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Restoring interventions: eco-sustainable weed control

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 3, Pages 584-587 (2006)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0409-0030584
Published: Dec 18, 2006 - Copyright © 2006 SISEF

Research Articles

Guest Editors: 5° SISEF Congress (Grugliasco, TO - 2005)
« Forests and Society - Changes, Conflicts, Sinergies »
Collection/Special Issue: E. Lingua, R. Marzano, G. Minotta, R. Motta, A. Nosenzo, G. Bovio

Abstract

The creation and enlargement of ecological networks is paramount to conserve plant biodiversity, to offer refuge to the local fauna and to improve the environment in general. Such networks intend to conserve areas of great natural value, to restore degraded areas and to link them physically through the creation of ecological corridors. The work described was carried out in order to improve and enlarge an ecological corridor within the experimental farm “Mezzi” of CRA-ISP at Casale Monferrato (AL - Italy). One of its bigger problems, weed control, was solved by increasing the planting density, by sowing herbaceous crops and mulching with woody chips.

Keywords

Thickening, Weed control, Mulching, Cover-crop sowing, Woody chips

Introduzione 

Nel 2002 l’Ente Parco fluviale del Po e dell’Orba ha finanziato la creazione di un corridoio ecologico a Casale Monferrato (AL) sui terreni dell’Azienda Sperimentale Mezzi del C.R.A. - Istituto di Sperimentazione per la Pioppicoltura (CRA-ISP) lungo la Lanca di Rivarossa, in modo da permettere il collegamento tra alcune aree naturali di particolare pregio, tipiche dell’ambiente fluviale, ma ormai frammentate e considerate relitte.

Per corridoi ecologici si intendono unità ecosistemiche lineari di collegamento tra due nodi (aree ecologiche di elevato interesse naturalistico) che svolgono funzioni di rifugio, via di transito ed elemento captatore di nuove specie colonizzatrici ([4]).

Sull’area interessata da tale intervento erano già presenti specie arboree ed arbustive piantumate all’inizio del Progetto, ma l’impianto presentava, alla fine del terzo anno, problemi di gestione per la presenza di infestanti erbacee, alcune delle quali particolarmente competitive come Sorghum halepense L. (Sorghetta), Polygonum persicaria L. (Salcerella o Persicaria), Artemisia vulgaris L. (Assenzio selvatico), Chenopodium album L. (Farinaccio).

Al fine di controllare l’eccessiva competizione delle erbe infestanti, favorendo quindi la crescita delle essenze piantumate si è deciso di intervenire aumentando la densità di impianto e sperimentando tecniche sostenibili di contenimento delle infestanti.

Materiali e metodi 

È stata rilevata su una mappa la disposizione originaria delle piante arboree ed arbustive, ed è stata verificata la sopravvivenza degli individui di ogni specie presente nell’impianto (Fig. 1).

Fig. 1 - Mappa dell’Azienda Sperimentale Mezzi e aree interessate dalla rete ecologica.

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Come primo intervento è stato eseguito nella primavera un rinfoltimento delle specie arboree ed arbustive, attraverso una nuova piantumazione, utilizzando quelle che, viste esperienze precedenti, davano le migliori garanzie di attecchimento e sviluppo (Fig. 2, Tab. 1). Tale rinfoltimento ha consentito di raddoppiare il numero dei Pioppi (Populus spp.) presenti (280 individui presenti prima dell’intervento, 560 dopo l’intervento) e più che quadruplicare la quantità di esemplari di specie forestali presenti nell’area (Tab. 1).

Fig. 2 - Disposizione iniziale (A) e disposizione finale (B) in seguito al rinfoltimento eseguito nel 2005 (in rosso). A: Populus alba; sp: specie forestali; N: Populus nigra.

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Tab. 1 - Elenco degli individui piantati nel 2002, sopravvissuti fino al 2005 e rinfoltiti nel 2005.

Specie n° individui
piantati nel
2002
n° individui
sopravvissuti
al 2005
n° individui
piantati nel
2005
Quercus robur 20 7 30
Carpinus betulus 15 9 -
Corylus avellana 30 19 69
Fraxinus excelsior 40 24 53
Cornus sanguinea 30 26 13
Ligustrum vulgare 30 20 172
Euonimus europaeus 30 18 77
Crataegus monogyna 30 2 102
Viburnum opulus 20 11 60
Acer campestre 13 5 8
Prunus spinosa 40 33 -
Ulmus minor - - 69
Totale 278 174 653

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Il rinfoltimento ha l’obbiettivo di generare nel giro di un paio d’anni, un maggior ombreggiamento del terreno sottostante in grado di controllare l’insorgenza delle infestanti, senza dover intervenire con metodi meccanici o chimici ad alto impatto ambientale.

Per le specie arboree sono state scelte provenienze autoctone di Populus nigra L. e Populus alba L., sia maschi che femmine, con lo scopo di creare contemporaneamente un arboreto di supporto all’attività di conservazione di queste due specie che il CRA-ISP sta portando avanti da alcuni anni ([6]).

La piantumazione è stata eseguita previa preparazione del terreno tramite una fresatura incrociata nelle interfile, badando di non danneggiare le piante esistenti.

Le pioppelle, ad asta nuda, sono state messe a dimora, dopo un’idratazione di dieci giorni, alla fine di febbraio, in buche profonde circa un metro.

Le specie forestali utilizzate, poste lungo le file preesistenti e alternate alle pioppelle, sono: Acer campestre L., Celtis australis L., Cornus sanguinea L., Fraxinus excelsior L., Quercus robur L., Crataegus monogyna Jacq., Euonymus europaeus L., Ligustrum vulgare L., Corylus avellana L., Ulmus minor Mill., Viburnum opalus L., Prunus spinosa L.

Il postime, in parte a radice nuda e in parte in fitocella o vasetto, è stato messo a dimora sia manualmente, con l’ausilio del “bastone trapiantatore”, sia tramite la trapiantatrice “Berto”, laddove gli spazi tra le piante arboree lo consentivano.

Poiché nei primi anni di crescita delle piantine la chioma non è ancora sufficientemente sviluppata e non è in grato di ombreggiare il terreno, si è intervenuti realizzando e confrontando tecniche di copertura controllata del suolo, come la pacciamatura e la semina di specie erbacee utilizzate come cover crop.

Come specie erbacee sono state scelte tra le perennanti autoctone: Lolium perenne L., Onobrychis viciifolia Scop., Poa annua L. e Festuca arundinacea Schreb., tutte particolarmente resistenti allo sfalcio.

Sono state messe a confronto le seguenti quattro tesi, utilizzando uno schema sperimentale a blocchi completi randomizzati con due replicazioni:

  • pacciamatura con cippato di pioppo;
  • semina di una miscela di tre Graminacee (Poa annua, Festuca arundinacea e Lolium perenne);
  • semina di una Leguminosa (Onobrychis viciifolia);
  • semina di un miscuglio costituito dalle suddette Graminacee e Leguminose.

Queste pratiche, diffuse da tempo in frutticoltura e viticoltura ([5], [3]), sono già state sperimentate in piantagioni di Short Rotation Forestry ([1]) e sono in corso di utilizzazione nei vivai di piante ornamentali e forestali.

Inoltre, a supporto della scelta di queste tecniche è stato dimostrato che nella pioppicoltura tradizionale la sospensione della lavorazione del suolo, a partire dal terzo - quarto anno dall’impianto, non riduce l’accrescimento delle piante e comporta notevoli vantaggi quali una miglior percorribilità del suolo, un aumento della sostanza organica ed una riduzione del ruscellamento superficiale ([2]).

A fine aprile, dopo una fresatura degli interfilari, è stata fatta la semina; l’intervento è stato effettuato in epoca un po’ tardiva, a causa della difficoltà di approvvigionamento del seme, alla fine gentilmente messo a disposizione dall’Istituto di Colture Foraggere di Lodi (Fig. 3).

Fig. 3 - Semina a spaglio dei miscugli di erbacee per il controllo delle infestanti.

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Il cippato invece è stato sparso utilizzando una pala meccanica in due tempi: una parte subito dopo la fresatura su terreno libero, una parte successivamente su terreno che stava coprendosi di infestanti.

Nel mese di giugno, su parti delle parcelle da sempre infestate da perennanti, si è comunque dovuti intervenire manualmente con un decespugliatore a filo, per liberare i piccoli arbusti messi a dimora nell’annata. Probabilmente la semina tardiva non ha permesso uno sviluppo delle cover-crop tale da competere con le infestanti più vigorose.

A fine agosto si è poi provveduto a sfalciare le parcelle destinate ad inerbimento, mentre a fine stagione sono stati rilevati l’attecchimento del postime messo a dimora nel mese di febbraio 2005 e le circonferenze di tutte le piante di pioppo.

Risultati e Discussione 

Il rinfoltimento effettuato ha avuto un ottimo esito, dal punto di vista della riuscita dell’impianto; l’attecchimento è risultato mediamente superiore al 90% per tutte le specie utilizzate.

Per quanto riguarda il confronto tra le tecniche di controllo delle infestanti, il cippato, cosparso in epoca corretta (Fig. 4), ha mostrato un’ottima efficacia, anche sulla Sorghetta. Non sono insorti marciumi e non è stato limitato lo sviluppo delle piante. Le specie erbacee utilizzate, a causa di una cattiva germogliazione, probabilmente dovuta alla semina tardiva, in un periodo già caldo e scarso di precipitazioni, non sono riuscite a competere efficacemente con le specie infestanti termofile, come la Sorghetta che già da tempo colonizzava tramite stoloni l’area di studio.

Fig. 4 - Parcella coperta con cippato pacciamante.

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Le diverse tesi di copertura del suolo non hanno influenzato in maniera statisticamente significativa l’accrescimento in circonferenza delle piante di pioppo (Tab. 2); è stato comunque rilevato un maggior incremento di questa variabile nelle parcelle ricoperte con cippato e in quelle dove è stata seminata la leguminosa rispetto a quelle dove erano presenti le graminacee.

Tab. 2 - Valori medi delle circonferenze delle piante di P. alba “Villafranca”, rilevati a fine stagione 2004 e 2005, suddivisi per tesi di copertura del suolo.

Tesi Circ. (cm)
fine 2004
Circ. (cm)
fine 2005
Differenza
Cippato 14.3 23.4 9.1
Graminacee 16.2 24.1 7.9
Leguminose 17.8 27.3 9.5
Graminacee + Leguminose 16.9 24.9 7.9
Media 16.31 24.91 8.60
Valori di F 1.07 n.s. 0.30 n.s. 0.24 n.s.

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La sperimentazione proseguirà nei prossimi anni, con la ripetizione della semina in epoca corretta e su terreno preventivamente liberato e con lo studio anche degli effetti sul suolo dei quattro interventi messi a confronto.

References

(1)
Bonari E, Silvestri N, Ginanni M, Benvenuti S, Risaliti R, Schenone G (1999). Silvicoltura a breve rotazione (SRF) e sistemi colturali erbacei: analisi comparata dei rischi ambientali. In: Le colture non alimentari, XXXIII Convegno Annuale della Società Italiana di Agronomia, Legnaro (PD), pp. 46-47.
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(6)
Vietto L (2000). Ex situ conservation. Update on the EUFORGEN core collection and the database of clones. In: European forest Genetic Resources Programme (EUFORGEN) Populus nigra Network: Report of the sixth meeting, 6-8 February 2000, Isle sur la Sorgue, France, pp. 26-28.
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