On december 3rd, 2015 the 80th birthday of prof. Orazio Ciancio has been celebrated at the Italian Academy of Forest Sciences in Florence (Italy) by a meeting organized by the proponents of the “Manifesto of the systemic silviculture”. In this special occasion, prof. Ciancio has given his lectio magistralis focused on the systemic silviculture, the culture of complexity, the reference scientific paradigma, the relationships between science and humanism and those among culture, aethics and arts.
Il 3 dicembre 2015 nella sala delle conferenze dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria di Firenze, si è svolta la cerimonia per festeggiare l’ottantesimo compleanno del prof. Orazio Ciancio, presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali.
La manifestazione, promossa da un gruppo di allievi e primi firmatari del “Manifesto della Selvicoltura Sistemica” (
I lavori sono iniziati con il saluto di Sandro Rogari, presidente dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria”, che ha sinteticamente illustrato la storia dell’antica istituzione, nata a Firenze nel 1735, e ricordato alcuni dei suoi illustri predecessori, tra i quali Giacomo Devoto, Eugenio Garrelli e Francesco Adorni. Nel suo intervento ha tenuto a sottolineare come la Colombaria abbia ben volentieri voluto ospitare la manifestazione sia per la persona del presidente Orazio Ciancio che per la bellezza dell’iniziativa, che rientra nello spirito delle antiche e migliori tradizioni universitarie. In questo modo, ha concluso, l’Accademia Italiana di Scienze Forestali ha voluto rendere omaggio a “un grande professore e a un grande presidente in carica”, che per i suoi ottanta anni tiene una
Susanna Nocentini, dell’Università di Firenze, ha introdotto i lavori a nome dei componenti del comitato promotore. Dopo aver brevemente tracciato le tappe significative della carriera del Prof. Ciancio, si è soffermata sulla figura e sui punti salienti sui quali si è sviluppato il suo pensiero scientifico. Ha sottolineato il continuo incoraggiamento dato ai suoi allievi e ai collaboratori, volto a “conoscere il passato per interpretare il presente e costruire il futuro” e il suo stimolo a mettere sempre in discussione il “sapere codificato” per andare oltre.
Hanno fatto seguito gli interventi programmati di Raffaello Giannini e Augusto Marinelli, vice presidenti dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, di Marco Borghetti e Paolo Mori, direttori, rispettivamente, di iForest/Forest@ e di Sherwood, di Piermaria Corona, direttore del Centro di ricerca per la selvicoltura del CREA, di Alessandra Stefani, vice capo del Corpo Forestale dello Stato e di Marco Marchetti a nome della SISEF. Ciascuno di loro ha portato testimonianze sull’operosità e sulla figura del prof. Ciancio, esprimendo riconoscenza e gratitudine per quel che egli ha dato nei lunghi anni della sua carriera nei diversi Enti in cui ha operato (Corpo Forestale dello Stato, Istituto Sperimentale della Selvicoltura, Università, Accademia Italiana di Scienze Forestali).
Il prof. Ciancio, dopo aver ringraziato i promotori dell’iniziativa e dopo aver rivolto un caloroso saluto ai tanti presenti, ha svolto la sua lezione.
Con chiarezza e rigore logico ha trattato i temi centrali della
Da questa teoria, ha ricordato, è emersa la necessità di rendere comprensibile in senso scientifico l’idea di bosco, non come un insieme di alberi, ma come un sistema biologico complesso che ha valore in sé, e di studiarlo, con una apposita disciplina scientifica: la “silvosistemica”. Una visione, ribadisce il prof. Ciancio, che ha rimesso in discussione i presupposti della selvicoltura e della gestione forestale. Un mutamento, ha aggiunto, che fa riferimento all’idea guida del bosco soggetto e non oggetto, alla cui base c’è la laicizzazione scientifica e culturale del rapporto bosco-uomo.
La cultura della complessità, la visione sistemica, il paradigma scientifico di riferimento, i rapporti tra scienza e umanesimo e quelli tra cultura, etica e arte, sono stati gli altri aspetti sui quali si è soffermato.
Nelle conclusioni ha sottolineato come, avvalendosi dei principi enunciati, diventi realistico un mutamento della selvicoltura e della gestione forestale. L’applicazione della “silvosistemica”, ha ribadito, soddisfa il rispetto, la tutela e il corretto uso del bosco, la cui coltivazione è basata sulla lettura dello stesso e sull’applicazione della sapienza forestale.
Infine, ha esortato i giovani ricercatori forestali ad andare sempre avanti, proponendo loro di pensare al motto che lo ha guidato nella sua ultracinquantennale attività di ricerca: “La scienza è fatta di dati, come un bosco di alberi, ma un ammasso di dati non è scienza così come un insieme di alberi non è un bosco”.
Chi scrive ha da sempre sostenuto le teorie del prof. Ciancio. Come detto in altre occasioni, si può non condividere il suo pensiero: ci sono stati, ci sono e ci saranno coloro che dissentono. Secondo una massima a lui cara “è meglio un sano disaccordo di uno sterile dogmatismo”.
La scienza è rivoluzione. E’ innovazione, questo egli scriveva in un articolo sull’Italia Forestale e Montana alcuni anni addietro, aggiungendo che i mutamenti, soprattutto se radicali, comportano sconcerto e, di conseguenza, resistenze di varia natura. Ogni qualvolta si formulano ipotesi nuove, si deve superare lo sbarramento di critiche eretto da alcuni a difesa dell’ortodossia vigente.
I dibattiti e le polemiche suscitate dai suoi scritti non lo hanno mai fermato, anzi, hanno rappresentato sempre uno stimolo per proseguire con entusiasmo lungo strade nuove.
Il tempo continua a dargli ragione. Un esempio significativo viene dall’enciclica