Current climate change, referring as well to the observed rain and temperature patterns as to the increased frequency and intensity of extreme weather conditions, has a deep influence on biotic communities and, in particular, on mountain Grouse. These species show great adaptation to coldness, are highly sedentary and have quite “strict” ecological requirements, when it deals with habitat selection. Moreover, their alpine ranges are dangerously marginal to the main distribution areas, which increases the risk of dramatic changes in occurrence, demography and ecology. However, not all the species will predictably be exposed in the same way to the menace of climate change over the next 50-100 years. This article gives a brief review of the main data acquired in the alpine environment in this matter. It also underlines the utmost need to proceed with research and monitoring activities, in order to effectively adapt and manage conservation strategies on mid-long terms.
Il sistema climatico globale sta rapidamente cambiando, sia in termini di
Negli anni più recenti si sono potuti documentare sotto il profilo scientifico gli impatti del cambiamento climatico (CC) su differenti aspetti della vita degli organismi animali (
È d’altro canto ormai ritenuto patrimonio acquisito dalla comunità scientifica internazionale il fatto che gli organismi animali adattati al freddo sono - e saranno - quelli maggiormente condizionati dal CC in atto. A puro titolo di esempio, quello che potremo definire il “portabandiera” degli ecosistemi artici, ossia l’orso polare (
In realtà, in termini più generali, sono state proposte nel tempo una grande varietà di tipologie di risposta degli organismi animali al CC, alcune delle quali piuttosto complesse (
I Galliformi di montagna sono specie marcatamente sedentarie e la loro capacità di dispersione non eccede qualche decina di km: le loro esigenze vitali inoltre, dal punto di vista della selezione degli habitat sia riproduttivi che di svernamento, sono relativamente “strette” (
Sulle Alpi, inoltre, la situazione geografica marginale di queste specie le rende, nell’ipotesi di proseguimento del CC in atto, particolarmente esposte a modificazioni importanti in termini distributivi, demografici ed ecologici, in maniera decisamente più marcata di quanto ci si potrebbe aspettare nel cuore della loro area di distribuzione.
È da dire che oggi i previsti spostamenti degli areali distributivi specifici sono largamente dominati dai risultati di modelli di contesto bioclimatico. Sebbene questi modelli possano rilevare le dimensioni generali degli effetti del CC sulla biodiversità, sulla distribuzione degli areali e sui rischi relativi di estinzione delle specie, essi soffrono di diverse limitazioni, la principale delle quali - oltre alle numerose semplificazioni necessariamente impostate (ad es., la generale mancanza di valutazione del livello delle comunità piuttosto che delle relazioni inter- ed intra-specifiche) - è costituita dal non collegamento dell’impatto del CC sulle specie bersaglio rispetto all’effetto delle altre modificazioni ambientali (
La composizione e la struttura della vegetazione determinano la vocazionalità dell’habitat di molti animali terrestri ed influenzano fortemente l’uso del territorio da parte dell’uomo. Sotto questo profilo solo modelli dinamici degli spostamenti della distribuzione potenziale delle specie, in grado di incorporare sia i processi in atto negli habitat che le caratteristiche demografiche ed il potenziale di dispersione, come anche le risposte antropiche nell’uso del territorio, possono realizzare più realistiche previsioni per gli scenari futuri.
Sulle Alpi, è prevedibile come i principali impatti negativi del CC interesseranno gli specialisti di habitat degli ecosistemi subalpini ed alpini. Qui, cinque specie di Galliformi di montagna (quattro Tetraonidi: Gallo cedrone,
Oggi, Gallo cedrone e Francolino di monte, i due Tetraonidi alpini forestali, sono classificati con rischi di estinzione più elevati rispetto al Fagiano di monte ed alla Pernice bianca se teniamo in considerazione le “liste rosse” dei paesi europei che hanno territorio nelle Alpi: Gallo cedrone e Francolino di monte sono infatti classificati come specie minacciate in sei su sette “liste rosse” nazionali, il Fagiano di monte in quattro e la Pernice bianca in tre (
Al momento, vi sono alcune evidenze che probabilmente il CC ribalterà le differenze nell’entità delle minacce complessive tra le specie di Tetraonidi tipiche di foreste montane e dei pascoli/tundra alpini. Il previsto incremento di eventi meteorologici estremi, con conseguenti tempeste di vento e siccità estive, direttamente o indirettamente influenzerà positivamente la vocazionalità degli habitat di Gallo cedrone e Francolino di monte. D’altro canto, le dinamiche più recenti registrate nell’espansione forestale soprattutto nella fascia più esterna delle Alpi (causate dall’abbandono dell’utilizzo del suolo da parte dell’uomo per i tradizionali fini agro-silvo-pastorali) avranno un impatto negativo sulle condizioni dell’habitat del Fagiano di monte. Probabilmente quest’ultima specie in aree montane periferiche, poste a quote inferiori e scarsamente strutturate, perderà una notevole quota del proprio habitat nei prossimi decenni, indipendentemente dagli effetti diretti del CC. La Pernice bianca, al contrario, è meno esposta agli effetti di cambiamenti di uso del suolo, mentre - localmente - impatti negativi potranno registrarsi per attività ricreative più frequenti, sebbene questi raramente possano avere conseguenze su larga scala. D’altro canto, la specialista degli habitat di tundra alpina è più esposta rispetto agli altri Tetraonidi a limitazioni fisiologiche provocate dal CC. I modelli di contesto climatico sono concordi nel predire una drastica riduzione dell’areale distributivo di questa specie nel prossimo secolo (ad esempio,
In letteratura, come sopraccennato, è stato documentato anche un effetto della asimmetria stagionale nel CC regionale in Finlandia che influenza negativamente le condizioni meteorologiche per la riproduzione del Fagiano di monte (
Le esigenze di ricerca sul tema dell’influenza del CC sulla biodiversità sono certo davvero pressanti: e a tal riguardo si fa nuovamente rilevare come il CC agisce in realtà sulle comunità di specie, le cui relazioni interspecifiche possono risultare modificate anche profondamente. Dal momento che risulta ancora piuttosto difficile disporre di scenari climatici completamente verosimili, tutte le conseguenze di queste modificazioni sono però ancora lontane dall’essere perfettamente comprese (
Questo lavoro è tratto da una relazione presentata alla 59a Assemblea AGJSO (
Un subadulto di orso polare sembra interrogarsi su come riuscire a superare una superficie marina prima ghiacciata ed ora in corso di scioglimento. L’innalzamento delle temperature comporta un’esposizione sempre maggiore degli orsi polari a superfici ghiacciate solo marginali e ad aree di mare aperto laddove, storicamente, vi erano habitat di ghiaccio marino stabile (Foto: Daniel J. Cox - http://www.naturalexposures.com).
Habitat potenziale della Pernice bianca in Svizzera nelle condizioni attuali (a, c) e alle condizioni degli scenari intermedi al 2070 (b, d) secondo il modello BRT (
Relazione tra temperatura media massima dei 10 giorni post-schiusa e indice di output riproduttivo, r=0.63, P<0.001, N=40 (fonte:
Evoluzione della consistenza del segmento femminile della popolazione di Gallo cedrone nei Pirenei per i 20 anni successivi al 2005 - sulla base di 1000 simulazioni - nello scenario a clima costante (a sinistra) e di proseguimento tendenziale all’aumento delle precipitazioni primaverili (a destra). Le barre verticali ricomprendono l’ampiezza della totalità delle simulazioni, mentre la curva rappresenta il valore medio dell’insieme delle simulazioni stesse (fonte:
Consenso sulla presenza del Fagiano di monte in Svizzera per gli anni 2001 (in alto), 2050 (al centro) e 2100 (in basso), calcolato come la frazione di tutte le simulazioni (N=1212) che hanno previsto che la specie sia presente. Da notare che il consenso percentuale pari a 0 sulla presenza del Fagiano di monte equivale al consenso pari al 100% sull’assenza della specie (fonte:
Impatto previsto del cambiamento climatico (CC) e di uso del suolo (CUS) sulle quattro specie di Tetraonidi alpine ed impatto integrale previsto sulla vitalità delle rispettive popolazioni nell’arco dei prossimi 50-100 anni (fonte:
CC/CUScausa | Caratteristiche ambientali | Francolino di monte | Gallo cedrone | Fagiano di monte | Pernice bianca |
---|---|---|---|---|---|
↑ | Temperature e precipitazioni annue | -/+ | -/+ | -/+ | - |
↑ | Disturbo naturale (ad es. tempeste di vento, siccità, calamità da insetti) | +++ | ++ | + | + |
↑ | Superficie forestale | + | ++ | - | 0 |
↓ | Superficie di pascoli alpini | 0 | 0 | -- | - |
↑ | Disturbo antropogeno | (-) | - | - | - |
Vitalità integrale prevista | ++ | + | -- | - |