Standards in chestnut coppice system: cultural heritage or coltural requirement? This paper aims at evaluating the role of standards in chestnut coppices from a biological and functional perspective. In addition to a detailed analysis of Italian regulations on the issue, the technical definition of the term is analysed: (i) as for the functional role of standards; (ii) to assess whether the required functions are technically necessary and are being actually performed. In this contex, the results of an experimental trial are reported. The goal of the trial were to assess the shoots’ parameters, the stand productivity, the dynamics of canopy cover in coppices with or without standards. In 2001, at harvesting operations in a coppice aged 30 with standards managed by the local community, two experimental plots 2500 m2 each were established. The two theses being compared were: simple coppice and coppixce with standards (100 standards per hectare). The released standards were qualified immediately after final harvesting. Sprouting ability, growth pattern and stool vitality were surveyed in March 2004 (at age 2), in May 2008 (at age 6) and in April 2010 (at age 8). First results highlighted the evidence of statistically significant differences between the two thesis. The high number of standards effected negatively both vitality and growth pattern of the stools. Simple coppice recorded a lower shoot mortality, a higher diametrical growth and canopy cover degree as well; the heigth growth was, on the opposite, significantly lower. These results, although referred to a limited lifespan (1/3 of the rotation time) and to one site only, underline productive, ecological and environmental benefits and as a consequence suggest the widening of the experimental network and the development of new, more relevant and consistent rules, making acceptable the simple coppice as a possible silvicultural choice to be applied to chestnut coppices.
Le regole gestionali relative al governo a ceduo, in particolare quelle attinenti al rilascio delle matricine, risultano da una normativa talvolta confusa sia nella terminologia che nelle funzioni attribuite a questa componente, ma che generalmente rispecchia le condizioni socio economiche dell’epoca di emanazione.
Ad esempio, gli obiettivi prioritari delle prescrizioni di massima e di polizia forestale del 1927 erano la difesa del suolo e la produzione di combustibile; di conseguenza si prevedeva un rilascio di matricine non troppo elevato (20-50 ad ettaro) per non deprimere la produzione cedua. Al contrario, a partire dagli anni ’70 si assiste alla perdita di importanza dei combustibili vegetali e all’acquisizione da parte dell’opinione pubblica del valore del bosco come bene comune da conservare, proteggere e quindi da sottrarre al taglio di utilizzazione. Tale sentire è sfociato nella legge n. 431 del 1985 che classifica i boschi come “bene di interesse paesistico - ambientale” e che ha condizionato le modalità di gestione dei cedui imponendo, di fatto, il rilascio di un numero eccessivo di matricine (anche più di 150 matricine ad ettaro -
Queste due posizioni contrastanti non sono il risultato dell’affinamento della ricerca nel corso del tempo, ma piuttosto la risposta normativa a richieste politiche, sociali e spesso anche “emotive” dell’opinione pubblica. Il problema della matricinatura rappresenta infatti il caso emblematico di come il mondo scientifico, seppur sulla scorta di indicazioni scaturite da indagini sperimentali, non sia riuscito a supportare adeguatamente quello politico e a incidere coerentemente sulla normativa di settore (
Per quanto riguarda il castagno alcuni autori hanno messo in evidenza l’opportunità di adeguare il numero di matricine da rilasciare in considerazione delle peculiarità della specie.
Il dibattito che si è sviluppato negli ultimi decenni intorno al numero di matricine da rilasciare ha riguardato prevalentemente le specie quercine (
Infine, in merito alle funzioni attribuite alle matricine, nel caso del castagno occorre sottolineare che: (i) la rinnovazione da seme può avvenire agevolmente attraverso la fruttificazione dei polloni e inoltre la vitalità delle ceppaie si mantiene fino a tarda età e si rinnova ad ogni ceduazione; (ii) le matricine difficilmente possono fornire legname di buona qualità perché risultano quasi totalmente interessate dal difetto della cipollatura (
Alle luce di queste considerazioni, che sembrerebbero indicare che il rilascio di matricine nel ceduo di castagno è scarsamente utile, è stata esaminata la legislazione vigente sulla base dei regolamenti forestali regionali e, parallelamente, impostata un’indagine sperimentale per verificare e valutare le caratteristiche dei polloni, la produttività del soprassuolo, la dinamica della copertura e la vitalità delle ceppaie in cedui caratterizzati dalla presenza o assenza di matricine. L’obiettivo della ricerca, di cui questo studio rappresenta il primo contributo, è fornire indicazioni utili alla revisione o formulazione di norme forestali consone alle modalità di crescita e di sviluppo dei cedui di castagno, in linea con i principi di una selvicoltura adattativa ed ecosostenibile e adeguate alle richieste della collettività.
L’esame dei regolamenti forestali regionali emanati nell’ultimo decennio ha messo in evidenza la consapevolezza del legislatore nel riconoscere la peculiarità della specie e la conseguente volontà di definire norme specifiche per la gestione del ceduo di castagno. Sono stati analizzati i regolamenti forestali delle 7 regioni nelle quali il castagno presenta la maggiore consistenza in termini di superficie (86% della superficie nazionale -
Sono stati considerati la lunghezza del turno, il numero di matricine, la distribuzione sul terreno e i criteri di rilascio delle matricine (
In merito alla lunghezza del turno viene sempre definito il turno minimo (da 8 anni in Toscana a 15 in Lombardia), mentre quello massimo è indicato solo in Toscana (50 anni), Lazio (35 anni) e Calabria (40 anni). Queste età, particolarmente nel caso di Lazio e Calabria, oltre le quali i soprassuoli non possono più essere ceduati, condizionano negativamente una gestione finalizzata alla valorizzazione del legname. Un popolamento ceduo di castagno di 35-40 anni, soprattutto se ben gestito e in condizioni di buona fertilità, è infatti giovane e ancora in grado di esprimere accrescimenti sostenuti (
Nella prevalenza dei casi i regolamenti prescrivono un rilascio di almeno 30 matricine ad ettaro; tale numero sale a 50 in Lombardia e a 60 in Liguria anche se, in quest’ultima regione, la matricinatura non rappresenta un requisito obbligatorio. Eccetto che in Toscana e Campania, dove si richiede una distribuzione uniforme sul terreno, è prevista anche la distribuzione a gruppi. I criteri sono ben specificati solo nel regolamento del Piemonte che indica la dimensione (gruppi di almeno 10 piante), l’estensione (superficie massima di 200 m2) e la distanza (1.5 volte l’altezza totale) tra i gruppi. Se questi sono i numeri minimi previsti dai regolamenti, nella realtà le cose sono un po’ diverse perché difficilmente si ritrovano soprassuoli cedui con solo 30 matricine ad ettaro. Per quanto riguarda la matricinatura a gruppi non esiste una sperimentazione effettuata sui cedui di castagno anche se appare razionale e innovativo sostituire il concetto di numero con quello di superficie di terreno occupata.
Infine tutti i regolamenti concordano nel definire che le matricine da rilasciare devono essere scelte tra le piante dominanti, possibilmente nate da seme, con cancri ipovirulenti e nelle migliori condizioni vegetative per portamento, stabilità fisico-meccanica e vigoria, in grado di sviluppare in breve tempo una chioma ben strutturata e simmetrica.
Le aree di studio sono localizzate sul Monte Amiata, nel territorio gestito dalla Comunità Montana Amiata Val d’Orcia (Siena). Il comprensorio del Monte Amiata è una delle zone più importanti nell’area di diffusione del castagno in Toscana. I popolamenti costituiscono, per estensione, produttività e presenza di tipologie selvicolturali differenti (dal castagneto da frutto al ceduo a turno breve, a quello a turno medio-lungo, fino ai popolamenti avviati ad alto fusto), un interessante laboratorio per l’analisi delle possibili scelte gestionali (
I castagneti a prevalente funzione legnosa, cedui e alto fusto, occupano una superficie di 3534 ha, sono ubicati nella fascia altimetrica tra 800 e 1200 m s.l.m. Il trattamento selvicolturale si diversifica in funzione del tipo di proprietà: nell’area pubblica (13%) la gestione prevede un turno di 25-30 anni, la realizzazione di un diradamento a circa 12 anni e il rilascio di 60 matricine ad ettaro; nella proprietà privata il turno è normalmente ridotto a 16 anni, non vengono eseguiti diradamenti e il numero di matricine sale fino alle 100 unità ad ettaro.
Il substrato geologico è costituito da lave trachitiche ricche di silicati e povere di basi che hanno originato terre brune di buone caratteristiche fisiche, a reazione subacida. I suoli appartengono all’unità cartografica GUA 1 -
I dati climatici registrati nella stazione di Abbadia San Salvatore (829 m s.l.m.) per il periodo 1985-2000, riportano una temperatura media annua di 11.1 °C con minima in gennaio (4.2 °C) e massima in luglio (19.3 °C) e precipitazioni annue di 1104 mm con minimo estivo (157 mm) e massimo autunnale (390 mm).
Nel corso di un taglio raso, realizzato dalla C.M. nell’inverno 2001-2002 in un ceduo di 30 anni, furono istituite due aree di ricerca ponendo a confronto due differenti tesi sperimentali: ceduo matricinato (tesi A) e ceduo semplice (tesi B). Le aree sperimentali, di 2500 m2 ciascuna, sono localizzate a 1000 m s.l.m., in esposizione est e morfologia pianeggiante (
I rilievi sono stati eseguiti nel marzo 2004, nell’aprile 2008 e nel febbraio 2010, rispettivamente dopo 2, 6 e 8 anni il taglio raso del ceduo.
Ciascuna ceppaia è stata numerata progressivamente e considerata unità biologica individuale; nel complesso sono state monitorate 145 ceppaie nella tesi A e 130 ceppaie nella B. Per ogni ceppaia sono stati determinati il numero di polloni presenti, il numero di polloni dominanti, il diametro di ciascun pollone (nei rilievi 2008 e 2010), l’altezza totale, l’altezza di inserzione della chioma e l’area di insidenza della chioma. Inoltre è stata definita la vitalità di ciascuna ceppaia sulla base di 3 classi (Buona, Media, Scadente) seguendo un criterio oggettivo in funzione del numero dei polloni presenti, della loro posizione sociale all’interno della ceppaia, dell’altezza totale e dell’area di sviluppo della chioma. La corretta classificazione della vigoria è stata valutata con tecniche multivariate (
Nella tesi A (ceduo matricinato) sono state anche numerate e misurate (diametro, altezza totale, altezza di inserzione e area della chioma) tutte le matricine presenti.
In entrambe le aree sono stati poi delimitati due transetti di 800 m2 (40x20 m) all’interno dei quali sono state posizionate topograficamente tutte le ceppaie e le matricine presenti con il duplice scopo sia di rappresentare graficamente la dinamica della struttura e visualizzare le modalità di ricaccio, sia di definire i principali parametri delle chiome, quali grado di copertura e di ricoprimento.
L’elaborazione dei dati ha permesso di quantificare la dinamica della mortalità, dell’accrescimento e della ricostituzione della copertura nelle due aree e di verificare se sussistono differenze significative tra le tesi, ovvero se i parametri scelti come indicatori sono significativamente influenzati dalla presenza delle matricine. I parametri considerati per l’analisi statistica, realizzata attraverso il test
In
L’analisi delle componenti principali (
L’approccio statistico univariato ha confermato il ruolo negativo delle matricine sulla mortalità, sull’accrescimento diametrico e lo sviluppo della chioma (
La rapida perdita del ruolo sociale dei polloni, carattere peculiare del castagno, è evidente in entrambe le tesi anche se, come già detto, è molto più accentuata nel ceduo matricinato (tesi A); qui la differenza tra il numero di polloni dominanti per ceppaia è sempre altamente significativa (p<0.01), al contrario del ceduo semplice, dove non sono state registrate differenze tra 6 e 8 anni. Inoltre differenze statisticamente significative tra le due tesi emergono solo nell’ultimo inventario (p<0.01).
Il confronto tra le due tesi in termini di area basimetrica media della ceppaia ha evidenziato valori maggiori, con differenze statisticamente significative, nel ceduo semplice a 6 (p<0.05), ma ancor più a 8 anni (p<0.01). Inoltre nel ceduo matricinato non sono state registrate differenze significative tra 6 e 8 anni.
L’influenza della presenza di matricine sull’accrescimento longitudinale è evidente nei valori di altezza media della ceppaia, sempre maggiori nel ceduo matricinato anche se le differenze, significative a 2 (p<0.01) e 6 anni (p<0.05), si annullano a 8 anni. Le differenze tra i tre inventari sono sempre altamente significative (p<0.01).
L’area di insidenza e il volume delle chiome presentano invece lo stesso comportamento, caratterizzato dalla notevole capacità di ricostituzione della copertura a seguito del taglio raso del ceduo, evidente in entrambe le tesi nei tre inventari (differenze significative, p<0.01, sia in A che in B tra 2 e 6 e tra 6 e 8 anni), ma anche dal ruolo inibitore delle matricine che contribuisce a diversificare significativamente l’accrescimento della chioma nelle due tesi. I valori sono sempre maggiori nel ceduo semplice e le differenze si incrementano nel tempo.
L’analisi della dinamica della copertura (
L’obiettivo di questo studio è verificare se una consuetudine di trattamento, quale quella del taglio raso con rilascio di matricine applicata al ceduo di castagno, sia una tecnica selvicolturale realmente adeguata allo sviluppo del soprassuolo e alla protezione del suolo.
Il primo passo sperimentale è stato quello di scegliere e monitorare, per un periodo di 8 anni, alcuni parametri, indicatori e processi fortemente condizionati dalla bioecologia della specie e utili per valutare la modalità di sviluppo del ceduo in presenza o assenza di matricine. Partendo dall’assunto che il castagno è specie eliofila, a rapido accrescimento, a fruttificazione precoce, in grado di emettere una grande quantità di polloni subito dopo il taglio e con una gerarchizzazione precocemente evidente delle ceppaie e dei polloni (
Tutti i descrittori considerati - quantitativi, qualitativi, generali e di dettaglio - hanno indicato che la presenza delle matricine influisce negativamente, almeno nella fase giovanile, sullo sviluppo del soprassuolo ceduo, incrementando la mortalità dei polloni, limitandone l’accrescimento diametrico, dequalificandoli socialmente e deprimendo la vigoria delle ceppaie. L’unico parametro positivamente influenzato dalla presenza delle matricine è l’altezza media della ceppaia anche se le differenze tra le tesi si riducono già a 8 anni, età dell’ultimo inventario. Un risultato emblematico di come alcune norme, quali la matricinatura a scopo di protezione del suolo, possano preservarsi nel tempo senza un reale supporto sperimentale deriva dall’analisi della copertura del suolo. I dati hanno chiaramente evidenziato che già a 6 anni il ceduo semplice presenta volumi di chioma maggiori e un grado di copertura del terreno più elevato rispetto al ceduo matricinato; di conseguenza l’assenza delle matricine accresce la funzionalità e l’efficienza del popolamento in termini ecologici.
La dimensione e il numero delle matricine giocano un ruolo importante nel condizionare la crescita del ceduo in quanto nella loro zona di influenza l’accrescimento dei polloni è ridotto per effetto dell’ombreggiamento. Un risultato analogo è stato trovato da
In definitiva lo studio affrontato, pur con alcune limitazioni e in particolare quella di aver analizzato un solo soprassuolo, ha indicato che il ceduo in assenza di matricine non solo risulta più produttivo ma evidenzia anche una maggiore efficienza, stabilità e copertura del suolo, caratteristiche comunemente attribuite sopratutto alla presenza della matricinatura. Alla luce di questi risultati, che non rilevano elementi negativi del ceduo semplice ma viceversa ne evidenziano i benefici di ordine produttivo ed ecologico-ambientale, appare fondata l’ammissibilità di tale opzione gestionale per il castagno.
Il trattamento a ceduo viene spesso definito come un sistema colturale semplice, che riduce la biodiversità ed è caratterizzato da scarsa sostenibilità ecologica. Tale ragionamento può essere in parte condivisibile ma non è il rilascio delle matricine che risolve il problema della sostenibilità. Piuttosto sarebbe opportuno affrontare il problema del ceduo, e nel caso particolare del ceduo di castagno, a scala territoriale più ampia per permettere il mantenimento di situazioni colturali differenziate in funzione della proprietà, della fertilità del suolo e della struttura economica e sociale nelle aree di pertinenza.
I regolamenti forestali, pur dovendo ovviamente mettere dei punti fermi alla gestione, dovrebbero permettere l’applicazione di scelte differenziate in linea con i risultati della sperimentazione e le caratteristiche del bosco, considerando la lunghezza del turno, il numero e la distribuzione delle matricine e l’ampiezza della tagliata come elementi chiave e sinergici nella gestione dei cedui di castagno.
In merito al primo punto, sono tecnicamente possibili, in funzione della fertilità stazionale, sia turni di 20 anni per la produzione di paleria che di 50-60 anni per ottenere, in seguito a un regime di diradamenti precoci e frequenti, assortimenti da opera e strutturali di buone dimensioni e qualità. Per quanto riguarda la matricinatura, i regolamenti forestali esaminati prevedono tutti il rilascio di matricine; gli unici elementi di novità, presenti in alcune regioni, sono quelli legati alla loro distribuzione sul terreno, ovvero la matricinatura a gruppi. Sicuramente l’applicazione di tale norma, anche se non sperimentata sul castagno, potrebbe determinare una differenziazione strutturale e distributiva dei soprassuoli (
Sotto il profilo della protezione del suolo, il taglio raso senza rilascio di matricine potrebbe essere accompagnato dalla riduzione dell’ampiezza delle tagliate.
Gli autori desiderano ringraziare un anonimo revisore per gli utili suggerimenti e il personale tecnico del Centro di ricerca per la selvicoltura di Arezzo, in particolare Claudia Becagli, Umberto Cerofolini, Tessa Giannini e Luigi Mencacci, per la collaborazione alla realizzazione del protocollo sperimentale e alla raccolta dei dati. La ricerca, di lungo periodo, è stata supportata dal progetto “Collezioni E A-OR” finanziato dal MiPAAF con D.M. 19477/7301/08.
Superficie castanicola nazionale suddivisa per struttura e uso produttivo nelle sette regioni considerate.
Localizzazione delle aree di ricerca.
Numero di polloni dominanti (valori ad ettaro) nelle due tesi, nei tre inventari.
Analisi delle componenti principali relativa alle tre classi di vigoria delle ceppaie (cerchi neri: buona; c. grigi: media; c. bianchi: scadente).
Andamento nel tempo dei parametri rilevati (valore medio ± errore standard) nelle due tesi (tesi A, barre scure; tesi B, barre chiare). Le lettere all’apice degli istogrammi indicano le eventuali differenze significative.
Visualizzazione grafica e principali parametri descrittivi della copertura sul piano orizzontale: confronto fra le due tesi in corrispondenza dei tre inventari.
Principali norme per la gestione dei cedui di castagno nei regolamenti forestali vigenti, nelle sette regioni considerate. (a): Gruppi di almeno 10 piante, superficie massima di 200 m2, distanza tra gruppi 1.5 volte l’altezza totale; (b): il rilascio delle matricine non assume carattere di obbligatorietà; (c): consentito senza matricine solo in presenza diffusa di cancro virulento.
Regione | Reg. For. del | Turno min | Turno max | N minmatricine | Distribuzione matricine | Estensionetaglio max |
---|---|---|---|---|---|---|
Piemonte |
|
10 | Non definito | - | Gruppi (a) | 5 ha |
Toscana |
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8 | 50 | 30 | Uniforme | 20 ha |
Liguria |
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12 | Non definito | 60 (b) | Uniforme o gruppi | Non indicata |
Lombardia |
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15 | Non definito | 50 | Uniforme o gruppi | 10 ha |
Calabria |
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12 | 40 | 30 (c) | Uniforme o gruppi | 10 ha |
Lazio |
|
14 | 35 | 30 | Uniforme o gruppi | 20 ha |
Campania |
|
12 | Non definito | 30 | Uniforme | Non indicata |
Principali parametri dendrometrici dei due soprassuoli nei tre inventari. (N): numero di piante ad ettaro (n ha-1); (G): area basimetrica ad ettaro (m2 ha-1); (Ic): incremento corrente di area basimetrica (m2 ha-1 anno-1); (D med): diametro medio (cm). L’etàè riferita all’età del ceduo, per le matricine è necessario considerare l’età del ceduo più 30 anni (inventari a 32, 36, 38 anni).
Parametro | Inventario | Tesi A | Tesi B | ||||
---|---|---|---|---|---|---|---|
2 anni | 6 anni | 8 anni | 2 anni | 6 anni | 8 anni | ||
N | Ceppaie | 725 | 725 | 725 | 650 | 650 | 650 |
Polloni | 23813 | 8350 | 6725 | 21375 | 8738 | 7338 | |
Matricine | 100 | 100 | 100 | - | - | - | |
G | Polloni | - | 14.89 | 17.96 | - | 17.35 | 23.95 |
Matricine | 5.93 | 9.5 | 10.88 | - | - | - | |
Totale | 5.93 | 24.39 | 28.84 | - | 17.35 | 23.95 | |
Ic | Polloni | - | 2.5 | 1.5 | - | 2.9 | 3.3 |
Matricine | - | 1.6 | 0.7 | - | - | - | |
Totale | - | 4.1 | 2.2 | - | 2.9 | 3.3 | |
D med | Polloni | - | 4.8 | 5.8 | - | 5 | 6.4 |
Matricine | 27.5 | 34.8 | 37.2 | - | - | - |
Confronto fra le due tesi ai tre inventari: distribuzione percentuale delle ceppaie nelle tre classi di vigoria e coefficiente di correlazione tra la classe di vigoria e i principali indicatori dendrometrici delle ceppaie (N, H, G e A: rispettivamente numero di polloni, altezza, area basimetrica e area di insidenza delle ceppaie). (*) indica le correlazioni significative (p<0.05).
Anni | Tesi | Classe di vigoria | Coefficiente di correlazione | |||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Buona | Media | Scadente | N | H | G | A | ||
2 | A | 46 | 37 | 17 | 0.75* | 0.64* | - | 0.83* |
B | 45 | 33 | 22 | 0.81* | 0.63* | - | 0.82* | |
6 | A | 39 | 27 | 34 | 0.67* | 0.46 | 0.69* | 0.63* |
B | 40 | 37 | 23 | 0.81* | 0.55 | 0.75* | 0.57* | |
8 | A | 38 | 26 | 36 | 0.75* | 0.57 | 0.80* | 0.78* |
B | 40 | 37 | 23 | 0.77* | 0.58 | 0.82* | 0.63* |