione diametro fusto-diametro chioma, è stata invece utilizzata una funzione logaritmica che impiega come variabili dipendenti il diametro a 1.3 m assieme all’altezza della pianta (
in cui
Nel
In 4 impianti sono stati effettuati dei diradamenti con un prelievo medio del 23.5% degli alberi; nei rimanenti 20 impianti le fallanze ammontano all’11.5% delle piante messe a dimora.
In base alla posizione sociale (
La distribuzione diametrica totale degli alberi può essere suddivisa in sottodistribuzioni di ciascuna classe sociale (
In particolare, per quanto riguarda la farnia (
Nel confronto tra specie aventi la medesima posizione sociale si conferma l’esistenza di differenti velocità di accrescimento diametrico. Per il piano dominante (
L’area basimetrica è indicativa delle relazioni esistenti tra la densità e la crescita delle piante (
La previsione dell’altezza totale basata sul diametro a 1.3 m della pianta è uno dei dati comunemente richiesti sia nella gestione pratica che nei lavori di ricerca in campo selvicolturale (
A fini gestionali, è molto importante avere informazioni attendibili sull’altezza dei giovani popolamenti forestali in quanto la programmazione temporale di alcune operazioni selvicolturali, come i diradamenti, dipende in primo luogo dall’altezza degli impianti.
I risultati delle regressioni effettuate hanno prodotto dei valori del coefficiente di determinazione R2 compresi tra un minimo di 0.453 (carpino bianco dominato) ed un massimo di 0.805 (farnia dominante). Il valore di R2 è più elevato per le specie del piano dominante e tende a diminuire passando alle altre posizioni sociali. La curva ipsometrica del piano dominante (
Le specie arboree principali sono anche quelle che dimostrano un più rapido accrescimento (
Le curve ipsometriche generali del piano arboreo (
L’ampiezza della chioma e l’area di proiezione sul terreno (
l’efficienza nell’accrescimento (
la competizione a livello di popolamento (
per l’impiego in modelli di accrescimento individuale su base spaziale (
L’ampiezza della chioma è una importante misura di alcuni fattori chiave nella gestione forestale (
Ad un diametro del fusto di 11-12 cm, corrispondente al livello di differenziazione ipsometrico tra le specie arboree principali ed accessorie, le chiome dei soggetti dominanti raggiungono un diametro medio compreso tra 4 e 5.3 m. Se si considerano le distanze d’impianto utilizzate, al raggiungimento di questo diametro del fusto le chiome hanno ormai cominciato a compenetrarsi in modo più o meno consistente soprattutto qualora nella progettazione siano state privilegiate le specie arboree rispetto alle arbustive. In linea generale, si può affermare che con i sesti d’impianto e la composizione impiegati la copertura tende a chiudersi piuttosto precocemente e comunque entro i primi 10-12 anni. Per quanto riguarda il piano dominante (
L’indagine è poi proseguita anche nell’analisi delle relazioni esistenti tra le diverse posizioni sociali all’interno di ciascuna specie arborea. Le specie che compongono lo strato arboreo tendono a sviluppare la chioma in modo complementare tra di loro, in misura quasi uguale tra i diversi piani sociali (
Parallelamente allo sviluppo della copertura arborea, si assiste ad una progressiva riduzione della quantità di radiazione luminosa in grado di raggiungere le parti inferiori della chioma, che tende pertanto ad un progressivo disseccamento. La velocità del fenomeno di autopotatura dei rami è connessa all’ecologia della specie ed è direttamente proporzionale alle sue esigenze di luce.
Tra le variabili indagate, l’altezza di inserzione della chioma si contraddistingue per i valori più bassi del coefficiente di determinazione R2, che variano tra un minimo di 0.086 (acero campestre dominato) ed un massimo di 0.457 (farnia dominante). Anche in questo caso, il valore di R2 è più elevato per le specie del piano dominante e tende a diminuire passando alle altre posizioni sociali. In tutte le specie si registra un andamento analogo, più o meno accentuato a seconda delle esigenze ecologiche, soprattutto nei confronti della luce. Per quanto concerne il piano dominante (
Passando all’analisi per specie in base alla posizione sociale, emerge un comportamento analogo per tutte le specie a prescindere dalle differenti esigenze ecologiche (
Per gli impianti oggetto di indagine si può osservare come, grazie agli accorgimenti agronomici ed alle cure colturali adottate, la mortalità sia estremamente contenuta. Sarebbe pertanto auspicabile riconsiderare, in sede di progettazione, sia la composizione specifica da utilizzare che la densità ed il disegno d’impianto, anche in funzione delle caratteristiche del suolo. Questo consentirebbe di ridurre da un lato, i costi sostenuti per l’impianto e dall’altro, le spese derivanti dai successivi interventi selvicolturali e di manutenzione, evitando gli errori commessi nel recente passato a causa della scarsa esperienza esistente nel settore. A tale proposito, per quanto riguarda la Regione del Veneto, si evidenzia che per l’imboschimento dei terreni agricoli - sia nelle prescrizioni adottate per l’erogazione degli incentivi della L.R. 13/2003, sia per gli aiuti recati dal Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 - pur considerando le caratteristiche dei suoli nella scelta delle specie, vengano ancora consigliate delle densità d’impianto estremamente elevate (da 1904 a 3690 piante ha-1) con un minimo obbligatorio di 1300 soggetti ha-1 (
Le osservazioni in campo mostrano come le specie arboree a rapido accrescimento (pioppi, salici, farnia, olmo, frassino ossifillo), fungendo da posatoi privilegiati per l’avifauna, possano costituire dei nuclei di disseminazione soprattutto per le specie arboree ed arbustive legate alla diffusione zoocora (
Pur prescindendo dalle caratteristiche pedologiche, il modulo che viene proposto come variante adotta invece una densità minore sia nelle specie arboree che arbustive. La struttura (
La distanza interfilare di 4 metri consente ai soggetti posti a dimora di svilupparsi in maniera ottimale senza che si instauri precocemente la competizione per la luce e lo spazio. In questo modo, le chiome dei soggetti arborei tenderanno a compenetrarsi verso i 12 anni. La luce che arriva al suolo sarà sufficiente a consentire lo sviluppo della rinnovazione naturale. Nelle file di specie arboree, ogni 3 soggetti potrebbe essere messo a dimora un soggetto isolato di specie a rapido accrescimento (pioppo nero e bianco, salice bianco, olmo campestre, frassino ossifillo) che, andando a costituire il posatoio preferenziale per l’avifauna, favorirà la formazione un nucleo di rinnovazione naturale in grado di svilupparsi ed affrancarsi.
L’impianto per file di sole specie arbustive con distanza intrafilare di 3 m, riducendo al minimo la concorrenza, permette uno sviluppo ottimale dei soggetti. Nel contempo, tale soluzione consente di creare dei nuclei ai margini ed all’interno dell’imboschimento dai quali si potrà avere una spontanea diffusione ad opera dell’avifauna e per riproduzione agamica per polloni radicali, accelerando, in tal modo, i processi di rinaturalizzazione del territorio.
Lo studio dei giovani impianti planiziali a prevalenza di farnia e carpino bianco del Veneto, ha dimostrato l’utilità di ricorrere alla classificazione in base alla posizione sociale ed all’analisi per specie arborea ai fini dell’interpretazione ecologica delle dinamiche interspecifiche ed intraspecifiche in atto tra le diverse componenti. La differenziazione tra le diverse posizioni sociali sembra avvenire molto precocemente e ciò, soprattutto nel caso di specie eliofile (farnia, orniello), condiziona in maniera determinante lo sviluppo futuro degli individui. Inoltre la densità, il rapido sviluppo ed il precoce instaurarsi della competizione che si sono riscontrati in tutti gli impianti oggetto dell’indagine, caratterizzati da una composizione ed una struttura articolata con mescolanza di numerose specie aventi diverse esigenze ecologiche, evidenziano come sia necessario fin dai primi anni guidare l’evoluzione del soprassuolo mediante diradamenti al fine di avvicinarsi ad una composizione ottimale per una cenosi planiziale, correggendo eventuali valutazioni erronee effettuate in fase di progettazione.
I ritmi di accrescimento osservati dimostrano che, dopo 10-12 anni dall’impianto, i soggetti del piano dominante raggiungono un diametro medio del fusto di 11-12 cm ed un’altezza compresa tra 8 e 10 m, mentre lo sviluppo delle chiome determina la copertura totale del suolo. Il forte dinamismo e la notevole capacità di colonizzazione, evidenziata dalla componente arbustiva, rende sicuramente più economico, ma ugualmente valido, l’impianto degli arbusti secondo filari o gruppi ed in percentuali più ridotte di quanto effettuato finora.
È necessario infine ricordare che questi impianti sono un insieme artificiale di alberi ed arbusti, che non possono essere considerati un vero bosco, pur presentando una composizione e, dopo pochi decenni, anche una struttura articolata che si ispira a quella riscontrabile nelle foreste planiziali. Per ricostituire un bosco sono necessari tempi molto lunghi indispensabili per arricchire la biocenosi della miriade di componenti minori (funghi, batteri, invertebrati, erbe ecc) ora assenti e difficilmente introducibili in modo artificiale, ma componenti fondamentali di un ecosistema forestale (
Se l’obiettivo principale di questi impianti è la rinaturalizzazione del territorio, è necessario massimizzarne la stabilità ecologica nel minor tempo possibile promuovendo i meccanismi di rinnovazione naturale, anche attraverso l’adozione di idonei disegni d’impianto.
Il lavoro è stato parzialmente svolto nell’ambito della convenzione tra l’Università degli Studi di Padova - Facoltà di Agraria - Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali ed il Comune di Venezia - Direzione Centrale Sviluppo del Territorio e Mobilità, Trasformazioni Urbane Progetti e Piani Ambientali, relativa allo studio degli aspetti economici ed ecologici del Bosco di Mestre. Si ringraziano il dr. Giustino Mezzalira ed il dr. Francesco Pelleri per aver messo gentilmente a disposizione i dati relativi al sito di Novoledo. Un particolare ringraziamento va agli anonimi Revisori per i preziosi suggerimenti e le indicazioni fornite che hanno consentito di apportare notevoli miglioramenti all’articolo.
Localizzazione delle aree campione nel Veneto.
Composizione del dataset specie arboree (Legenda: agl =
Distribuzione diametrica della farnia per posizione sociale.
Distribuzione diametrica del carpino bianco per posizione sociale.
Distribuzione diametrica del piano dominante per specie (Legenda: qro =
Distribuzione diametrica del piano codominante per specie (Legenda: qro =
Distribuzione diametrica del piano dominato per specie (Legenda: qro =
Distribuzione dell’area basimetrica per specie arborea (Legenda: for =
Curva ipsometrica per specie del piano dominante (Legenda: arb = arboree totale; aca =
Curva ipsometrica generale del piano arboreo per posizione sociale.
Relazione diametro fusto-diametro chioma per specie del piano dominante (Legenda: arb= arboree totale; aca=
Relazione diametro fusto-diametro chioma dello strato arboreo per posizione sociale.
Relazione diametro fusto-altezza di inserzione chioma per specie del piano dominante (Legenda: arb = arboree totale; aca =
Relazione diametro fusto-altezza di inserzione chioma dello strato arboreo per posizione sociale.
Modulo d’impianto n. 1 della
Modulo d’impianto proposto.
Caratteristiche generali degli impianti.
Stazione | Annoimpianto | Età al rilievo | Disegnod’impianto | Distanza intrafilare (m) | Distanza interfilare (m) | Uso di specie pronto effetto | Uso di pacciamatura |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Carpenedo (VE) | 1990-1998 1999 | 7 | sinusoidale, a gruppi | 2.0 | 4.0 | no | si |
8 | sinusoidale, a gruppi | 1.8 | 3.7 | no | si | ||
9 | sinusoidale, a gruppi | 1.7 | 3.3 | no | si | ||
16 | leggermente sinusoidale, a gruppi | 2.4 | 3.9 | no | si | ||
17 | leggermente sinusoidale, a gruppi | 2.3 | 3.9 | no | si | ||
Foresto (VE) | 1991 | 15 | sinusoidale | 1.5 | 4.0 | no | si |
Gesia (VE) | 1991 | 15 | sinusoidale | 1.5 | 4.0 | no | si |
Novoledo (VI) | 1988-1991 | 10 | sinusoidale | 1.0 | 2.5 | no | plastica e vegetale |
18 | sinusoidale | 1.5 | 3.0 | no | vegetale | ||
Osellino (VE) | 1994 | 9 | sinusoidale, a gruppi | 2.3 | 3.2 | si | si |
11 | sinusoidale, a gruppi | 2.1 | 3.2 | si | si | ||
Ottolenghi (VE) | 1997-1999 | 7 | sinusoidale | 2.5 | 3.0 | no | si |
8 | sinusoidale | 2.3 | 3.1 | no | si | ||
9 | sinusoidale | 2.1 | 3.2 | no | si | ||
10 | sinusoidale | 2.5 | 3.2 | no | si | ||
Parauro (VE) | 1992 | 12 | sinusoidale, a file alterne alberi arbusti | 1.7 | 3.1 | no | si anche sperimentale |
San Marco (TV) | 1995-1997 | 9 | sinusoidale | 1.6 | 3.3 | no | si |
11 | sinusoidale | 2.0 | 2.9 | no | vegetale | ||
Bandiziol e Prassaccon (VE) | 1995-1996 1997-1998 1999 | 7 | sinusoidale | 1.7 | 3.5 | no | si |
8 | sinusoidale | 1.9 | 3.2 | no | si | ||
9 | sinusoidale | 1.4 | 3.1 | no | si | ||
10 | sinusoidale | 1.9 | 3.5 | no | si | ||
11 | sinusoidale | 2.1 | 3.0 | no | si | ||
Tartaro (VR) | 1991 | 14 | sinusoidale | 1.2 | 3.0 | no | si |
Densità media a ettaro per specie e posizione sociale dello strato arboreo.
Specie | Pos. dominante | Pos. codominante | Pos. dominata | densità ha-1 |
---|---|---|---|---|
|
201 | 78 | 76 | 355 |
|
57 | 66 | 66 | 190 |
|
23 | 40 | 60 | 123 |
|
84 | 11 | 6 | 101 |
|
1 | 8 | 33 | 42 |
|
25 | 8 | 6 | 40 |
|
6 | 4 | 16 | 26 |
|
19 | 2 | 1 | 22 |
Altre specie | 62 | 22 | 22 | 106 |
Totale | 480 | 240 | 285 | 1005 |
% | 48% | 24% | 28% | 100% |
Area basimetrica media per specie arborea.
Specie | G (m2 ha-1) | G (%) |
---|---|---|
|
2.22 | 42% |
|
0.65 | 12% |
|
0.63 | 12% |
|
0.61 | 11% |
|
0.46 | 9% |
|
0.28 | 5% |
|
0.20 | 4% |
|
0.19 | 4% |
|
0.09 | 2% |
Totale | 5.33 | 100% |
Valori medi di altezza, diametro chioma, età ed altezza inserzione chioma dei soggetti arborei per specie e posizione sociale dominante in corrispondenza di dbh cm 11-12 (n.= numerosità soggetti nel
specie | n. | età | h | dch | hins |
---|---|---|---|---|---|
|
11 | 15 | 8.0 | 5.0 | 0.8 |
|
41 | 15 | 8.6 | 4.0 | 4.0 |
|
358 | 11 | 9.5 | 5.0 | 1.0 |
|
23 | 14 | 8.6 | 5.0 | 0.0 |
|
52 | 10 | 10.0 | 5.0 | 1.0 |
|
153 | 10 | 9.6 | 5.0 | 1.0 |
|
24 | 10 | 9.0 | 5.0 | 0.5 |
Valori medi di altezza, diametro chioma, età ed altezza inserzione chioma dei soggetti arborei in corrispondenza di dbh 13-14 cm (n.= numerosità soggetti nel
Pos. sociale | n. | età | h | dch | hins |
---|---|---|---|---|---|
dominante | 222 | 11 | 10.5 | 5 | 1 |
codominante | 9 | 14 | 9 | 5 | 2 |
dominata | 3 | 14 | 8 | 5 | 0 |