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The OWAS Method. Preliminary results for the evaluation of the risk of work-related musculo-skeletrical disorders (WMSD) in the forestry sector in Italy

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 2, Pages 242-255 (2005)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0294-0020242
Published: Jun 08, 2005 - Copyright © 2005 SISEF

Research Articles

Guest Editors: RI.SELV.ITALIA - MiPAF Project
« Shared Research Program on Silviculture in Italy »
Collection/Special Issue: Massimo Bianchi

Abstract

The article examines the OWAS method (Ovako Working-postures Analysis System) and its use for the evaluation of the risk of WMSD. In particular, a derived application has been validated in some case studies concerning forest harvesting both in mountain environment (silvicultural interventions in coniferous stands) and in flatland yards (final cut in poplar plantations). The variant of the method allows to attribute a specific class of risk to the postures assumed during the job and to calculate the relevant index of risk on the bases of the time frequency (by a multi-moment time study). The above index is expressed as a weighted value that ranges from 100 to 400 and the value obtained corresponds to a proportional level of risk and a consequent interventions to be implemented. Yards related to harvesting in coniferous stand have highlight an higher level of risk compared to those of poplar, with an average value of the OWAS index that respectively reached 191 and 140. In the first case the more critical operational phase was the on-site processing, while the slope and the morphology of the site have considerably influenced the assumption of inadequate postures by workers. In the yards of poplar the phases connected to the mayor risk were instead the falling operation followed by the logs measurement. The application of the OWAS method as it is proposed in this study, enables to acquire both ergonomic and yield information and to asses data in terms of working activity, job phase or single operator. It appears therefore a valid tool for the evaluation of the examined risk and could be usefully diffuse, like already happens in other countries, as an alternative or as a mean of comparison to other reference methods that register some problems of application in the forestry activities.

Keywords

Risk assessment, Owas method, Forestry yards, Poplar harvesting, Musculo-skeletrical disorders

Introduzione 

Le patologie muscolo-scheletriche (individuate anche con l’acronimo WMSD dall’inglese Work related Musculo Skeletal Disorders) rivestono notevole importanza nell’ambito delle malattie professionali ed interessano molti settori produttivi. Esse derivano da danni muscolari o articolari conseguenti ad eventi traumatici, a prolungato sovraccarico dell’apparato ostemuscolometrico o a microtraumi ripetuti nel tempo ([31]).

Pur essendo presenti in vari ambiti produttivi compiti o mansioni ad elevato rischio di patologie muscoloscheletriche, tali danni sono in particolare rilevanti nei settori in cui la forza muscolare umana è tuttora impiegata per svolgere azioni di sostegno o movimentazione manuale di carichi o dove le particolari condizioni operative impongono il mantenimento di posture faticose, quali l’edilizia, l’agricoltura e la forestazione.

Il presente lavoro intende fornire un contributo per la valutazione del rischio in oggetto, la cui prevenzione riveste una particolare importanza, considerato che le patologie ad esso connesse, pur avendo per lo più un decorso subclinico che sfugge alle statistiche ufficiali, possono compromettere la salute degli operatori e limitarne la capacità lavorativa e la qualità della vita.

In letteratura sono noti numerosi metodi per la valutazione di questo tipo di rischio, fra i quali i più apprezzati sono quelli di analisi posturale ([23]). In questo contesto, il metodo OWAS (Ovako Working-posture Analysis System), ampiamente adottato all’estero ma relativamente poco conosciuto nel nostro Paese, consente di individuare all’interno di un ciclo produttivo le operazioni e/o fasi potenzialmente pericolose per il sistema muscoloscheletrico, quantificandone il livello di rischio. Si tratta di un metodo di tipo osservazionale che si è diffuso per la sua semplicità in termini di rilevamento ed elaborazione dati, e che si mostra particolarmente idoneo per la valutazione dei rischi in attività in cui vengono svolte mansioni che richiedono uno sforzo fisico rilevante.

Nel caso specifico si è inteso valutare il metodo OWAS in due tipologie di cantieri di utilizzazione forestale, ciascuno analizzato in due ripetizioni, per un totale di quattro casi di studio. Il primo ambito di applicazione ha riguardato interventi di taglio selettivo svolti in Valle d’Aosta su popolamenti di conifere del piano montano, in condizioni ambientali di difficoltà medio-elevata. Il secondo è rappresentato da cantieri di utilizzazione in pioppeti della pianura torinese. Tale scelta è stata motivata dall’interesse a rappresentare due situazioni tipiche per il settore considerato ma fortemente differenziate fra loro in termini di contesto ambientale, tipo di lavoro e caratteristiche della manodopera.

Quadro conoscitivo generale 

Le patologie muscolo-scheletriche acute e croniche possono essere originate dalle seguenti attività ([35]):

  • l’esecuzione di uno sforzo muscolare per movimentare o sostenere un oggetto in modo ripetitivo o prolungato (ad esempio, segare manualmente un tronchetto o movimentare una carriola);
  • l’assunzione ed il mantenimento di posture inadeguate in maniera reiterata e/o prolungata (ad esempio, stare seduti davanti ad un videoterminale piegando la schiena o il collo, mantenere la schiena piegata durante la messa a dimora di piantine ecc.);
  • l’esecuzione di uno sforzo muscolare elevato per sollevare, spingere, tirare un carico o per azionare un utensile pesante (ad esempio, tirare la fune di un verricello in salita, movimentare manualmente un tronco, ecc.);
  • l’esposizione a vibrazioni trasmesse da macchine ed utensili (quali quelle determinate dalla motosega al segmento braccio-polso o dal sedile del trattore alla colonna vertebrale);
  • la movimentazione manuale di carichi sbilanciati, durante la quale movimenti imprevisti possono provocare intense sollecitazioni al sistema muscolo-scheletrico.

Anche cadute e altre forme di perdite dell’equilibrio, quali scivolamenti o incespicamenti, particolarmente frequenti in ambito forestale, possono determinare patologie dorso-lombari a carico degli arti inferiori ([28], [6]).

Numerose statistiche condotte nei Paesi di lingua tedesca hanno rilevato che mediamente tra il 30 e 40% degli addetti del settore forestale soffre di patologie della colonna vertebrale o dell’apparato locomotorio ricollegabili a prolungate e/o reiterate azioni di sollevamento di carichi o all’assunzione di posture inadeguate nell’ambito dell’attività lavorativa ([32]). In Nuova Zelanda recenti studi, svolti sulla base di indagini quinquennali, riportano che in media il 20% degli incidenti nelle operazioni di utilizzazione forestale ed il 30% in quelle selvicolturali (attività di vivaio, rimboschimenti, sfolli ecc.) comportano intense sollecitazioni muscolo-scheletriche, che per un terzo interessano il rachide lombare ([6]). Analoghi risultati sono stati ottenuti da indagini sui cantieri forestali del Nord e Centro Italia condotte da vari Autori ([13], [4], [5]). In quest’ambito, l’uso della motosega e la movimentazione manuale del legname svolta in condizioni di equilibrio instabile, a causa della pendenza del terreno o del fondo scivoloso, facilitano l’insorgere di tali patologie ([14]). Anche mansioni tradizionalmente considerate leggere, e per questo delegate al personale femminile, quali la messa a dimora di piantine e il diserbo manuale, possono comportare l’assunzione di posture scomode e quindi a rischio per l’insorgenza di patologie dorso-lombari acute e croniche ([8]).

A livello nazionale, recenti indagini hanno confermato che la lombalgia da sforzo costituisce una delle affezioni possibili nelle industrie di prima lavorazione del legno ([3], [7]).

Riferimenti tecnico-legislativi 

Negli ultimi anni sono state emanate varie Direttive europee e Leggi nazionali che regolamentano le attività produttive con il fine di ridurre gli incidenti e prevenire le patologie legate all’ambiente di lavoro. In particolare, il D.Lgs. 626/94 ([2]), richiamando ed integrando precedenti provvedimenti legislativi, ha concepito un sistema di prevenzione che si articola in attività di valutazione dei rischi e di formazione ed informazione degli operatori volte ad assicurare la sicurezza e l’igiene dei luoghi di lavoro. Fra gli elementi innovativi del suddetto decreto vi è l’attenzione specifica per l’ergonomia, intesa sia come misura generale di tutela (art. 3 sub f ’rispetto dei principi ergonomici della concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro monotono e ripetitivo’), sia come strumento specifico per ridurre i rischi di lesioni, acute e croniche, al sistema muscolo-scheletrico (artt. 47, 48, 49).

Tali principi sono codificati anche dalla normativa tecnica, in base alla quale ’il lavoro deve essere concepito in maniera da evitare ogni sforzo inutile o comunque eccessivo dei muscoli, delle articolazioni e degli apparati respiratorio e circolatorio ’. Occorre infatti fare in modo che l’impegno muscolare richiesto sia adeguato alle capacità fisiche dei lavoratori, che il lavoro venga eseguito dai fasci muscolari più appropriati favorendone l’attività dinamica rispetto a quella statica ed evitando di mantenere la contrazione prolungata nel tempo di uno stesso muscolo. L’operatore deve inoltre poter lavorare assumendo possibilmente più di una postura e favorendo quelle in cui la colonna vertebrale non risulta curvata ([33], [11]).

Le linee guida regionali per l’applicazione del titolo V del citato decreto legislativo consigliano di valutare in modo oggettivo il rischio di lesioni dorso-lombari con il metodo NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) in una versione modificata rispetto a quella americana ([36], [30]). Per ogni azione di sollevamento questo metodo prevede di determinare il ’peso limite raccomandato’ (peso sollevabile fino ad 8 ore al giorno da un lavoratore sano senza comportare un aumento del rischio di patologie a carico della colonna) utilizzando un’equazione che, a partire da un peso massimo sollevabile in condizioni ottimali, considera l’eventuale presenza di parametri sfavorevoli aggiungendo fattori di demoltiplicazione compresi fra zero ed uno. Il rapporto tra il peso effettivamente sollevato e il peso limite raccomandato definisce poi l’indice di sollevamento (indicatore sintetico del livello di rischio), il cui valore finale determina gli interventi preventivi da attuare ([17]). In quanto basato su valutazioni e misure applicabili a movimenti del corpo predefiniti, il metodo NIOSH è particolarmente idoneo per valutare compiti di sollevamento ripetuti ed in un certo senso standardizzati. Risulta invece poco appropriato per valutare il rischio connesso alla movimentazione manuale di carichi quando il lavoro non è rigidamente determinato nell’ambito di catene di montaggio o linee di produzione ma, adattandosi a condizioni ambientali diversificate e variabili, si articola in un ampio numero di posture corporee non rigidamente predeterminate, che possono variare da un individuo all’altro in base alle caratteristiche di altezza, peso, età, capacità professionale, ecc. Alcune difficoltà di applicazione del metodo NIOSH nell’ambito dell’industria di trasformazione dei prodotti forestali sono già state illustrate dagli Autori relativamente alla stuccatura di pannelli a base di legno ([15]).

A livello internazionale, per valutare il rischio di patologie muscolo-scheletriche vengono impiegati numerosi altri metodi di natura biomeccanica ([23]). Alcuni di questi, detti di analisi posturale, sono stati concepiti per valutare il rischio di danno al sistema muscolare ed alla colonna vertebrale sulla base delle posture assunte nell’arco della giornata lavorativa.

Fra i vari metodi disponibili, nel presente articolo viene preso in considerazione il metodo OWAS, sviluppato per le industrie dell’acciaio e successivamente validato e divulgato a cura del Centre for Occupational Safety di Helsinky ([22], [25]). Tale metodo, sebbene non nuovo, è uno dei più utilizzati a livello internazionale (in Giappone, Taiwan, Australia, Brasile, Germania, Austria ecc.) in molti settori produttivi, dall’edilizia al settore navale a quello agricolo e forestale ([8], [12], [21], [24], [29], [32]), anche in associazione o confronto con il NIOSH ([34]).

A prescindere da obblighi normativi, che per il momento interessano solo in parte il settore agro-forestale[1], la diffusione di un metodo di analisi ergonomica di facile applicazione appare di grande interesse anche nell’ambito della ricerca e della formazione professionale a supporto di attività di prevenzione ed informazione sul rischio in esame.

Metodo Owas 

Principi

Il metodo schematizza le possibili posture assunte da un lavoratore in varie configurazioni basate sulla posizione di schiena, braccia, gambe e sull’entità del peso sollevato. Ciascuna configurazione viene contraddistinta da un codice (come illustrato in seguito) e classificata, in riferimento a indagini statistiche e principi biomedici, in quattro classi di rischio di lesioni e/o patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. In funzione della classe di rischio della postura assunta e della sua frequenza lungo la giornata lavorativa, una variante del metodo OWAS ([27]) consente di calcolare un indice che esprime numericamente e sinteticamente il livello di criticità dell’attività svolta.

Da un punto di vista strettamente ergonomico, il metodo si basa sul principio secondo il quale, entro determinati limiti di peso sollevati, la principale causa di sollecitazioni ed eventuali danni per l’apparato muscolo-scheletrico è l’impegno muscolare statico, soprattutto se associato ad un’errata posizione della schiena. Quest’ultimo dipende dal numero e dalle dimensioni delle masse muscolari interessate, dalla frequenza e durata delle loro contrazioni e dall’entità dell’eventuale forza applicata, e può condizionare sfavorevolmente anche il funzionamento del sistema respiratorio e circolatorio ([25]).

Studi biomeccanici hanno dimostrato che, a parità di peso sollevato e di durata dell’azione, la posizione della schiena influenza in maniera significativa le sollecitazioni a livello intervertebrale (Fig. 1). La soglia di rischio di danno, valutata in 3.5 kN, può essere facilmente raggiunta anche sollevando masse relativamente modeste, come è possibile osservare dalla Fig. 2 ([20] in [32]).

Fig. 1 - Compressione dei dischi intervertebrali in concomitanza della curvatura della colonna: a sinistra, postura da evitare; a destra, postura corretta (rielaborata da AA.VV. 1994a).

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Fig. 2 - Andamento delle sollecitazioni di compressione sul segmento vertebrale L5-S1 in funzione del peso sollevato (rielaborato da [20]).

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Classificazione delle posture e attribuzione della classe di rischio

Nell’ambito del metodo Owas, le posture assunte dal lavoratore vengono scomposte in base alla posizione di schiena, braccia e gambe e viene loro assegnato un valore numerico secondo lo schema di Fig. 3. Una quarta cifra viene attribuita in funzione del peso sollevato. Ciascuna postura è quindi contraddistinta da un codice a quattro cifre come esemplificato in Fig. 4. [In alcuni casi può essere inserito un quinto codice che descrive la posizione del collo e della testa, eventualmente anche in sostituzione di quello relativo al peso sollevato ([18], [24])].

Fig. 3 - Schema base delle posizioni OWAS per schiena, braccia e gambe (rielaborato da [26]).

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Fig. 4 - Operaio forestale impegnato nell’abbattimento di un larice. La postura viene descritta con il codice 4151 in quanto la schiena è leggermente curva in avanti ed in torsione (4), le braccia sono sotto il livello delle spalle (1), le gambe piegate con il peso distribuito asimmetricamente (5), viene sostenuta una motosega di peso inferiore ai 10 kg (1). La classe di rischio di questa postura è 4. Si noti l’avambraccio destro correttamente appoggiato sul ginocchio per scaricare parte del peso della motosega, mentre la visiera è lasciata erroneamente in posizione alzata.

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Le posture codificate dal metodo OWAS sono state classificate da un gruppo di esperti in quattro classi che rispecchiano il livello di rischio nei confronti di patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Le posture di classe 1 non determinano problemi mentre, all’estremo, quelle di classe 4 comportano rischi elevati di sindromi muscolo-scheletriche. Nella classe 1 sono incluse le posture considerate normali e naturali e che quindi comportano sollecitazioni sull’apparto osteo-muscolare considerate accettabili. La classe 2 riguarda posture potenzialmente dannose, per le quali è consigliabile adottare misure migliorative. La classe 3 identifica posture che determinano sicuramente effetti dannosi sul sistema muscolo-scheletrico, ovvero situazioni in cui è necessario intervenire il prima possibile. Nella classe 4 rientrano, infine, le posture che comportano sollecitazioni molto dannose, per cui devono essere presi immediati provvedimenti al fine di modificare le modalità operative, le attrezzature utilizzate o la posizione di lavoro degli addetti interessati.

Qualora si riscontrino posizioni del corpo non incluse nello schema di Fig. 3, come ad esempio quella di un uomo seduto con i piedi all’altezza del bacino o sdraiato, viene automaticamente attribuita la classe 4.

Immettendo il codice a 4 cifre identificativo della postura in una tabella a più entrate, si può determinare agevolmente la classe di rischio relativa a ciascuna posizione (Fig. 5).

Fig. 5 - Tabella, ad entrata multipla, per determinare la classe di rischio di patologie muscoloscheletriche in base alla postura (rielaborazione da [25]).

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La valutazione con il metodo Owas va effettuata ad intervalli di tempo fissi e predefiniti la cui durata può variare in funzione degli obiettivi previsti. Ovviamente, ad un minor intervallo corrisponde una maggiore accuratezza dell’indagine; in genere è consigliabile adottare intervalli compresi tra pochi secondi e qualche minuto con una durata complessiva di rilievo pari ad almeno mezzora o comunque in grado di coprire l’intera sequenza di operazioni che caratterizzano l’attività svolta. A tale scopo può essere utile far ricorso a strumenti (macchina fotografica o videocamera) che consentono di registrare in campo le immagini delle diverse posture assunte durante il lavoro e di classificarle successivamente a tavolino. Nella sua forma tradizionale il metodo Owas permette quindi di acquisire le osservazioni delle varie posture, codificarle, attribuirgli la relativa classe di rischio e calcolare la percentuale con cui ogni classe ricorre nello svolgimento di una determinata attività o nelle diverse fasi in cui questa è stata eventualmente suddivisa.

Un esempio di applicativo informatico basato sul metodo Owas, che prevede l’elaborazione automatica delle suddette analisi, è disponibile in lingua inglese sul sito: ⇒ http:/­/­turva.me.tut.fi/­owas/­

Calcolo dell’indice di rischio

Dopo aver determinato, su un campione significativo di osservazioni, le posture assunte dai lavoratori nell’arco della giornata ed aver attribuito a ciascuna di esse la corrispondente classe di rischio, è possibile calcolare l’indice di rischio per ciascuna operazione o mansione svolta in base alla frazione temporale trascorsa dall’operatore nelle diverse posture. La formula per il calcolo dell’indice attribuisce un diverso “peso” alle osservazioni, in funzione della classe di rischio nella quale esse ricadono ed in funzione della loro durata, secondo il presupposto che le posizioni sfavorevoli sono tanto più pericolose quanto più a lungo vengono mantenute.

L’indice di rischio OWAS viene quindi calcolato con la seguente formula (eqn. 1):

\begin{equation} I = (a \cdot 1 + b \cdot 2 + c \cdot 3 + d \cdot 4) \cdot 100 \end{equation}

dove a è la frequenza percentuale di osservazioni nella classe 1 di rischio; b è la frequenza percentuale di osservazioni nella classe 2 di rischio, c è la requenza percentuale di osservazioni nella classe 3 di rischio, d è la frequenza percentuale di osservazioni nella classe 4 di rischio; 1, 2, 3 e 4 sono valori di ponderazione per le rispettive classi di rischio.

In questo modo, se il 100% delle osservazioni effettuate è rappresentato da posture di classe 1, l’indice di rischio assume il valore 100 (ossia il minimo previsto), ad indicare che l’operatore in esame non rientra tra i soggetti a rischio di patologie muscolo-scheletriche; viceversa, se il 100% delle osservazioni rappresenta posizioni di classe 4, l’indice è pari a 400 (il massimo possibile) ed indica una situazione di massimo rischio.

Quando un’operazione (o fase di lavoro) prevede l’assunzione di varie posture, il metodo OWAS permette di valutare l’incidenza di quelle considerate più sfavorevoli e fornisce il risultato della loro combinazione temporale, espresso come valore ponderato compreso fra 100 e 400. Allo stesso modo si procede per calcolare l’indice di rischio complessivo di un insieme di fasi o operazioni. In Tab. 1 è riportato, a titolo esemplificativo, il calcolo dell’indice per le operazioni di allestimento dei vari assortimenti legnosi ritraibili dall’utilizzazione di un pioppeto al termine del suo ciclo colturale. Indipendentemente dal valore riscontrato, è comunque necessario verificare la presenza di posture appartenenti alle classi 3 e 4 e individuare le operazioni o il personale coinvolto adottando tempestivi provvedimenti per eliminare o ridurre il rischio associato. Tale applicazione del metodo, richiedendo una valutazione della distribuzione temporale delle posture assunte, prevede normalmente il rilievo dei tempi di lavoro secondo la tecnica delle “osservazioni ad intervalli regolari” (multi-moment time study), i cui risultati possono essere utilizzati anche per il calcolo della produttività del processo considerato ([9]).

Tab. 1 - Esempio del calcolo dell’indice di rischio per l’operazione di depezzatura nell’utilizzazione a fine turno di un pioppeto.

Fase Schema della posizione Codice OWAS Classe di rischio Numero di osservazioni Percentuale di osservazioni sul totale Indice di rischio della fase
Depezzatura - 1121 1 18 24% Percentuale di osservazioni di classe 1 per 1, più percentuale di osservazioni di classe 2 per 2.


26x1+73x2=172

ovvero

(24+1+1)x1+(68+5)x2=172
-
- 1171 1 1 1%
- 2121 2 50 68%
- 2131 2 4 5%
- 3121 1 1 1%

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Prime applicazioni 

Descrizione dei cantieri

I dati stazionali e selvicolturali dei cantieri oggetto di studio sono riportati in Tab. 2.

Tab. 2 - Sintesi delle informazioni relative ai cantieri esaminati. (1) S.W.S. = Short Wood System; T.L.S. = Tree Length System. (2): Secondo la classificazione di Hippoliti ([19]).

Comune Challand-Saint Anselme
(AO)
Brusson
(AO)
Volvera
(TO)
Cervignasco
(CN)
Quota (m) 1600-1900 1600-1900 300 300
Pendenza (%) 60-80 40-60 0 0
Superficie (ha) 8 8.5 0.8 1.8
Accidentalità del terreno Fortemente accidentato Mediamente accidentato Non accidentato Non accidentato
Specie principali Pino silvestre, larice Larice, abete rosso, pino silvestre Pioppo Pioppo
Tipo di intervento Taglio di sementazione Diradamento selettivo Taglio a raso Taglio a raso
Dimensioni medie delle piante lavorate (m3) 1.1 0.8 1.8 1.7
Entità del prelievo(% provvigione) ca 50%

(provv: 300 m3 ha-1)
ca 30%

(provv: 200 m3 ha-1)
100%

(provv: 260 m3 ha-1)
100%

(provv: 260 m3 ha-1)
Metodo di lavoro(1) Misto S.W.S/T.L.S. Misto S.W.S/T.L.S. S.W.S. S.W.S.
Livello di meccanizzazione(2) Iniziale con uso della sola motosega Iniziale con uso della sola motosega Iniziale con uso della sola motosega e possibilità di impiego del trattore sul cantiere Iniziale con uso della sola motosega e possibilità di impiego del trattore sul cantiere

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I primi due cantieri esaminati hanno riguardato due popolamenti misti di larice ed abete rosso, siti rispettivamente nei Comuni di Challand-Saint Anselme e Brusson (AO), in cui erano in corso tagli di sementazione, diradamento e fitosanitari. L’intervento, svolto in ambiente montano, aveva un obiettivo colturale ed era eseguito in economia da personale forestale dipendente della Regione Valle d’Aosta. In entrambi i cantieri operava una squadra di cinque uomini. Le piante abbattute con l’ausilio di cunei, leva o paranco, venivano sramate, svettate e parzialmente scortecciate sul letto di caduta, per poi essere successivamente esboscate in parte per avvallamento ed in parte con trattore e verricello (sistema di lavoro Tree Lenght System). Per le operazioni di abbattimento ed allestimento, che comprendevano una scortecciatura parziale, la produttività registrata variava fra 3 e 4 metri cubi al giorno per unità lavorativa (m3/d UL) ([10]).

Sono poi stati analizzati due cantieri di utilizzazione del pioppo, nella pianura tra Torino e Cuneo, in situazioni stazionali ed operative di maggior facilità. In questo caso i cantieri erano rispettivamente ubicati nei Comuni di Volvera (TO) e Cervignasco (CN), in particelle pianeggianti, nelle adiacenze di una strada camionabile asfaltata. Qui operava una ditta privata che, acquistato il lotto in piedi, provvedeva ad abbattere ed esboscare il legname, vendendo gli assortimenti direttamente alle industrie di prima trasformazione. Il metodo di lavoro applicato prevedeva l’abbattimento, la sramatura e depezzatura eseguite con la motosega, l’assortimentazione del legname sul letto di caduta ed il carico dei toppi direttamente sui mezzi di trasporto con l’ausilio di trattrici con caricatore a braccio idraulico o mezzo semovente gommato.

Tale ciclo rappresenta il metodo tradizionale per l’utilizzazione dei pioppeti; la possibilità di utilizzo di mezzi meccanici per la movimentazione degli assortimenti sul letto di caduta, consente di ridurre l’impegno fisico rispetto al caso esaminato in precedenza. Le produttività giornaliere si aggirano in questo tipo di cantieri intorno a 15-20 t (24 m3 circa) per unità lavorativa ([16]).

Rilievi

La valutazione dei rischi connessi alle varie operazioni esaminate è stata svolta a mezzo di riprese sequenziali eseguite con una fotocamera digitale. L’intervallo fra le successive osservazioni è stato fissato in circa 10 minuti primi per ragioni pratiche, legate sia alla capacità di memoria della macchina fotografica sia alle possibilità operative del rilevatore, che essendo impegnato contemporaneamente nella registrazione dei tempi di lavoro e di altri dati, non era in grado di eseguire osservazioni con maggior frequenza.

Il rilevamento aveva lo scopo di campionare le posture collegate con le principali operazioni svolte e di determinarne la distribuzione temporale durante la giornata lavorativa. Quest’ultimo dato è stato verificato con quello ottenuto dall’analisi dei tempi di lavoro che prevedeva osservazioni ogni 20-30 secondi e quindi con frequenza assai superiore. Detta analisi è stata condotta con la tecnica delle ’osservazioni ad intervalli regolari’, già utilizzata dagli Autori in precedenti indagini sperimentali.

Nel complesso sono state rilevate circa 500 posture per i cantieri valdostani e circa 400 per quelli piemontesi. È stato quindi predisposto un foglio elettronico di calcolo in cui sono state inserite le principali informazioni connesse al lavoro svolto, il codice OWAS e la relativa classe di rischio. Per ogni fase e sottofase sono state individuate le posture tipiche ed è stata attribuita una classe di rischio. La durata di ciascuna fase è stata determinata utilizzando i dati provenienti dal rilevamento dei tempi di lavoro, che peraltro sono risultati in linea con quelli ricavati dall’analisi della successione delle immagini fotografate, salvo per le fasi più brevi dove tra i due sistemi è emerso uno scostamento significativo.

È stato così possibile determinare le frequenze di osservazione relative alle quattro classi di rischio in funzione di vari parametri quali l’operaio osservato, l’operazione svolta ecc..

Con i suddetti dati di frequenza è poi stata applicata la formula per la determinazione dell’indice Owas.

Risultati e discussione 

La ripartizione delle osservazioni posturali per classe di rischio e l’indice OWAS per i quattro cantieri esaminati sono riportati in Tab. 3. Si può immediatamente osservare che i cantieri in ambiente montano, seppur limitati alle sole operazioni di abbattimento ed allestimento, sono caratterizzati da un maggiore numero di posture a rischio. In particolare, nel cantiere di Challand un terzo delle osservazioni è in classe 3 e richiede quindi interventi migliorativi nel breve periodo.

Tab. 3 - Ripartizione delle osservazioni posturali per classe di rischio e relativo indice OWAS.

Cantiere Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Totale N° Indice di rischio
% % % %
Conifere 64 34% 64 34% 60 31% 1 1% 189 199
Challand (AO)
Conifere 111 36% 143 46% 54 17% 2 1% 310 183
Brusson (AO)
Pioppo 144 64% 72 32% 9 4% 0 0% 225 140
Cervignasco (CN)
Pioppo 88 62% 50 35% 4 3% 0 0% 142 141
Volvera (TO)

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In Tab. 4 e Tab. 5 sono riportati gli stessi valori calcolati per singola operazione e fase nei due tipi di cantieri.

Tab. 4 - Ripartizione delle osservazioni posturali per classe di rischio e indice OWAS per operazioni e fasi inerenti tagli di sementazione e di diradamento in soprassuoli di conifere nei Comuni di Challand-Saint Anselme e Brusson (AO).

Operazione Fase Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Totale N° Indice di rischio
% % % %
Abbattimento Scortecciatura 3 33 6 67 0 0 0 0 9 167
Esecuzione del taglio 22 31 35 49 14 20 0 0 71 189
Atterramento 5 36 8 57 1 7 0 0 14 171
Regolarizzazione della ceppaia 1 17 2 33 3 50 0 0 6 233
Tempi netti accessori 14 54 8 31 3 11 1 4 26 165
Totale abbattimento 45 36 59 47 21 16 1 1 126 182
Allestimento Sramatura con motosega 24 41 21 35 14 24 0 0 59 183
Allestimento rami 21 37 24 42 12 21 0 0 57 184
Allestimento toppi 15 33 14 31 16 36 0 0 45 202
Depezzatura 15 29 28 55 7 14 1 2 51 188
Misurazione 3 21 10 72 1 7 0 0 14 186
Scortecciatura 6 11 31 56 18 33 0 0 55 222
Rotazione pezzi 6 43 2 14 6 43 0 0 14 200
Intestatura 4 22 9 50 5 28 0 0 18 206
Tempi netti accessori 9 45 10 50 1 5 0 0 20 160
Totale allestimento 103 31 149 45 80 24 1 0 333 193
Altri tempi Trasferimento 10 72 3 21 1 7 0 0 14 135
Pre concentramento 3 19 3 19 9 56 1 6 16 249
Ripulitura area 6 43 7 50 1 7 0 0 14 164
Totale altri tempi 19 43 13 30 11 25 1 2 44 186
Totale tempi netti 167 33 221 44 112 22 3 1 503 191
Tempi morti 10 55 7 39 1 6 0 0 18 151
Totale complessivo 177 34 228 44 113 21 3 1 521 189

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Tab. 5 - Indice OWAS per operaio nel cantiere di Cervignasco (CN).

Operaio Mansione prevalente Ripartizione percentuale delle osservazioni Indice di rischio
Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4
Operaio 1 Abbattimento 68% 8% 24% 0% 156
Operaio 2 Depezzatura 62% 38% 0% 0% 138
Operaio 3 Depezzatura 45% 55% 0% 0% 155
Operaio 4 Misura 52% 45% 3% 0% 151
Operaio 5 Carico 88% 12% 0% 0% 112
Operaio 6 Guida di mezzi 100% 0% 0% 0% 100
Operaio 7 Concentramento manuale 50% 43% 7% 0% 157

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Per quel che riguarda ancora i cantieri relativi ai boschi di conifere si nota che la fase più critica è l’allestimento, in quanto comporta operazioni caratterizzate da indici di rischio elevati, quali la scortecciatura e la rotazione e movimentazione dei toppi. La pendenza e la morfologia irregolare del terreno obbligano inoltre l’operatore ad assumere posture faticose.

Come si evince dalla Tab. 5, nei cantieri di utilizzazione del pioppo l’operazione più gravosa è invece l’abbattimento, seguita dalla fase di misurazione dei toppi. Quest’ultima mansione, in particolare, pur presentando poche osservazioni nelle classi di rischio elevate (5% in classe 3), costringe l’operatore ad assumere a lungo posture caratterizzate dalla curvatura della colonna vertebrale (70% delle osservazioni in classe 2) e ciò può determinare l’insorgere di patologie muscoscheletriche. Essendo peraltro svolta con modalità simili a quelle dei cantieri di montagna, questa fase presenta un indice di rischio analogo (180 rispetto a 186).

Per quanto riguarda l’abbattimento si può osservare che il valore particolarmente elevato è legato anche alle specifiche modalità operative adottate nel caso del pioppo. Infatti, per questa specie si applica generalmente una tecnica che prevede la realizzazione di una tacca di direzione di altezza ridotta e piuttosto profonda, da 1/2 a 2/3 del diametro, seguita da un taglio di abbattimento eseguito velocemente e senza rilascio della cerniera. Tale tecnica consente di velocizzare l’abbattimento, indirizzando, nei casi favorevoli, le piante nella direzione voluta anche senza l’ausilio del braccio spingitronchi applicato al trattore. Essa si basa, però, su un equilibrio di forze piuttosto precario e la sua esecuzione, possibile solo con piante baricentriche o che pendono già nella direzione di caduta prevista, non è esente da rischi per l’incolumità fisica degli operatori, a causa del possibile verificarsi di scosciature del toppo basale.

Per quanto riguarda i tempi morti, le posture in classe 2 sono ricollegabili alle operazioni di manutenzione delle macchine e in particolare della motosega, durante le quali l’operatore assume spesso una posizione china a terra (per affilare la catena) con un indice sfavorevole (comportamento evitabile mediante l’utilizzo di apposite morse di affilatura da apporre sui ceppi o tronchi abbattuti).

Nel complesso, i risultati ottenuti sono in linea con i dati di altre ricerche, che individuano nelle fasi di esecuzione del taglio di abbattimento, sramatura, misurazione e depezzatura le fasi più onerose con valori dell’indice OWAS anche numericamente simili a quelli riscontrati nel presente lavoro e compresi tra 180 e 230 nell’abbattimento ed allestimento manuale con motosega e tra 130 e 170 nei cantieri parzialmente meccanizzati, con un trattore a supporto dell’operaio che effettua l’abbattimento ([18], [32]).

Per quanto attiene invece alle differenze individuali di comportamento e modus operandi, anche in questo caso come in altri reperibili in letteratura, a parità di operazione sono state rilevate variazioni dell’indice OWAS contenute nel 10% circa. Ad esempio, nella depezzatura dei fusti di pioppo i due addetti hanno fatto registrare valori di 138 e 155. Ciò significa che la postura del primo operaio è più corretta da un punto di vista ergonomico di quella assunta dal secondo. Questa differenza dà spazio ad eventuali interventi di formazione del personale per far sì che tutti imparino ad adottare procedure e modalità operative più adeguate dal punto di vista della sicurezza e prevenzione sanitaria.

L’indice OWAS può essere infatti calcolato anche per singolo operatore, al fine di valutare l’esposizione individuale al rischio qualora vi sia una specializzazione di mansioni nell’ambito del cantiere, come ad esempio nelle utilizzazione dei pioppeti (vedi Tab. 6). Qui, a differenza delle squadre valdostane, dove ciascun operaio esegue lo stesso tipo di lavoro operando individualmente, le varie fasi vengono tendenzialmente svolte da operatori diversi e specializzati nella mansione. Così l’abbattimento è attuato sempre dallo stesso operatore, che è soggetto ad un rischio maggiore degli altri operai, pur alternando tale fase con altre nell’ambito del cantiere. Gli addetti alla conduzione dei mezzi, per contro, mantenendo una posizione seduta per la maggior parte del lavoro evidenziano un valore minimo dell’indice. Nel caso specifico occorre però ricordare che tale tipo di operatori sono soggetti alle vibrazioni trasmesse dal sedile del trattore al segmento dorso lombare e quindi il rischio di contrarre patologie muscoloscheletriche deve essere valutato con altri metodi, non essendo idoneo un approccio unicamente posturale.

Tab. 6 - Ripartizione delle osservazioni posturali per classe di rischio e indice OWAS per operazioni e fasi nei cantieri di utilizzazione del pioppo nei Comuni di Volvera (TO) e Cervignasco (CN).

Operazione Fase Classe1 Classe2 Classe3 Classe4 Totale
Indice di
rischio
% % % %
Abbattimento 3 18 5 29 9 53 0 0 17 235
Totale abbattimento 3 18 5 29 9 53 0 0 17 235
Allestimento Sramatura con motosega 13 72 5 28 0 0 0 0 18 128
Misurazione 5 25 14 70 1 5 0 0 20 180
Depezzatura 20 27 54 73 0 0 0 0 74 173
Totale allestimento 38 34 73 65 1 1 0 0 112 167
Movimentazione manuale del legname Formazione cataste a terra 42 61 24 35 3 4 0 0 69 143
Sistemazione sul pianale di carico 34 79 9 21 0 0 0 0 43 121
Totale movimentazione manuale del legname 76 68 33 29 3 3 0 0 112 135
Totale operazioni manuali 117 49 111 46 13 5 0 0 241 156
Conduzione di semovente e trattore durante le operazioni di concentramento, carico ed abbattimento 78 100 0 0 0 0 0 0 78 100
Totale conduzione trattore e semovente 78 100 0 0 0 0 0 0 78 100
Tempi morti 37 77 11 23 0 0 0 0 48 123
Totale complessivo 232 63 122 33 13 4 0 0 367 141

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Conclusioni 

Sulla base del lavoro svolto si può affermare che, anche nell’ambito delle utilizzazioni forestali, il metodo OWAS permette di caratterizzare e differenziare adeguatamente tipologie, operazioni e fasi di lavoro, fornendo indicazioni conformi a quanto noto, per esperienza diretta, agli operatori del settore. Esso inoltre risulta di applicazione estremamente pratica, in particolare per lavori come quelli in esame, che si svolgono all’aperto e senza schemi preordinati.

Considerato che il metodo prevede un indice di rischio compreso fra 100 e 400, i valori ottenuti nei cantieri oggetto di studio si attestano su livelli medi (massimo 250). Il valore numerico riscontrato deve essere comunque interpretato come un indicatore che ’pesa’ la pericolosità delle posture assunte e la loro relativa combinazione temporale nell’attività considerata. Nel contempo esso permette di individuare quelle posture più gravose che, sebbene mantenute per periodi relativamente brevi, richiedono l’adozione di interventi adeguati. Potrebbe rivelarsi opportuno valutare l’introduzione di alcune modifiche che conferiscano al metodo una maggiore sensibilità: al momento, infatti, un operatore con la schiena curva e le mani libere rientra nella stessa classe di rischio di un altro addetto che assume la stessa posizione pur sollevando una motosega di peso pari a 6-7 kg.

Poiché non è disponibile una bibliografia specifica di settore che possa confermare con opportune statistiche epidemiologiche i risultati ottenuti nel corso di osservazioni puntuali, dando così agli indici di rischio un maggiore valore dal punto di vista biomedico, questo genere di valutazioni richiede comunque ulteriori riscontri. Sarebbe inoltre interessante eseguire ulteriori ricerche con lo scopo di confrontare i risultati ottenuti con altri metodi di analisi posturale o, più in generale, biomeccanica.

Nel panorama attuale delle conoscenze scientifiche e tecniche, l’applicazione del metodo considerato potrebbe comunque portare significativi miglioramenti sia nelle attività di ricerca di nuovi sistemi e tecniche di lavoro sia nell’ambito della valutazione del rischio per la tutela della salute sul luogo di lavoro.

Appare infine particolarmente interessante la possibilità di associare il metodo OWAS al rilievo dei tempi di lavoro con la tecnica delle osservazioni a intervalli regolari (multi-moment time study), ottenendo contestualmente alle indicazioni ergonomiche e alla valutazione del rischio di patologie muscolo-scheletriche anche utili informazioni sulla ripartizione temporale dell’attività svolta e la produttività del lavoro.

Ringraziamenti 

Lavoro svolto dagli autori in parti uguali, nell’ambito del progetto Ri.Selv.Italia, sottoprogetto 2.2. ’Arboricoltura da legno con specie a rapido accrescimento (pioppicoltura)’.

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