The recent Durban Climate Conference can be considered a step forward in the agroforestry sector within the international climate regulatory regime. After four years of negotiations the long-awaited decision on Land Use, Land Use Change and Forestry for the second commitment period of the Kyoto Protocol was agreed, including a new activity (wetland drainage and rewetting), defining the accounting rules for forest management (which was shifted from voluntary to mandatory), the accounting for harvested wood products and the treatment of emissions from natural disturbances. Reducing emissions from deforestation and forest degradation, conservation, sustainable management of forest, and the enhancement of forest carbon stock (REDD+) has moved ahead as well, with the agreement of two decisions as an intermediate step for the finalization of the REDD+ mechanism architecture. The first decision is about methodological aspects on guidance on system for providing information on how safeguards are addressed and respected and on modalities relating to forest reference emission levels and forest reference levels that are benchmarks for assessing country’s performance in implementing REDD+ activities. The second decision is about policy approaches and incentives on REDD+ activities, that is the controversial issue on the sources of financing for REDD+ mechanism. As source of finance for result-based actions, a wide variety of sources are recognized: public and private, bilateral and multilateral, including the Green Climate Fund, provided that they are new, additional and predictable. Both market and non-market approaches were also considered as possible tool for financing REDD+ action, to be developed by the Conference of Parties. Although a more ambitious outcome would have been desirable, the conference in Durban concluded with the finalization of key outcomes in the forestry sector providing important operational instruments to incentivize sustainable forest management at global level, representing a significant step forward in the full recognition of the fundamental role of forests in the carbon cycle.
Alle prime ore dell’alba di Durban, l’11 dicembre scorso si è conclusa, dopo due settimane di negoziazioni, la diciassettesima Conferenza delle Parti (COP 17) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) ed il settimo incontro delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP 7), a cui hanno preso parte oltre dodicimila partecipanti. Dopo il sostanziale fallimento di Copenhagen (2009) e i modesti risultati di Cancun (2010), il risultato di Durban rappresenta un passo avanti nel processo negoziale, seppur abbia deluso le aspettative dei molti che avrebbero voluto vedere un accordo vincolate con tetti di emissione di gas ad effetto serra fissati per i maggiori emettitori. Lo scenario politico che si è delineato negli ultimi anni non presagiva conclusioni positive, con i paesi emergenti (quali Cina, India e Brasile) reticenti ad assumere obblighi di riduzione delle emissioni che possano rallentare il loro tasso di crescita, gli Stati Uniti di fatto refrattari a qualsiasi accordo internazionale vincolante sulle politiche del clima, l’UE che per accettare target di riduzione più ambiziosi ha posto la condizionalità di un accordo che includa tutti i grandi emettitori (inclusi quelli in via di sviluppo), ed il Canada che ha annunciato durante la conferenza di Durban la sua volontà a ritirarsi dal Protocollo di Kyoto, allineandosi alle posizioni di Federazione Russa e Giappone che hanno espresso la loro contrarietà ad assumere impegni di riduzione nel secondo periodo d’impegno del Protocollo. Anche Australia e Nuova Zelanda hanno espresso la loro preferenza per un accordo allargato rispetto alla continuazione di Kyoto, ponendo per quest’ultimo delle condizionalità che in larga parte riguardavano le regole di conteggio per il settore agro-forestale. In questo scenario Durban può considerarsi un successo, arrivando, dopo intense negoziazioni che hanno visto, nel rush finale, trenta ore d’incontri senza interruzione, al raggiungimento di tre i risultati principali: la decisione di prolungare il Protocollo di Kyoto per un secondo periodo d’impegno, anche se le modalità, come il termine del periodo (2017 o 2020?), i paesi che vi parteciperanno ed i relativi target di riduzione, dovranno essere definiti entro la prossima Conferenza (a dicembre 2012 in Qatar); è stato istituito un nuovo organo sussidiario della Convenzione, il
Il presente articolo si propone di fornire una panoramica delle decisioni adottate a Durban che interessano il settore forestale, senza soffermarsi troppo sui singoli temi e relativi dettagli tecnici, ma facendo puntuale riferimento alle decisioni in questione, nell’intento di delineare un quadro generale che possa guidare il lettore verso la piena comprensione delle decisioni adottare. In particolare saranno descritte le nuove modalità per la contabilizzazione del settore forestale per i paesi con obblighi di riduzione (come l’Italia), evidenziando le maggiori differenze con le regole in uso nel primo periodo d’impegno del Protocollo di Kyoto, e saranno illustrati i progressi nell’ambito del meccanismo per la riduzione delle emissioni di gas serra legate alle attività forestali nei paesi in via di sviluppo (REDD+) illustrando le relative decisioni sulle questioni metodologiche e finanziarie adottate a Durban.
La Conferenza di Durban segna sicuramente una svolta decisiva per il settore agroforestale - identificato in ambito negoziale con l’acronimo LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry) - che vede finalmente stabilite le sue regole per il secondo periodo d’impegno del Protocollo di Kyoto, dopo quattro anni d’intense negoziazioni. Questo settore riveste un ruolo importante nelle negoziazioni dell’accordo globale sul clima poiché il suo contributo può variare sensibilmente da paese a paese (risultando in alcuni casi determinante), in dipendenza del metodo di conteggio dei crediti derivanti dal settore, influenzando di conseguenza la determinazione degli obiettivi vincolanti di riduzione di emissioni dei gas serra.
La decisione di Durban contiene le definizioni, modalità, regole e linee guida relative al LULUCF per il secondo periodo d’impegno (
Mentre per tutte le altre attività dell’articolo 3.4 non è stato stabilito alcun limite per il conteggio dei crediti, per la sola gestione forestale viene imposto un limite massimo (
Prendendo atto dell’elevata incertezza intrinseca alle stime forestali, che si aggira intorno al 25 - 30% per i paesi UE, e la frequente rielaborazione delle serie storiche del settore alla luce di nuovi dati, durante il secondo periodo d’impegno sarà possibile effettuare degli aggiustamenti tecnici in fase di contabilizzazione dei crediti, allorquando vi sia una rielaborazione della serie storica dovuta, ad esempio, alla revisione dell’area sottoposta a gestione forestale o alla rielaborazione della serie storica alla luce di dati più aggiornati. Questo permette di “riallineare” il livello di riferimento alla serie storica, lasciando invariate le assunzioni su cui si basa il livello di riferimento stesso, come, ad esempio, le politiche considerate.
Infine è stata accettata una nuova regola proposta dalla Nuova Zelanda che permette di conteggiare quale gestione forestale (e non nell’ambito dell’articolo 3.3), attività di deforestazione di rimboschimenti nel caso in cui un’area di pari superficie venga ripiantata in un altro sito. Questo permette di computare le emissioni/assorbimenti connesse a tali attività come differenza con il livello di riferimento e non con il metodo
Sempre in campo forestale a Durban sono state approvate due importanti decisioni riguardanti il meccanismo volto alla riduzione delle emissioni da attività di deforestazione e degrado delle foreste, alla conservazione e aumento degli
La prima decisione (
Le misure di tutela socio-ambientali che andrebbero garantite nell’attuazione delle attività REDD+ sono quelle elencate nella decisione di Cancun (
Nel corso del 2012 sarà inoltre intrapreso dal SBSTA il lavoro per l’identificazione di attività LULUCF legate alle cause di deforestazione e degrado forestale (come ad esempio l’espansione dei terreni agricoli), definendone il contesto metodologico, e delineando eventuali guide aggiuntive volte a garantire maggiore trasparenza, coerenza e completezza nel fornire informazioni sull’attuazione e rispetto delle misure di tutela socio-ambientali, da approvare alla prossima COP in Qatar.
La seconda decisione riguarda i finanziamenti della fase di piena attuazione del meccanismo REDD+, o terza fase (
Alcune nazioni (tra cui Bolivia e Venezuela) sono restie ad accettare il legame tra la terza fase ed il mercato dei crediti di carbonio, seppur nel medio e lungo termine, altre (tra cui il Brasile) sono riluttanti all’idea che in seno al REDD+ possa svilupparsi un meccanismo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni (
La decisione approvata a Durban sugli aspetti finanziari del meccanismo stabilisce che le attività REDD+ possono essere finanziate da un’ampia varietà di risorse (private, pubbliche, bilaterali, multilaterali ed alternative, includendo anche il
Indubbiamente le nuove modalità per la contabilizzazione del settore forestale (LULUCF) per i paesi con obblighi di riduzione (come l’Italia), rappresentano un passo avanti rispetto al primo periodo d’impegno, garantendo i necessari incentivi per una gestione delle foreste attiva e sostenibile, soprattutto se il livello di riferimento è basato sulle proiezioni di
Riguardo alle decisioni sul REDD+, queste costituiscono un progresso nella definizione dell’architettura di questo meccanismo che, se ben attuato, rappresenta uno strumento capace di garantire riduzioni di emissioni di gas serra su larga scala, in tempi relativamente rapidi e a costi inferiori rispetto a quelli di altri strumenti di mitigazione dei cambiamenti climatici, contribuendo allo stesso tempo alla conservazione della biodiversità e al mantenimento dei servizi ambientali e socio-economici forniti dalle foreste. Tuttavia, per la piena attuazione del meccanismo in seno alla Convenzione bisognerà ancora attendere, principalmente a causa delle interconnessioni con il più ampio dibattito sui temi della mitigazione e sugli strumenti finanziari nell’ambito di un accordo allargato a tutti i paesi i cui nodi verranno sciolti nel corso del negoziato recentemente avviato a Durban e che verosimilmente verrà concluso nel 2015.
Seppur il risultato generale della Conferenza non abbia risposto a pieno alla necessità di un accordo ambizioso per un’efficace mitigazione dei cambiamenti climatici (rimandando la sua definizione al 2015), dall’altra parte si può affermare che le nuove regole pongono le basi per fornire gli strumenti operativi volti alla promozione di una gestione delle foreste attiva e sostenibile a livello globale, nel pieno riconoscimento dell’importante ruolo che le foreste rivestono nel ciclo del carbonio.