Marco Paci’s handbook of Forest Ecology favourably surprises for many reasons. First of all because this is a third edition, which, by itself, represents a rather uncommon event among the editorial proposals dealing with forestry-related issues. The second surprise appears at the very beginning, where he describes a virtual walk in the wood, during which some observations and a number of related questions arise. The reader will find an answer to each of these questions in the following chapters, where those items of ecology which apply to forestry are simply and clearly described. The last part describes the functioning of virgin forests, which are deemed as a lesson for the forester.
È stato recentemente pubblicato dall’Edagricole Sole24ore il libro di Marco Paci, “Ecologia forestale: elementi di conoscenza dei sistemi forestali applicati alla selvicoltura”.
Si tratta di un volume che sorprende per diversi aspetti. Il primo, appare già nella copertina dove è indicato che si tratta di una nuova edizione. Nella seconda pagina si legge che vi era stata una seconda edizione nel 2004, una ristampata nel 2006 e che quindi, l’attuale costituisce la terza edizione. Ciò è da considerarsi certamente sorprendente. Testimonia, infatti, il reiterato impegno di una grossa casa editrice in un progetto editoriale rivolto a un pubblico piuttosto ristretto come quello degli studenti universitari di corsi forestali o affini e di una purtroppo limitata cerchia di professionisti e di cultori della materia. Può essere già questo considerato un buon indicatore della qualità del prodotto.
Tuttavia a caratterizzare il libro è una sorprendente trovata editoriale che pare molto efficace. All’inizio del testo è, infatti, descritta una passeggiata in una faggeta appenninica “vetusta” (il riferimento è a quella di Sasso Fratino - Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna - oggetto di molti studi da parte dell’autore), durante la quale, a seguito di una serie di osservazioni, sono poste delle domande che trovano risposta nei successivi capitoli. Questo felice espediente consente di mettere in evidenza, sia che quanto trattato nel testo non costituisce un insieme di argomenti astratti, ma ovunque osservabili e sia, soprattutto, che l’osservazione è, e deve essere, il motore principale di chi ha la pretesa di confrontarsi professionalmente con i boschi, ossia con quei sistemi universalmente ritenuti il massimo della complessità.
Le prime tre domande trovano risposta nella prima parte del testo dove sono fornite informazioni di ecologia generale inerenti i sistemi forestali. Anche in questa parte non manca la positiva sorpresa di trovare descritti i risultati di ricerche nazionali o di esempi relativi a boschi italiani e non solo quelli reperibili nella bibliografia soprattutto americana, inconveniente che si osserva in quasi tutti i testi di ecologia vegetale italiani o anche nelle precedenti edizioni dei libri di ecologia forestale dello stesso Paci.
Le successive nove domande trovano risposta negli altrettanti capitoli della seconda parte. In particolare, sono trattati in modo semplice ed efficace quegli elementi di autoecologia e di demoecologia, nonché di ecologia del paesaggio, fondamentali per comprenderne le possibili applicazioni in selvicoltura. Così nel quarto, quinto e sesto capitolo sono descritti gli argomenti relativi all’influenza dei fattori ambientali sui popolamenti e sugli individui, mentre nel settimo e nell’ottavo è illustrata la struttura delle comunità. Nel nono capitolo è dato ampio spazio alle successioni ecologiche. Sorprende positivamente, anche in questo caso, l’ampio sviluppo dato all’argomento relativo alla non univoca interpretazione del dinamismo vegetazionale, tema di notevole rilevanza per le sue ripercussioni in selvicoltura. Si tratta, di fatto, della contrapposizione fra chi attribuisce massimo significato al
I successivi due capitoli sono rivolti, invece, a due tematiche relativamente giovani in ecologia: l’ecologia del paesaggio e la biodiversità. Della prima, si deve ricordare la sua importanza e l’auspicio che sempre più possa entrare nelle attività che vedono coinvolti i laureati in Scienze forestali. Della seconda, giustamente è evidenziato l’uso spesso a sproposito del termine e come il suo impiego per valutare la naturalità o la “maturità”ecologica non sia sempre appropriato.
Infine, l’ultima parte del libro riassume e ricompone i vari elementi trattati in precedenza descrivendo il funzionamento delle foreste vergini, giustamente ritenute per il selvicoltore “una lezione all’aperto”.