This paper reports the first results of an investigation carried out within the research project “Study and improvement of woods and shrubbery derived from abandoned agricultural areas” (RiSelvItalia Project). Changes occurred in the past 50 years in the pastoral area of S. Paolo in Alpe (Appennino Romagnolo, Northern Apennines, Italy) were described on the grounds of photo-interpretation of three sets of aerial photos (1955, 1976, 1997). A high reduction of the surface of sowable lands and pastures (from 80% to 33%) was pointed out, together with an increase of shrubbery (from 5% to 18%) and woods (from 0 to 42%). The characterization of woods, shrubbery and pastures was performed through structural transects and phyto-sociological investigations. Thus it was possible to reconstruct the dynamic series of vegetation, from grasslands belonging to the association
Le cause dell’abbandono di terreni agricoli e pascoli sono da ricercarsi nei cambiamenti socio-economici, avvenuti in modo determinante in Italia a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, che hanno portato a profonde trasformazioni dell’uso del territorio. Il processo di colonizzazione di queste aree da parte della vegetazione spontanea è avvenuto con meccanismi e tempi diversi, che hanno portato ad una composizione specifica delle formazioni di post coltura diversificata a seconda delle condizioni stazionali, dell’uso del suolo precedente e della struttura del paesaggio agro-forestale (
Il presente lavoro è parte integrante di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Progetto
Nel presente lavoro si analizza un’ampia area rurale in fase di abbandono (S. Paolo in Alpe) interessata dalla ricolonizzazione di specie arbustive ed arboree, che attualmente viene utilizzata in modo estensivo. L’obiettivo della ricerca è quello di analizzare le variazioni di copertura delle diverse tipologie di uso del suolo presente nell’area, di ricostruire le tendenze dinamiche in atto nella vegetazione e di valutare l’effetto del reingresso della componente legnosa sui principali parametri delle risorse pastorali.
L’area di studio è situata all’interno del Parco Nazionale “Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna” in località San Paolo in Alpe. L’indagine è stata condotta su una superficie di circa 214 ettari, situata tra 650-1100 m s.l.m., caratterizzata dalla presenza di pascoli aperti, arbusteti, boschi di neoformazione e boschi con un maggiore grado di maturità. Durante il periodo estivo, vengono portati al pascolo bovini, prevalentemente di razza
Il periodo di pascolamento varia a seconda dell’andamento stagionale dal mese di giugno ad ottobre.
Il clima della zona è di tipo temperato, caratterizzato da scarse precipitazioni in inverno ed estate e da piogge in autunno (più consistenti) e in primavera. L’area fa parte della
L’analisi multitemporale dell’uso del suolo è stata effettuata utilizzando foto aeree realizzate negli anni 1955, 1976 e 1997 (riportate in scala 1:10000), riferendosi quando possibile ad un’unità cartografabile di 3.000 m2.
Sono state utilizzate le seguenti serie di foto aeree:
1955: foto B/N; volo GAI; scala media fotogramma 1:33.000;
1976: foto colori; Regione Emilia-Romagna; scala media fotogramma 1:12000;
1997: ortofoto AIMA e foto IR-FC; volo Transitalia; scala 1:12000.
Per l’individuazione delle principali categorie d’uso del suolo si è fatto riferimento a
All’interno dei 214 ha considerati, sono state individuate quattro aree caratterizzate da diversi usi del suolo e da diverse situazioni ambientali quali esposizione, pendenza e altitudine, denominate S. Paolo 1 (SP1, 28.03 ha), S. Paolo 2 (SP2, 67.76 ha), S. Paolo 3 (SP3, 41.39 ha) e S. Paolo in Alpe (SPA, 76.82 ha), ritenute rappresentative dell’intera area indagata. I primi tre casi, SP1, SP2, SP3 sono caratterizzati dalla presenza di superfici a pascolo, arbusteto e bosco, mentre in SPA prevale la superficie a pascolo e la componente legnosa della vegetazione è presente con singoli individui di
Per quanto riguarda l’analisi vegetazionale, sono state distinte preliminarmente quattro tipologie sulla base della fisionomia della vegetazione (tenendo conto di struttura, copertura e forma di crescita dominante); le differenti tipologie individuate sono indicate con le seguenti sigle: boschi (BO), boschetti di neoformazione (BL), arbusteti (ARB), pascoli (P). Successivamente, sono stati eseguiti rilievi fitosociologici in cenosi rappresentative di ciascuna tipologia. Come indici di abbondanza sono stati utilizzati i valori stimati di classe di copertura, secondo una scala compresa tra 1 e 10 (1 = copertura da 1-10%; 2 = 11-20%; ecc.); con “r” sono state indicate le specie presenti con copertura inferiore all’1%.
Ai fini dell’inquadramento fitosociologico delle diverse tipologie vegetazionali, sono stati eseguiti 31 rilievi distribuiti nelle diverse aree.
I rilevamenti, raggruppati per tipologie fisionomiche, sono stati riuniti in una
Sulla base dei dati raccolti e di quanto riportato in letteratura (
Per ricavare ulteriori informazioni sulle dinamiche in atto, è stata presa in considerazione anche l’abbondanza relativa delle specie appartenenti alle diverse classi fitosociologiche. Per far questo, le singole specie sono state riferite alle classi fitosociologiche di appartenenza, secondo l’impostazione adottata da
L’analisi fitopastorale è stata condotta sui 31 rilevamenti utilizzati per l’indagine fitosociologica e su altri 9 rilevamenti eseguiti ad hoc. La caratterizzazione delle risorse pascolive è stata eseguita mediante l’analisi fitopastorale (
dove ISi è un indice di bontà foraggera secondo una scala di valori variabili da 0 (specie di nessun interesse pabulare) a 5 (specie di ottima qualità e produttività). Il valore pastorale è invece un indice quali-quantitativo che esprime in percentuale lo stato del cotico rispetto al massimo teorico (
Per meglio caratterizzare la dinamica relativa all’avanzamento degli arbusti e del bosco sulle superfici abbandonate, sono stati realizzati 3 transect di struttura all’interno delle aree precedentemente individuate escludendo l’area maggiormente interessata dall’attività pascoliva (SPA). I transect, di circa 500 m2 di superficie (T1: 6 x 72 m; T2: 9 x 73 m; T3: 9 x 50 m), sono localizzati ad un’altitudine compresa tra 800-900 m s.l.m. e presentano esposizioni variabili (NE e S). Nella loro realizzazione si è orientato il lato maggiore secondo la linea di massima pendenza, partendo da nuclei di bosco in modo da analizzare meglio le fasce ecotonali fra pascolo, arbusteto e bosco. Per quanto riguarda i rilievi strutturali facciamo riferimento alla metodologia già esposta da
L’analisi multitemporale dell’uso del suolo di S. Paolo in Alpe evidenzia una progressiva riduzione delle superfici a pascolo e la scomparsa delle aree legate all’attività agricola, quali seminativi e prati stabili (
Da tale analisi, si osserva una sostanziale diminuzione dei pascoli, che dai 151 ha del 1955 passano ai 70.2 ha del 1997, arrivando a rappresentare solo il 33% dell’intera superficie. Nello stesso periodo, gli arbusteti hanno incrementato la loro presenza in maniera più consistente nei primi 20 anni rispetto al periodo 1976-1997. I boschi, assenti nel 1955 per le motivazioni inizialmente esposte, arrivano a rappresentare nel 1997 il 42% dell’intera superficie, ripartiti in boschi di latifoglie (33%) e rimboschimenti di conifere (8%). Tale aumento è causato sia dalla colonizzazione diretta dei pascoli naturali, che si è verificata principalmente in zone caratterizzate da una maggiore umidità del suolo ubicate in vicinanza di impluvi, sia dall’evoluzione delle aree colonizzate inizialmente dagli arbusteti.
Analizzando più nel dettaglio i mutamenti degli ultimi 20 anni (
A conferma di quanto accennato prima per il pascolo, i 38.0 ha di arbusteto del 1997 derivano in parte dalla componente stabile, appena evidenziata, e in parte dalla colonizzazione di pascoli (20.7 ha). Dall’analisi delle foto del 1997 e dal controllo a terra, è stata rilevata la composizione delle formazioni di post-coltura presenti nell’area: tra gli arbusteti dominano quelli a prevalenza di rosacee (69%), seguiti dai ginepreti (20%) ed in misura minore dai ginestreti-pteridieti (11%). Tra i neo boschi prevalgono quelli riconducibili agli ostrio-querceti (61%), seguono i rimboschimenti (19%), i popolamenti a prevalenza di faggio (14%) ed altre formazioni arboree (6%).
Nei 31 rilevamenti fitosociologici eseguiti sono state censite 245 specie, così ripartite nelle diverse tipologie fisionomiche: 88 nei boschi, 90 nei boschetti di neoformazione, 154 negli arbusteti e 173 nei pascoli.
Come riportato in
Sulla base dei rilievi effettuati, è possibile ipotizzare un inquadramento fitosociologico dello stadio iniziale della serie nell’associazione
La serie dinamica prosegue con formazioni arbustive in cui predominano le specie della classe
Nella tipologia corrispondente al successivo stadio di evoluzione (boschetti di neoformazione), diventano dominanti (28.7%) le specie della classe
L’aumento delle specie nemorali a discapito di quelle prative si accentua nelle cenosi boschive più mature, dove le specie della classe
Sulla base dei dati raccolti, lo stadio finale della serie può essere riferito all’associazione
Nel complesso, la serie dell’aceri-cerreta appare caratterizzata dalla tendenza verso una maggiore mesofilia col procedere verso stadi più maturi. Gli stadi iniziali sono rappresentati da formazioni prative relativamente termo-xerofile, mentre con il procedere della serie si assiste ad una progressiva diminuzione delle specie prative (
Nei boschetti di neoformazione, il carattere di transizione è rivelato da valori di copertura ripartiti principalmente tra specie delle classi
Col passaggio a cenosi boschive più mature, diventano dominanti specie arboree quali
I risultati dell’indagine strutturale saranno oggetto di un prossimo contributo finalizzato a caratterizzare le varie fasi delle serie dinamiche riscontrate in tutte le aree indagate con il progetto RiSelvItalia. Nel presente lavoro si forniscono solo alcuni elementi descrittivi per meglio evidenziare l’ambito in cui sono stati realizzati gli studi vegetazionali e per valutare l’effetto del reingresso della componente legnosa sui principali parametri delle risorse pastorali.
Vengono di seguito descritti i transect analizzando il contributo delle singole specie secondo il grado di copertura (
Il transect 1 è stato realizzato nell’area SP1, partendo dal margine di un bosco a prevalenza di cerro, ed è ubicato in un basso versante esposto a nord-est dove si riscontra un’evidente rottura di pendio. La parte alta è caratterizzata da una pendenza elevata (35°) e da un suolo superficiale; la parte bassa, ubicata in vicinanza dell’impluvio, presenta pendenze minori (15°) e una maggiore profondità del suolo. La componente arbustiva è caratterizzata dalla rosa canina e dal biancospino e in misura minore dal prugnolo e dal ginepro; quest’ultimo è presente prevalentemente nella parte alta del transect, ancora scarsamente invasa dagli arbusti. Tra le specie arboree dominano l’acero campestre ed il cerro. Le migliori condizioni stazionali della parte bassa rendono possibile anche la colonizzazione da parte di specie arboree più mesofile come il frassino maggiore, l’acero montano e l’acero opalo.
Il transect 2 è stato effettuato nell’area SP2, partendo da un piccolo boschetto di cerro, in medio versante con esposizione sud e pendenza uniforme di 23°. La componente arbustiva è rappresentata principalmente dal biancospino, dal prugnolo e dalla rosa canina. Tra le specie arboree, dominano il cerro ed il melo selvatico; la presenza di quest’ultimo è probabilmente favorita anche dalla vicinanza di un frutteto abbandonato.
Il transect 3 è stato realizzato nell’area SP3, partendo da un boschetto in vicinanza di un impluvio, ubicato in basso versante su un pendio esposto a sud e con pendenza di 18°. Anche in questo caso la componente arbustiva è dominata dal biancospino e dalla rosa canina, mentre tra le specie arboree dominano il perastro, l’orniello e l’acero campestre. La presenza di portasemi in prossimità dell’impluvio rendono possibile la colonizzazione anche da parte di specie più esigenti come il frassino maggiore, l’acero opalo e l’acero montano.
Dall’indagine strutturale è stato riscontrata una relativa omogeneità della composizione dei mantelli arbustivi, rappresentati da specie delle
Dall’analisi dei dati raccolti si evidenzia, per quanto riguarda la componente erbacea, la presenza di specie interessanti da un punto di vista pastorale. Nelle tipologie fisionomiche a pascolo (P) e ad arbusteto (ARB) le specie con contributo specifico (CS) medio più elevato sono, fra le graminacee:
In
Il fattore che sembra influenzare negativamente la composizione e la qualità del cotico erboso è senza dubbio la componente arbustiva ed arborea. In
Si può notare come all’aumentare del contributo specifico delle legnose, cioè passando dalla tipologia fisionomica a pascolo a quella a bosco, corrisponda una diminuzione del contributo specifico delle leguminose erbacee e di conseguenza del valore pastorale. Le leguminose infatti riducono la loro presenza sotto la copertura di specie legnose a causa della notevole sensibilità nei confronti dell’ombreggiamento. Di conseguenza, si assiste ad un decadimento della qualità della componente erbacea da imputare alla scarsa presenza di leguminose. Fa eccezione il caso di SP1, nel quale ad un basso contributo specifico di leguminose corrisponde un discreto valore pastorale. Tale dato è da mettere in relazione, come accennato in precedenza, alla persistenza di
Si può affermare che da un punto di vista qualitativo i pascoli presenti a San Paolo sono da considerarsi buoni; infatti, il valore pastorale nella tipologia fisionomica a pascolo è in media di 30, con valore massimo di 33 nel caso SPA e minimo di 24 nel caso SP1, sicuramente a causa delle più difficili condizioni stazionali. In tale area, la maggiore pendenza e la presenza di terreno superficiale e di roccia affiorante (come illustrato in precedenza, a proposito dell’indagine strutturale) hanno contribuito ad un impoverimento della vegetazione erbacea che presenta numerose specie adattate a questo tipo di ambiente e poco appetite dagli animali domestici. Nelle aree arbustive il valore pastorale presenta valori minori (21), che però indicano ancora una discreta qualità della componente erbacea. Gli arbusti, infatti, non avendo raggiunto un’altezza elevata ed essendo concentrati in piccoli gruppi, non modificano negativamente le condizioni idonee all’insediamento della vegetazione erbacea tipica delle zone a pascolo aperto. Nelle formazioni a bosco, il VP diminuisce nettamente in quanto le specie più gradite agli animali tendono a scomparire, ad eccezione di qualche sporadica graminacea che permane sotto copertura.
Le indagini condotte fino ad ora hanno permesso di evidenziare nella zona di S. Paolo le fasi del processo di ricolonizzazione da parte della vegetazione arbustiva ed arborea, che a partire dalla metà del secolo scorso, ha interessato le superfici precedentemente utilizzate a pascolo e in minor misura a seminativo. Nel corso di quattro decenni, queste sono passate dall’80% della superficie complessiva al 33%. Nonostante ciò, nella zona sono presenti attualmente aree a pascolo e aree con invasione arbustiva caratterizzate da un cotico erboso con un valore pastorale buono e perciò in grado di sostenere l’attività zootecnica anche se estensiva. Per quanto riguarda la loro gestione, sarà necessario sostituire l’attuale forma di pascolamento brado con una forma più razionale, come il pascolamento turnato, in grado di sfruttare al meglio la produzione erbacea durante il periodo di permanenza degli animali in queste aree. Ciò sarà utile, non solo per contrastare l’avanzamento delle specie legnose nelle aree maggiormente vocate per l’allevamento, ma anche per mantenere in queste una buona qualità dei cotici erbosi. Inoltre, per definire correttamente la tecnica di pascolamento sarà necessario venire a conoscenza del carico dei selvatici che gravitano in quest’area.
Le restanti superfici, caratterizzate dall’avanzamento degli arbusteti e del bosco, potranno essere lasciate all’evoluzione naturale; in alcuni casi, la presenza di specie arboree di pregio quali il frassino maggiore, l’acero di monte, l’acero opalo potrà giustificare interventi selvicolturali localizzati di tipo puntuale in grado di avvantaggiare queste specie.
Le proposte di gestione sopra esposte dovranno essere necessariamente pensate tenendo conto della multifunzionalità del parco nazionale e affiancando all’aspetto produttivo quello paesaggistico-ambientale. In questa prospettiva, è auspicabile che in alcune aree siano conservati anche tratti di vegetazione arbustiva, con funzione di corridoi ecologici e rifugio per l’avifauna.
Lavoro realizzato nell’ambito del Progetto finalizzato
Distribuzione del contributo specifico delle diverse famiglie botaniche nelle tipologie fisionomiche individuate nelle 4 aree di studio.
Area di S.Paolo, confronto multi-temporale dell’uso del suolo (il codice è riferito alle categorie
Codice | Uso del suolo | 1955 | 1976 | 1997 | |||
---|---|---|---|---|---|---|---|
ha | % | ha | % | ha | % | ||
21-23 | seminativi-prati stabili | 18 | 9 | -- | -- | -- | -- |
311 | boschi di latifoglie | -- | -- | 43 | 20 | 69 | 33 |
312 | boschi di conifere | -- | -- | 8 | 4 | 16 | 8 |
313 | boschi misti | -- | -- | -- | -- | 0 | 0 |
321 | pascoli | 151 | 71 | 111 | 52 | 70 | 33 |
322 | arbusteti | 11 | 5 | 31 | 15 | 38 | 18 |
331 | affioramenti rocciosi | 15 | 7 | 15 | 7 | 13 | 6 |
332 | improduttivi (cop. 10-40%) | 17 | 8 | 4 | 2 | 4 | 2 |
- | Totale | 213 | 100 | 213 | 100 | 213 | 100 |
Area di S.Paolo, tabella incrociata di confronto dell’uso del suolo fra gli anni 1976-1997 (il codice è riferito alle categorie
Uso del suolo 1997 | Codice | Uso del suolo 1976 (superficie in ha) | ||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
311 | 312 | 313 | 321 | 322 | 331 | 332 | Totale 1997 | |||
boschi di latifoglie | 311 |
|
- | - | 22.4 | 9.7 | 0.3 | 1.4 | 69.8 | |
boschi di conifere | 312 | 6.3 |
|
- | 1.4 | 0.6 | - | - | 16.7 | |
boschi misti | 313 | 0.6 | - |
|
- | - | - | - | 0.6 | |
pascoli | 321 | 0.0 | - | - |
|
3.8 | 1.5 | 0.8 | 70.2 | |
arbusteti | 322 | 0.0 | - | - | 20.7 |
|
- | - | 38.0 | |
affioramenti rocciosi | 331 | 0.3 | - | - | - | - |
|
- | 13.7 | |
improduttivi (cop. 10-40%) | 332 | 0.0 | - | - | 3.0 | - | - |
|
4.8 | |
- | Totale 1976 | 43.2 | 8.4 | 0.0 | 111.6 | 31.4 | 15.2 | 4.0 |
|
Copertura (espresso in percento sul totale) delle specie arboree ed arbustive presenti all’interno dei 3 transect di struttura (con “altre” si raggruppano le specie con una copertura inferiore all’1%).
Transect | Specie arboree | Copertura (%) | Specie arbustive | Copertura (%) |
---|---|---|---|---|
T1 |
|
14.6 |
|
37.2 |
|
7.5 |
|
25.7 | |
|
2.1 |
|
9.7 | |
|
1.6 |
|
3.9 | |
|
1.3 |
|
- | |
altre | 0.2 | - | - | |
T2 |
|
7.6 |
|
14.2 |
|
2.2 |
|
5.6 | |
altre | 0.7 |
|
3.9 | |
- | - | altre | 0.6 | |
T3 |
|
8.8 |
|
21.7 |
|
5.2 |
|
6.6 | |
|
3.2 | altre | 0 | |
|
1.6 | - | - |
Percentuali delle coperture medie calcolate per ogni classe fitosociologica nelle diverse tipologie fisionomiche della serie dell’aceri-cerreta.
Classi fitosociologiche | P | ARB | BL | BO |
---|---|---|---|---|
|
36 | 20 | 14 | 8 |
|
22 | 14 | 5 | 3 |
|
2 | 3 | 21 | 36 |
|
1 | 5 | 28 | 40 |
|
6 | 29 | 19 | 4 |
|
2 | 4 | 3 | 2 |
Altro | 29 | 21 | 7 | 5 |
Totale | 100 | 100 | 100 | 100 |
Variazioni del contributo specifico di specie legnose (LS), leguminose (LE) e del valore pastorale della componente erbacea (ER) per le tre tipologie fisionomiche nelle quattro aree di prova.
Tipo | SP1 | SP2 | SP3 | SPA | ||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
CS | VP | CS | VP | CS | VP | CS | VP | |||||
LS | LE | ER | LS | LE | ER | LS | LE | ER | LS | LE | ER | |
P | 7 | 20 | 24 | 10 | 16 | 30 | 0 | 14 | 32 | 1 | 13 | 33 |
ARB | 34 | 16 | 25 | 37 | 9 | 24 | 34 | 1 | 13 | --- | --- | --- |
BO | 34 | 2 | 22 | 63 | 1 | 15 | 47 | 0 | 10 | --- | --- | --- |