The Authors make a critic comment on the
Concordiamo con l’editoriale pubblicato sul precedente numero di Forest@ da Marco Borghetti sul fatto che la trasparenza nella pubblica amministrazione sia un valore fondamentale, in grado, esso stesso, di assicurare progresso civile ed economico, garantendo della qualità della spesa pubblica ed accrescendone la produttività.
E cogliamo l’occasione, visto che in passato siamo stati critici su alcuni aspetti metodologici dell’INFC, di congratularci con il Corpo Forestale dello Stato (CFS) e l’Istituto Sperimentale per l’Assestamento Forestale e per l’Alpicoltura (ISAFA) per la loro decisione di rendere pubblici i dati INFC, nei tempi e nei modi richiesti per garantire una corretta implementazione del Protocollo di Kyoto.
Esprimiamo però sorpresa nel vedere collegato l’INFC al Progetto
Il progetto
Tale progetto, dunque, si prefigge lo scopo di “creare”, per le necessità del Protocollo di Kyoto, il sistema nazionale di stima e previsione (ovvero di contabilità) dei flussi di gas serra del settore agro-forestale italiano. Se così fosse, un tale fine sarebbe da considerarsi meritorio visto che, mentre scriviamo, le attività relative alla contabilità dello Stato per il Protocollo di Kyoto, sono affidate ad un pugno di precari della pubblica amministrazione e sembra che non ci siano finanziamenti né per la cosiddetta “quarta fase” dell’INFC, che consiste nelle misure addizionali richieste dal Ministero dell’ambiente per trasformare l’INFC in uno strumento di contabilità degli
Ma, la realtà appare essere un’altra. E la nostra lettera potrebbe concludersi qui, lasciando tre domande al mondo accademico: siete sicuri che
Infatti, nel Protocollo di Kyoto la certificazione dei dati è fondamentale visto che il bilancio del carbonio, attraverso l’emissione di certificati di credito di emissione, si trasforma in un bilancio finanziario inserito in meccanismi di mercato.
L’Italia, per fortuna di tutti noi, non è nella situazione di paesi quali gli Stati Uniti d’America o l’Australia, cioè paesi che hanno ratificato la Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che non prevede alcun vincolo, ma non hanno voluto farsi carico degli impegni del Protocollo. Impegni che hanno richiesto anni di negoziati e che sono garantiti dal rispetto di regole concordate. Regole che sono state scritte anche per il settore forestale, e che sono per lo più basate su metodologie inventariali (IPCC 2003,
Perciò, in Italia, chiunque voglia istituire un sistema nazionale di stima e previsione dell’assorbimento di gas ad effetto serra ai fini del Protocollo di Kyoto non ha che da applicare e sviluppare quelle regole, anche attraverso progetti di ricerca.
Invece, se si legge il progetto esecutivo di
Com’è possibile che
Ma il vero punto è un altro: perché stiamo perdendo anche questa occasione di fare sistema e di operare nell’interesse del nostro Paese? Perché la comunità scientifica forestale non ha deciso, pur nell’indipendenza della ricerca, di svolgere, così come dichiarato, un’attività che sarebbe stata di aiuto al nostro Paese per il perseguimento di obiettivi tanto nobili quali la mitigazione del cambiamento climatico? Perché la comunità scientifica italiana non contribuisce più efficacemente al passaggio tra gli accordi di circostanza quali le Convenzioni sui Cambiamenti Climatici, sulla Biodiversità e sulla Desertificazione, ad accordi legalmente vincolanti quali il Protocollo di Kyoto, generando dati in accordo alle regole internazionalmente concordate?
Il progetto
Ad oggi, per realizzare un sistema di contabilità del contributo delle foreste per il Protocollo di Kyoto, non si può prescindere dai dati dell’INFC che, sebbene raccolti tra grandi difficoltà economiche e tecniche, sono gli unici dati ad essere stati prodotti, su scala nazionale, in conformità con i requisiti del Protocollo di Kyoto. Se
I forestali italiani sono stati tra i primi al mondo a sviluppare la disciplina dell’assestamento forestale e tra i primi hanno adottato i principi della selvicoltura naturalistica. Ora la sfida dei rapidi cambiamenti climatici ci apre dei nuovi importanti campi di ricerca. Il lavoro non manca, ma non bisogna perdersi dietro obiettivi poco trasparenti.
In realtà, in CarboItaly si cita l’INFC solo in un paragrafo con riferimento alla rivalutazione della quantità di crediti certificabili per la gestione delle foreste italiane (il cosiddetto cap), rivalutazione ora ottenuta, ma indipendentemente dai risultati da CarboItaly.