The first commitment period of the Kyoto Protocol (KP) is in its conclusive phase and with it the chances for forest farms in having an active role in the carbon market too. All carbon credits coming from Land Use, Land Use Change and Forestry activities will be used free of charge by the Italian Government in order to meet the national emission reduction target established under the Kyoto Protocol. In particular, the emitting sectors excluded from the European Union Emission Trading Scheme will benefit from forest carbon credits to offset part of their emissions, while for forest owners there is not any recognition for the provided service. In order to avoid the replication of this situation in the post-2012, it is necessary that the institution and the forest stakeholders, create the conditions for forest farms to participate and obtain the benefits introduced with the establishment of the Emission Trading, within the framework of post-2012 agreement. This condition could be achieved through the institution of a national carbon market. In this perspective this paper examines the main critical issues that could affect the participation of forest farms in the market.
La lotta ai cambiamenti climatici costituisce un obiettivo che i Governi nazionali hanno condiviso sottoscrivendo la relativa Convenzione (
Per il primo periodo di applicazione del PK (2008-2012), che volge ormai al termine, l’opportunità che le aziende forestali abbiano un ruolo attivo nell’ampio mercato del carbonio è ormai sfumata.
Lo stallo intervenuto tra l’Istituzione Nazionale e quelle Regionali ha creato le condizioni affinché il Governo Nazionale possa acquisire gratuitamente il contributo delle attività di uso del suolo, cambio di uso del suolo e selvicoltura (
I messaggi forti, ed al contempo contraddittori, che emergono su scala nazionale da questo primo periodo di applicazione del PK sono:
la funzione di assorbimento di CO2 delle foreste è un servizio di rilevante valore per il sistema produttivo nazionale;
l’assenza di iniziative specifiche che prevedano il coinvolgimento attivo del settore forestale fa sì che dei benefici derivanti dalle attività LULUCF ne usufruiranno indirettamente i settori produttivi esclusi dall’
le aziende forestali non percepiranno alcun beneficio per questa funzione che rimane confinata come una esternalità positiva;
la creazione del mercato nazionale dei crediti di carbonio (MNCC) costituisce un obiettivo imperativo per assicurare nel post-2012 un coinvolgimento attivo del settore forestale.
In letteratura numerosi contributi sottolineano le rilevanti potenzialità del settore forestale nella lotta ai cambiamenti climatici (
Questo periodo che precede la seconda fase di impegno può essere utilmente sfruttato per riflettere su questa delicata tematica. In questa ottica il contributo affronta le principali criticità e problematiche che sotto il profilo economico-finanziario condizionerebbero significativamente le scelte e gli investimenti delle aziende forestali, ovvero, si intende fornire degli elementi finalizzati a superare l’ipotesi semplicistica secondo cui è sufficiente possedere un bosco per accedere ai benefici del PK.
I numeri fondamentali dell’impegno nazionale nell’ambito del PK sono riportati nel
Il “Piano Nazionale per la riduzione dei gas serra 2003-2010” ha attribuito alle attività LULUCF un potenziale di assorbimento pari a 16.2 Mt di CO2 per il periodo di impegno 2008-2012 (
La delibera di approvazione del piano adottata dal Comitato interministeriale per la Programmazione Economica (
Di recente, nell’Inventario Nazionale dei gas ad effetto serra (
Per le attività LULUCF è stato stimato un assorbimento al 2008 di 57.06 MtCO2eq, di cui 50.73 MtCO2eq riferite alle attività di gestione forestale (art. 3.4) e 5.94 MtCO2eq relative al bilancio tra gli assorbimenti e le emissioni delle attività di
Assumendo un assorbimento medio annuo di 16.34 MtCO2eq , l’ammontare di CO2eq che potrebbe essere compensata dalle foreste nel quinquennio 2008-2012 è pari a 81.6 MtCO2eq (+3.36%), aggiuntive alle emissioni totali (
L’Emission Trading (ET) del PK, include tutte le attività che emettono/assorbono anidride carbonica (
L’EU-ETS attualmente rappresenta il più ampio schema di mercato regionale dei crediti di carbonio attualmente attivo a livello mondiale (
Per la parte del sistema produttivo italiano escluso dall’EU-ETS, ma che comunque concorre alla determinazione delle emissioni nazionali ai fini degli impegni del PK (
Malgrado il significativo contributo assicurato dalle aziende forestali, allo stato attuale dei fatti, lo stallo a cui si è pervenuti a livello istituzionale, fa sì che al settore forestale non sia stata riconosciuta alcuna contropartita confinando la funzione di
La stridente mancanza di equità nel trattamento dei diversi settori produttivi, è a tutto vantaggio di quelli più forti, che oggi si ritrovano a godere di una rendita di posizione. Se ciò può essere accettato in una dimensione prettamente transitoria, in prospettiva non è certamente sostenibile.
Affinché questa situazione non vada cristallizzandosi, si ritiene che il settore forestale debba essere animato da un atteggiamento propositivo nel promuovere il proprio coinvolgimento nel MNCC, avendo piena consapevolezza dei seguenti punti:
si tratta di un’opportunità che scaturisce da accordi internazionali ulteriormente disciplinati in sede nazionale;
data la sua natura, i due elementi che la tipicizzano sono l’elevata incidenza di norme e regole, nonché la genesi di costi di transazione;
affinché le iniziative possano essere eleggibili per gli impegni sottoscritti per il post-2012, queste debbono essere addizionali rispetto a quello che si sarebbe avuto e/o svolto a politiche immutate;
non è sufficiente possedere un bosco affinché le aziende forestali possano sfruttare questa opportunità.
Il primo profilo su cui è necessario richiamare l’attenzione riguarda l’assenza di una definizione giuridica condivisa circa la natura del bene “bosco”. Attualmente le definizioni esistenti sono pressocchè pari al numero delle regioni, a cui si deve aggiungere quella nazionale sancita dal D.lgs 227/2001
Il problema che deriva da questa numerosità di definizioni non riguarda la stragrande superficie forestale, costituita da formazioni mature e continue su area vasta con uno sviluppo senza soluzione di continuità, bensì le formazioni minori, ovvero quelle arboree o in transizione nelle aree marginali, le fasce ecotonali, nonché le neo-formazioni su ex-coltivi o pascolivi, i nuclei isolati, le formazioni arbustive e quelle rade e/o miste. Nel momento in cui una o tutte le formazioni minori sono incluse nei boschi pro-Kyoto, su di essi gravano vincoli di conformità derivanti dal PK. Nella misura in cui essi non sono riconosciuti dalla pianificazione regionale, si generano delle tensioni legate alle diverse aspettative d’uso da parte della proprietà ammesse dalla pianificazione vigente, che potrebbero essere completamente avulse da quelle proprie dei boschi pro-Kyoto.
Per quel che attiene specificatamente le neo-formazioni su ex coltivi e pascolivi, le formazioni arbustive e le formazioni in transizione verso i boschi, per la loro eleggibilità vi è il problema di verificare se siano il frutto di scelte specifiche finalizzate agli obiettivi del PK adottate posteriormente al 1990.
Il riconoscimento che queste formazioni siano
verificare se sono una scelta aziendale di favorire l’ampliamento del bosco, anche attraverso atti documentali (esistenza di un piano di assestamento che includa queste superfici tra le comprese forestali) e/o testimoni muti (attuazione di moduli colturali finalizzati a favorire l’affermazione delle specie arboree forestali);
verificare l’esistenza di una volontà da parte delle amministrazioni centrali e regionali di tutelare queste formazioni nella prospettiva di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, a prescindere dalla volontà delle proprietà, e/o nei casi in cui sussistano le potenzialità affinché divengano boschi, anche se ancora non abbiano maturato i requisiti specifici per essere qualificati come tali.
In entrambi i casi l’elemento dirimente è rappresentato dal quadro legislativo forestale che deve prevedere il divieto della loro reversibilità ad una destinazione d’uso diversa da quella forestale. Questo è un passaggio particolarmente delicato sul piano dell’accettabilità politica, sociale e della gestione del territorio, dato che la sua adozione potrebbe incidere fortemente sulla pianificazione vigente e sulle aspettative della collettività. In sostanza il legislatore deve attestare che le dinamiche socio-economiche inerenti l’uso di queste terre conducono alla formazione di aree che, in prospettiva, avrebbero un interesse ad essere conservate come serbatoi di carbonio.
Il PK già al suo interno sancisce alcune regole fondanti a cui necessariamente occorre allinearsi per poter veder riconosciuti i crediti del MNCC anche nell’ET del PK. Si citano le due regole di maggior rilevanza forestale:
articolo 3.3, secondo cui tutte le formazioni arboree derivanti da attività di
articolo 3.4 dove sono riportate le attività addizionali che ciascuna Parte del PK può facoltativamente eleggere ai fini della contabilizzazione dei crediti di CO2, tra cui la gestione forestale i cui assorbimenti possono essere contabilizzati fino ad un
Un approfondimento specifico merita l’articolo 3.3. Se gli imboschimenti e i rimboschimenti, sottendendo implicitamente il vincolo forestale permanente, rientrano a pieno titolo nella contabilizzazione pro-Kyoto, altrettanto non può affermarsi per l’arboricoltura o comunque per le formazioni arboree di origine artificiale effettuate su terreni agricoli e sottostanti a normale turnazione delle colture agricole. Queste formazioni sono state escluse dalla definizione di foresta pro-Kyoto, e sono considerate facenti parte di categorie di uso delle terre agricole (
Dato questo inquadramento nascono delle perplessità per la connotazione degli impianti realizzati con i finanziamenti pubblici a partire dagli anni 90’, ovvero con i Reg. 2080/1992, Reg. 1957/1999 e Reg. 1698/2005, nonché quelli sostenuti nei prossimi periodi programmatori. L’esperienza evidenzia che da tali finanziamenti sono scaturite diverse tipologie di formazioni arboree, quali: (a) formazioni permanenti e multifunzionali; (b) formazioni a ciclo lungo; (c) formazioni a ciclo medio; (d)
Per completare il quadro, occorre considerare che queste formazioni sono state realizzate grazie a contributi pubblici erogati in virtù delle loro funzioni ambientali, ivi comprese quelle per la lotta ai cambiamenti climatici. Esse dunque hanno tutti i requisiti per essere incluse nelle rendicontazioni ai fini del rispetto degli obiettivi internazionali, tuttavia, si nutrono delle perplessità circa la possibile partecipazione dei proprietari ad un eventuale MNCC, piuttosto di ritenere che i crediti siano a priori di proprietà pubblica (
Continuando rispetto all’articolo 3.4, occorre superare l’aleatorietà che caratterizza il generico concetto di “gestione forestale”, al di là degli accordi relativi al valore del tetto massimo rendicontabile. E’ indubbio che la foresta cresce e si evolve anche a prescindere dall’intervento umano, tuttavia, la gestione genera un impatto sulla sua dinamica evolutiva e quindi sulla sua capacità di assorbimento. E’ dunque necessario individuare quell’incremento addizionale di assorbimento di anidride carbonica che l’ecosistema fa registrare per effetto dell’attività gestionale.
Sul piano prettamente concettuale il problema è estremamente semplice: dato H0 la variazione annuale/periodica della quantità di carbonio stoccata dal soprassuolo forestale sottoposto al modello colturale corrente, e Hk la variazione annuale/periodica della quantità di carbonio stoccata per effetto del nuovo modulo colturale adottato per accrescere l’efficienza del soprassuolo all’assorbimento di carbonio, ne consegue che (
dove
Un ulteriore elemento di complessità riguarda le modalità di calcolo della capacità di assorbimento delle formazioni arboree. Il documento dell’
Rispetto a quest’ultimo punto un profilo sensibile riguarda la dinamica del bilancio del carbonio nei vari comparti
La proposta è che si adottino criteri flessibili che offrano la possibilità di:
demandare alla proprietà la scelta di quale dei cinque
dare l’opportunità alla proprietà di scegliere se partecipare al mercato utilizzando dati di default , oppure ricorrendo alla quantificazione analitica del carbonio assorbito avvalendosi di professionisti qualificati.
L’analisi degli investimenti pro-Kyoto presenta dei profili molto peculiari. Anzitutto il giudizio di valutazione deve essere espresso considerando congiuntamente la valutazione economico-finanziaria e il bilancio tra emissioni e assorbimenti di CO2. Occorre sviluppare parallelamente le due valutazioni, in entrambi i casi determinando rispettivamente il valore assoluto dello scenario pro-Kyoto [HK] e di quello corrente [H0], quindi eseguendo la loro comparazione per determinare l’incremento delle performance derivanti dalla realizzazione dell’investimento. Quest’ultimo risulterà conveniente nella misura in cui entrambe le valutazioni saranno positive.
Entrando nel dettaglio del calcolo, per quel che attiene la valutazione della dinamica delle emissioni/ assorbimenti, i passaggi delicati sono rappresenti da:
i numeri caratteristici delle attività a confronto;
l’ampiezza dell’orizzonte temporale coinvolto nella valutazione.
Il primo punto investe sia lo scenario [HK] sia quello [H0]. Se per il primo scenario [HK] la tematica è stata trattata nel precedente paragrafo, in questo contesto si evidenzia il gap conoscitivo inerente la dinamica dell’anidride carbonica dello scenario [H0]. Nei casi di attività ascrivibili alla categoria A/R, fermo restando il superamento dell’incertezza relativamente all’articolo a cui afferiscono (3.3 o 3.4), coinvolgendo terreni a spiccato carattere di marginalità, le informazioni inerenti la loro capacità di immagazzinamento non sono al momento disponibili né a scala nazionale né regionale.
Il secondo punto riflette un problema procedurale. A fronte di un vincolo forestale permanente vi è incertezza su quale sia l’orizzonte temporale, considerata l’indeterminatezza di procedere all’accumulazione di infiniti valori di CO2 stoccata.
Per quel che riguarda l’analisi finanziaria, le criticità riguardano tutti i parametri fondamentali per la quantificazione degli indicatori di performance. Sia nello scenario [HK] sia [H0] i ricavi sono quelli maturati sul mercato, con la differenza che nel primo caso debbono essere inclusi i proventi derivanti dai crediti di carbonio scambiati. Tuttavia, occorre fornire indicazioni dettagliate circa la gestione dei crediti a seconda del tipo di intervento selvicolturale, ma soprattutto a seguito di eventi di disturbo/degrado del soprassuolo.
Per quel che attiene gli interventi selvicolturali, nella misura in cui al soprassuolo eliminato segua prontamente il nuovo soprassuolo, per rinnovazione naturale o artificiale, si ritiene che non debba riconoscersi alcun debito all’azienda, ed i crediti acquisiti rimarrebbero integralmente di proprietà al pari di quelli dei periodi successivi. Si tratta di una scelta la cui fattibilità deve essere verificata in seno al PK. Da un punto di vista teorico ammettere che gli altri
Situazione diversa dovrebbe configurarsi allorché il soprassuolo sia perso a causa di disturbi/degrado di varia natura,
Passando alla componente dei costi, un approfondimento specifico lo richiedono i costi di transazione ed il costo opportunità degli investimenti.
Uno dei caratteri tipicizzanti dell’ET del PK, e per analogia lo sarebbe dell’eventuale MNCC, è l’elevata regolamentazione. La natura del bene, le modalità di quantificazione, i criteri di partecipazione e le relative procedure di mercato sono tutte sottoposte a rigide normazioni. Tutto ciò ha quale conseguenza la presenza dei costi di transazione, come già evidenziato in letteratura, che vanno ad erodere i benefici monetari che potrebbe apportare l’attivazione del mercato.
L’analisi della convenienza degli investimenti nella prospettiva del MNCC deve necessariamente includere il costo della migliore alternativa a cui la proprietà forestale dovrebbe rinunciare (costo opportunità ). Tre sono gli aspetti particolarmente significativi in argomento:
aree forestali con popolamenti lassi e/o boschi in ex-coltivi e pascoli. Queste tipologie d’uso del suolo incluse nell’IFNC, come già introdotto, in alcune Regioni non sono sottoposte a tutela come aree boscate. La loro mancata inclusione implica l’esistenza di varie possibili alternative d’uso che genererebbero un costo opportunità elevato, che potrebbe rendere l’opzione dell’investimento ai fini del MNCC da rigettare;
ampliamento della superficie arborea attraverso impianti di arboricoltura da legno. Fermo restando il superamento delle criticità precedentemente illustrate, l’introduzione di regimi di sostegno all’arboricoltura da legno, che si stanno protraendo con continuità ormai dalla metà degli anni ’80, hanno promosso la realizzazione di impianti che dapprima hanno interessato le aree aziendali meno produttive (costo opportunità minore), per poi passare ad aree con produttività maggiore innalzando il relativo costo opportunità. Ne consegue che oggi le eventuali nuove formazioni dovrebbero realizzarsi su terreni maggiormente produttivi e di conseguenza l’investimento pro-Kyoto dovrà remunerare costi di rinuncia crescenti (
la gestione forestale dei boschi esistenti. La partecipazione al MNCC passa per l’adozione di scelte e moduli colturali in grado di accrescere la capacità di fissazione del carbonio dei popolamenti rispetto alla gestione consuetudinaria. In queste circostanze seppur il costo opportunità sia molto contenuto, le due problematiche che ne conseguono riguardano i costi effettivi a cui la proprietà potrebbe andare incontro per accrescere la capacità di fissazione del carbonio, e il limite attualmente esistente per la gestione forestale pari a 10.2 MtCO2eq.
Per quel che attiene l’orizzonte temporale di valutazione degli investimenti pro-Kyoto di fatto esso è illimitato, in accordo con il principio “
Infine, la problematica della giusta entità del saggio di capitalizzazione. Trattandosi di una valutazione su scala aziendale questo deve riflettere il costo opportunità di impieghi alternativi, ovvero il saggio di rendimento di investimenti analoghi per livelli di rischio, durata e capitali investiti.
I risultati di alcuni investimenti forestali nella prospettiva pro-Kyoto (
Il bene oggetto di scambio su questo mercato è rappresentato dalla quota di CO2. Questa può essere una quota di emissione (quota di debito), espressione della domanda di mercato da parte dei settori emettitori di CO2eq, oppure una quota di credito legata alla funzione di assorbimento di CO2eq da parte delle foreste.
Una definizione giuridica di quota di emissione è presente nell’EU-ETS, secondo cui questa equivale “al diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio equivalente per un periodo determinato” (Dir. 2003/87/CE). La quota di interesse forestale può essere definita per analogia, ovvero è quel diritto di emissione riconosciuto al possessore delle foreste gestite pro-Kyoto, in relazione all’avvenuto assorbimento di una tonnellata di biossido di carbonio. Si tratta di un bene intangibile, immateriale, non esplicitamente identificabile, intrinsecamente collegato alle quantità di carbonio accumulato nelle foreste.
Data la particolare natura del bene oggetto di scambio, affinché si giunga ad un mercato efficiente occorre creare strumenti amministrativi che ne assicurino l’escludibilità piena (ovvero l’impossibilità che la medesima quota divenga proprietà di più soggetti) e la rivalità assoluta (ovvero l’impossibilità che la medesima quota sia oggetto contemporaneamente di scambi su più mercati). Ciò può avvenire mediante il meccanismo del registro che attesti, in modo univoco e certo, l’esistenza, la consistenza, l’ubicazione ed il nominativo di colui che ha i diritti di proprietà sulla stessa, a cui fanno da corredo altre informazioni quali la specie, la forma di governo e trattamento del bosco ed altre ancora. E’ noto che esiste il Registro nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali (
l’attuale registro fornisce un dato della CO2 stoccata quantificato con una indagine campionaria, ma non è in grado di indicare quale sia la quota relativa al soprassuolo che insiste sulla specifica particella forestale o catastale;
l’attuale registro non comprende una sezione dedicata ai possessori dei boschi.
Nella prospettiva che vengano superate queste eccezioni, dando la possibilità al settore forestale di dare appieno il suo contributo, vi sono altri passaggi estremamente significativi da compiere:
definire procedure tecnico-amministrative trasparenti delle dinamiche di mercato delle singole quote;
individuare le istituzioni coinvolte, definendone funzioni, ruoli e strumenti.
E’ opportuno sottolineare che l’attivazione di questo mercato si dovrebbe basare su regole chiare ed efficaci che assicurino l’addizionalità, la permanenza dei crediti generati e l’assenza di esternalità negative (
Le metodologie di monitoraggio degli assorbimenti e delle emissioni dovranno rispondere a requisiti di trasparenza, consistenza, completezza ed accuratezza al fine di assicurare la loro comparabilità. Inoltre, il mercato dovrà assicurare la tracciabilità degli scambi. Su queste tematiche vi è una vasta letteratura, pertanto il mondo scientifico è chiamato a formulare delle proposte che le istituzioni centrali dovrebbero tradurre in iniziative cogenti.
Attualmente nel settore è operativo unicamente il mercato volontario. L’offerta è rappresentata dall’insieme dei possessori delle foreste presenti sul territorio nazionale che, in forma diretta o mediata, intendono collocare le quote maturate dalle proprie formazioni attraverso dei progetti di
L’oggetto di scambio è rappresentato dalla quota di carbonio, denominata
Anche a livello nazionale vi sono vari standard, con una valenza molto circoscritta ed una scarsa proiezione internazionale, nonché con un proprio registro. I crediti dovrebbero derivare da attività addizionali rispetto a quelle consuetudinarie, e i boschi coinvolti dovrebbero essere registrati in modo da evitare eventuali duplicazioni nell’allocazione dei crediti. Questi passaggi costituiscono le maggiori criticità per questo mercato, poiché seppur ciascun soggetto certificatore si attiverà al meglio per assicurarsi la coerenza con gli impegni sottoscritti dai proprietari, l’assenza di un registro unico, che includa anche il registro nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali, e la mancanza di un sistema terzo di controllo, rende a priori il sistema debole (problematica comune a livello mondiale, laddove operano vari
La problematica della duplicazione dei crediti è rilevante in particolare per i progetti di generazione di VER nei paesi con obbligo di riduzione delle emissioni, ivi compresa l’Italia, i cui assorbimenti netti nel settore forestale possono essere utilizzati per gli adempimenti degli obblighi nazionali o per il mercato istituzionale dei crediti di carbonio (ET); mentre non sussiste nei Paesi in via di sviluppo senza obbligo di riduzione di emissione, assicurando però che le superfici forestali in oggetto non siano incluse in progetti CDM. I numerosi standard volontari internazionali in genere richiedono una certificazione che escluda il doppio conteggio, soprattutto per i progetti effettuati da paesi con obblighi di riduzione.
Le aspettative di riconoscimento economico della funzione di assorbimento della CO2 da parte delle foreste, che il settore forestale riponeva nel PK, ad oggi sono state abbastanza frustrate. Lo stallo istituzionale a cui si è pervenuti ha avuto quale conseguenza l’acquisizione gratuita da parte del Governo nazionale del contributo delle attività LULUCF, a tutto vantaggio del sistema produttivo ed in particolare dei settori non ammessi all’EU-ETS che, seppur non obbligati a compensare le loro emissioni, concorrono alla definizione delle emissioni nazionali. Questa scelta ha quale effetto discorsivo quello di creare una rendita di posizione a favore di questi settori, in aggiunta a quella della collettività, che si riversa con delle limitazioni delle risorse delle aziende forestali senza assicurare alcun beneficio agli stessi.
Affinché ciò non si ripeta, è necessario che le Autorità competenti consentano la partecipazione diretta delle foreste nel MNCC. Ciò dovrà essere rivendicato unitariamente dall’intero settore forestale che a sua volta dovrebbe compattarsi attorno all’obiettivo comune di farsi riconoscere il diritto alla remunerazione della funzione di cui, stante gli atti prodotti, altri settori produttivi usufruiscono gratuitamente abbattendo i costi vivi che altrimenti avrebbero dovuto sostenere per conseguire gli obiettivi del PK.
Parallelamente occorre affrontare le criticità che, in questa prospettiva, caratterizzano il settore. Ciò coinvolge sia le istituzioni, le realtà amministrative, gli operatori del settore e non da ultimo il mondo scientifico. L’evidente complessità delle regole e dei procedimenti talvolta si scontra con carenza e/o vaghezza circa la conoscenza degli elementi operativi cruciali. Si cita a titolo di esempio le scarse informazioni inerenti la dinamica del carbonio legato alle attività agricole e l’impatto degli interventi di utilizzazione forestale.
La delega delle competenza alle Regioni in materia di agricoltura e foreste, impone necessariamente che le stesse abbiano un ruolo di primo piano nell’eventuale nascente MNCC, cionondimeno vi deve essere un coinvolgimento delle istituzioni nazionali che rappresentano gli interlocutori con le istituzioni deputate all’attuazione del PK.
Data la natura del bene oggetto di scambio, nonché il processo di genesi del MNCC, i suoi elementi caratterizzanti saranno le regole, le istituzioni ed i costi di transazione. In generale maggiore è l’accuratezza di stima richiesta, più dettagliate dovranno essere le regole per poter contemplare l’ampia casistica dei sistemi forestali, più pervasive saranno le istituzioni, più onerose risulteranno le procedure e maggiori saranno gli oneri e le risorse necessarie per la costruzione del quadro nazionale.
Nuovi costi a cui l’azienda forestale, comunque, andrà incontro. Per contenere la loro incidenza, laddove è possibile, si suggerisce l’adozione di procedure flessibili, che consentano il riconoscimento dei diritti sulla base di dati di default, oppure, per coloro che intendono raggiungere un livello di precisione maggiore, questi riflettano protocolli precisi ed articolati.
Eseguire investimenti pro-Kyoto implica misurarsi con l’incertezza che caratterizza la loro valutazione. Ciò non riguarda tanto l’evolversi degli scenari futuri circa la domanda e l’offerta, né tanto meno gli aspetti procedurali, riguarda aspetti più operativi inerenti dati e metodi per la stima degli assorbimenti/emissioni delle attività forestali nello scenario
La spendibilità dei crediti oggi è legata unicamente al mercato volontario. L’esperienza mondiale è piuttosto variegata con alcuni operatori che hanno acquisito un ruolo leader, sviluppando standard credibili e assicurando adeguata tracciabilità delle negoziazioni; a livello nazionale, probabilmente, vi è un numero eccessivo di operatori che, muovendosi in modo autonomo ed indipendente, attenuano la loro incisività al punto che taluni ritengono necessaria l’adozione di provvedimenti per allineare i vari standard esistenti.
L’auspicabile MNCC è ancora allo stato embrionale. Un’ipotesi di studio di fattibilitàè in corso di redazione (
Superati questi aspetti, indubbiamente vi è un notevole lavoro da svolgere che dovrebbe condurre alla definizione di istituzioni, regole e procedure in grado di far funzionare questo mercato, con un forte coinvolgimento del mondo scientifico ed istituzionale.
In argomento è opportuno citare la recente sentenza della Corte Costituzionale la quale riconosce alle foreste due diversi profili di interesse, uno strettamente forestale, per cui sono pregnanti le definizioni giuridiche sancite dalle legislazioni regionali, e l’altro strettamente ambientale per cui vale la definizione indicata dal legislatore nazionale. La tematica in questione è nel suo complesso di interesse ambientale, per cui prevale il ruolo nazionale, tuttavia, le tematiche specifiche strettamente connesse al settore forestale debbono coordinarsi anche con il contesto regionale, Si sottolinea, tuttavia, che comunque la definizione sancita dal dlg.vo 227/2001 differisce da quella FAO.
I comparti di carbonio sono cinque: la biomassa viva epigea, la biomassa ipogea, la lettiera, la necromassa ed il carbonio organico dei suoli.
Potenziale nazionale di assorbimento di carbonio attività LULUCF. Fonte: (1) Delibera CIPE 123/2002 e s.m.i.,
Articoli del protocollo di Kyoto | Assorbimento potenziale1(MtCO2eq/anno) | Assorbimentoanno 20082(MtCO2eq) | Assorbimentianno 20092(MtCO2eq) | |||
---|---|---|---|---|---|---|
stimati | conteggiabili | stimati | conteggiabili | |||
Art. 3.3 | Riforestazione naturale | 3.00 | 5.94 | 5.94 | 6.32 | 6.32 |
Afforestazione e riforestazione (vecchi impianti) | 1.00 | |||||
Afforestazione e riforestazione (nuovi impianti) | 1.00 | |||||
Afforestazione e riforestazione (nuovi impianti) su aree soggette a dissesto idrogeologico | 1.00 | |||||
Deforestazione | 0 | |||||
Art. 3.4 | Gestione forestale | 10.20 | 50.73 | 10.20 | 48.45 | 10.20 |
Totale | 16.20 | 57.06 | 16.14 | 54.77 | 16.52 |
Categorie di attività e loro inclusione nel
Categorie di attività | Mercati del carbonio | |
---|---|---|
ET | EU-ETS | |
Produzione e trasformazione di materiali ferrosi | SI | SI |
Industria dei prodotti minerali | SI | SI |
Produzione di pasta di carta, carta e cartone | SI | SI |
Produzione e trasformazione di materiali ferrosi | SI | SI |
Da usi di fonti energetiche (trasporti, civile, manifatturiero, costruzioni, industrie energetiche) | SI | NO |
Processi industriali (industria mineraria, chimica) | SI | NO |
Agricoltura | SI | NO |
Rifiuti | SI | NO |
LULUCF | SI | NO |
Determinazione del saldo nazionale del bilancio del carbonio per il biennio 2008-2010 (dati in MtCO2eq). (a): Le emissioni dell’anno 2008 e 2009 sono dati effettivi (NIR 2010, 2011), mentre quelli del 2010 sono stime (
Descrizione | Anno & periodo | Valori | Saldo | |||
---|---|---|---|---|---|---|
Annui | Periodici | |||||
Emissioni | Assorbimenti e Emissioni ammesse (b) | Emissioni(MtCO2eq) | Assorbimenti e Emissioni ammesse (b) | |||
Emissioni ed assorbimenti nel triennio 2008-2010 (a) | 2008 | 541.50 | 16.14 | 1550.75 | 48.99 | 1501.76 |
2009 | 491.00 | 16.52 | ||||
2010 | 518.25 | 16.33 | ||||
Emissioni ammesse dal PK 2008-2010 su base annua | 2008 | - | 483.44 | - | 1450.32 | -1450.32 |
2009 | - | 483.44 | ||||
2010 | - | 483.44 | ||||
Saldo emissioni ed assorbimenti | 2008-2010 | 1550.75 | 1499.31 | 1550.75 | 1499.31 | 51.44 |
Determinazione del saldo nazionale del bilancio del carbonio per il biennio 2008-2012 (dati in MtCO2eq). (b): vedi didascalia
Descrizione | Anno | Valori | Saldo | |||
---|---|---|---|---|---|---|
Annui | Periodici | |||||
Emissioni | Assorbimenti e Emissioni ammesse(b) | Emissioni | Assorbimenti e Emissioni ammesse(b) | |||
Emissioni ed assorbimenti nel periodo 2008-2012 | 2008 | 541.50 | 16.14 | 2622.13 | 81.65 | 2540.48 |
2009 | 491.00 | 16.52 | ||||
2010 | 518.25 | 16.33 | ||||
2011 | 529.88 | 16.33 | ||||
2012 | 541.50 | 16.33 | ||||
Emissioni ammesse dal PK 2008-2012 su base | 2008 | - | 483.44 | - | 2417.20 | -2417.20 |
2009 | - | 483.44 | ||||
2010 | - | 483.44 | ||||
2011 | - | 483.44 | ||||
2012 | - | 483.44 | ||||
Saldo emissioni ed assorbimenti | 2008-2012 | 2622.13 | 2498.85 | 2622.13 | 2498.85 | 123.28 |
Quantificazione del costo della compensazione attraverso l’acquisto di quote di CO2eq ET_PK. (UdM): unità di misura.
Descrizione | UdM | Valori |
---|---|---|
Emissioni nazionali in eccesso rispetto al |
MtCO2eq | 123.28 |
Valore unitario delle quote (1 AAU) | €/tCO2eq | 10.00 |
Valore monetario della compensazione al termine del periodo 2008-2012 con l’acquisto di quote di CO2eq sul ET-PK | € | 1 232 800 000.00 |
Quantificazione in volume ed in valore dell’effetto trascinamento al secondo periodo d’impegno. (UdM): unità di misura.
Descrizione | UdM | Valori |
---|---|---|
Emissioni nazionali in eccesso rispetto al |
MtCO2eq | 123.28 |
Maggiorazione dovuta per le emissioni in eccesso (+30%) | MtCO2eq | 36.98 |
Surplus di emissioni del primo periodo di impegno da compensare nel periodo post-2012 | MtCO2eq | 160.26 |
Valore unitario delle quote (1 AAU) | €/tCO2eq | 10.00 |
Valore monetario dell’effetto trascinamento | € | 1 602 640 000.00 |
Effetto compensazione e trascinamento connesso con gli impegni di Kyoto.
Con la pubblicazione del reporting per il PK relativo agli anni 2008 e 2009 (
Per il solo anno 2009, l’ammontare delle emissioni (+491 MtCO2eq) risulta inferiore alla somma della quota media annua di emissioni sancita dal PK (-483.44 MtCO2eq) e del contributo delle attività LULUCF (-16.52 MtCO2eq), generando un saldo di circa -9 MtCO2eq.
Considerando il periodo 2008-2010 si evidenzia invece un eccesso di emissioni pari a 51.44 MtCO2eq (
La compensazione di questo
Ragionando con riferimento all’intero periodo di impegno 2008-2012, le ipotesi presenti in letteratura sostengono che l’Italia nel biennio 2011-2012 dovrebbe ritornare ai livelli delle emissioni del 2008 (
In questo caso la compensazione potrebbe conseguirsi percorrendo una delle seguenti strategie:
acquistare al termine del periodo 2008-2012 sul ET-PK le corrispondenti quote di CO2eq. Per le finanze pubbliche nazionali ciò significherebbe sopportare una spesa aggiuntiva di 1 232 800 000.00 € (
demandare la loro compensazione al prossimo periodo di impegno. Al totale delle emissioni eccedentarie stimate (123.28 MtCO2eq) si sommerebbe la maggiorazione del 30% quale penalità prevista dal PK, pari a +36.98 MtCO2eq, generando un effetto trascinamento al prossimo periodo di impegno per un totale di 160.26 MtCO2eq (