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The Quercus pubescens relic forest on the Gennargentu Mountains (Sardinia, Italy)

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 4, Pages 11-18 (2007)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0443-0040011
Published: Mar 21, 2007 - Copyright © 2007 SISEF

Short Communications

Abstract

The recent human impact has determined a strongly alteration of the Quercus pubescens forest on the Gennargentu Mountains in Sardinia. At the present, in this area the oak is represented by ancient single trees which can be considered relict and monumental individuals of the ancient forest. In this study, the space/time succession of oaks stands were analized in 1977 and 1997 years by GIS software and by multitemporal cartographic analyses. Some data about the stand structure are also reported.

Keywords

Downy oak, Population, Human impact, Conservation, GIS, Multitemporal analysis

Introduzione 

La conservazione della biodiversitàè garanzia di benessere, progresso e sopravvivenza per le popolazioni umane presenti e per quelle future. Una diversificazione a livello di specie, di popolazione e di individuo può garantire una efficace conservazione della stabilità e dell’efficienza funzionale degli ecosistemi. Tale diversificazione offre anche la possibilità di superare impatti negativi dovuti alla comparsa di nuovi e imprevedibili fattori avversi.

Tra ed entro le singole specie le dimensioni delle popolazioni variano nel tempo e nello spazio. Questo dinamismo è il risultato delle interazioni tra la storia evolutiva e la storia auto-ecologica di adattamento di ciascuna specie e non ultima l’azione antropica che ha portato ad alterazione, frammentazione e manomissione di molti ecosistemi terrestri. Nelle popolazioni isolate a basso effettivo[1], la deriva genetica ricopre un ruolo dominante nella realizzazione della struttura genetica: in tempi brevi può essere causa di perdita di variabilità, con conseguente possibilità di estinzione a livello locale delle popolazioni stesse ([19]). Nel caso di popolazioni di specie rare, in cui rientrano certamente le specie minacciate di estinzione e che spesso presentano come denominatore comune la ristrettezza geografica, occorre analizzare la causa della rarità o del ridotto numero dell’effettivo stabilendo se tale situazione sia dovuta ad eventi catastrofici (incendio, pascolo, ecc.) o se invece perché quelle specie sono state sempre rare. Nel caso di catastrofi, le specie rappresentate da piccole popolazioni, possono risultare molto sensibili e vulnerabili agli effetti genetici deleteri da deriva in quanto si possono pensare come “non preparate”.

Una maggiore variabilità caratterizza le specie con areale ambientalmente diversificato. Non si può escludere il fatto che queste possiedano sistemi aggiustativi ovvero un maggiore potenziale adattativo che consente loro di superare le difficoltà e le avversità di un ambiente fluttuante, confermando la funzione tampone di un alto tasso di eterozigosità che è alla base della diversità.

La persistenza di situazioni di pericolo dovrebbe essere di stimolo all’avvio di azioni di strategie di conservazione e in questo caso le informazioni genetiche, congiuntamente alla conoscenza della storia dei biomi, si rivelano indispensabili per stabilire le procedure più idonee nelle fasi di ripristino.

Con il presente lavoro si è voluto esaminare e descrivere, relativamente al ventennio 1977-1997, il dinamismo spazio/tempo delle formazioni forestali dominate dalla roverella presenti nell’area cacuminale dei Monti del Gennargentu descrivendone le caratteristiche strutturali.

La roverella, albero forestale tra i più familiari e rappresentativi dei Monti del Gennargentu infatti, pur costituendo ancora oggi in Sardegna boschi puri e misti, presenta, in questa area, una distribuzione fortemente modificata rispetto al passato, a causa dell’azione svolta dall’uomo negli ultimi secoli attraverso tagli intensi, pascolo e incendi. Alle quote più alte di questo complesso montuoso, i popolamenti di roverella, rivestono oggi carattere di vetusti relitti assumendo sovente l’aspetto di radi pascoli arborati. Tale tendenza sta diventando vera e propria emergenza che deve essere contrastata al più presto attraverso l’individuazione e l’applicazione di strategie idonee di salvaguardia soprattutto se si tiene conto del fatto che il valore ambientale del Gennargentu risulta ormai riconosciuto nel suo complesso dal 1998 con l’istituzione dell’omonimo Parco Nazionale.

La roverella (Quercus pubescens Willd.)

La roverella (Quercus pubescens Willd.), specie estremamente variabile, è stata suddivisa in sottospecie e varietà ([11], [1], [22], [28], [16]). Sono citate frequenti le sovrapposizioni con le forme ibride di rovere (Q. petraea [Matt.] Liebl.); nei popolamenti in cui queste due specie sono mescolate, la loro determinazione può presentare delle difficoltà ([9]) forse per l’alto tasso di introgressione.

Nell’ambito di Q. pubescens, Schwarz ([28]) distingue in Flora Europea tre sottospecie:

  • subsp. pubescens, in tutto l’areale tranne la Spagna e i Pirenei;
  • subsp. anatolica O. Schwarz, della parte orientale della penisola balcanica e della Crimea;
  • subsp. palensis (Palassou) O. Schwarz, dei Pirenei del Nord-Est e della Spagna.

Ancora Flora Europea associa inoltre alla roverella la presenza di un gruppo di specie per il territorio italiano, Q. dalechampii Ten., Q. virgiliana Ten., Q. congesta Presl. e Q. sicula Borzì ([8]), data per dubbia nella Flora d’Italia ([22]) e segnalata presente solo all’interno del Giardino Botanico di Palermo ([10]).

In Sardegna la roverella (Q. pubescens Willd.) viene indicata presente da Gellini & Grossoni ([16]) e questo è confermato di recente anche da Arrigoni ([4]). Mossa et al. ([20]), viceversa, ne escludono la presenza individuando, attraverso l’analisi di caratteri morfologici, singole specie di querce a foglie caduche quali Q. lanuginosa Thuil., Q. congesta C. Presl, Q. virgiliana Ten., Q. amplifolia Guss., Q. dalechampii Ten. e Q. ichnusae ([20], [21], [6]), nonché vari ibridi tra queste.

In effetti sin dal 1923 Beguinot ([7]) riteneva presenti nell’Isola sia la Quercus lanuginosa che la Quercus sessiliflora e lo stesso Giacomini ([18]), sottolineava come nella parte centrale e orientale dell’Isola sopravvivessero ancora “vigorosi e sovente giganteschi esemplari di rovere”, riferendosi verosimilmente a relitti di antiche selve di roverella ormai purtroppo quasi del tutto scomparse.

Anche in base a queste ultime osservazioni è da confermare da una parte quanto indicato da Gellini & Grossoni ([16]) circa la mancanza di validità tassonomica alle numerose entità proposte e, dall’altra, la presenza di una grande specie da indicare come Quercus pubescens Willd. Complex caratterizzata da una grande variabilità di forme e da una elevata valenza ecologica.

Attualmente l’area di vegetazione naturale della roverella in Sardegna interessa soprattutto le zone sub-montane e montane dell’area centro-settentrionale, in ambienti con esposizioni settentrionali, nell’ambito dell’orizzonte montano del climax della foresta di Quercus ilex ([2], [4]).

In tale orizzonte, al di sopra degli 800 m s.l.m., è in grado di costituire popolamenti forestali anche estesi, puri o misti con elementi decidui del cingolo a Quercus pubescens e relitti del cingolo a Laurocerasus di Schmid ([26], [27]).

La presenza della roverella nel climax degli arbusti montani prostrati ed in quello delle foreste miste di sclerofille sempreverdi, testimonia comunque di antiche espansioni e successivi ritiri della foresta decidua di roverella, la cui permanenza è stata resa possibile dal concomitante verificarsi di particolari condizioni microclimatiche ed antropiche ([25]).

Materiali e metodi 

Area di studio

L’area oggetto del presente studio è rappresentata dalla porzione cacuminale, dall’isoipsa di 1200 m s.l.m., dei Monti del Gennargentu (Sardegna centrale) che si estende su 10065 ettari - ricadenti nei territori comunali di Arzana (2100 ha), Desulo (2670 ha), Fonni (2420 ha) e Villagrande (2870 ha), e compresi tra gli assi viari della Strada Statale n° 389 (tratto Fonni-Villagrande) con il passo di Correboi a Nord-Est e della Strada Provinciale n° 7 (tratto Fonni-Desulo), con il passo di Tascusì a Nord-Ovest - e comprende un insieme di cime che raggiungono le quote più elevate dell’isola (Punta Lamarmora, m 1834; Bruncu Spina, m 1829).

Da lontano il Gennargentu appare un massiccio ondulato interrotto dalla depressione di Arcu Gennargentu (m 1659) risultando in realtà una cresta montana accidentata, molto inclinata sui fianchi, soprattutto a Nord e ad Est, con numerosi affioramenti rocciosi, messi a nudo dall’erosione.

Difatti i suoli del Gennargentu (litosuoli, rankers e protorankers) risultano in generale molto superficiali ([5]).

Il paesaggio geologico ([24]) è dominato in prevalenza da rocce metamorfiche paleozoiche determinate dall’orogenesi ercinica ed in particolare da scisti quarzoso-sericitici o filladico-quarzitici.

Dal punto di vista climatico l’area può essere inquadrata nell’ambito del clima mediterraneo freddo ([17], [23], [2], [3], [4]).

La specificità ambientale ed i caratteri del clima consentono nell’area la sopravvivenza di resti di una flora montana di origine terziaria che la Sardegna doveva ancora ospitare su più vaste superfici in epoca glaciale ([3]). Di questa flora restano specie forestali quali Quercus pubescens Willd., Taxus baccata L., Ilex aquifolium L., Populus tremula L., e altre entità non xerotermiche come Ribes sandalioticum Arrig., Helleborus argutifolius Viv., Paeonia mascula (L.) Miller ssp. Russii (Biv.) Cullen et Heywood, Rhamnus alpina L., Digitalis purpurea L., Gentiana lutea L., Daphne oleoides Schreber, Scrophularia umbrosa Dumort., Ranunculus platanifolius L. ([2], [3]).

Il paesaggio forestale odierno del Gennargentu è molto diverso da quello che esisteva in passato quando doveva essere infatti rivestito da boschi almeno fino alle quote di 1600-1700 m s.l.m. e non è escluso che consistenti nuclei forestali fossero presenti fin presso le zone di cresta. Oggi a quote superiori i 1200 m s.l.m. si ritrovano solamente boschi relitti di roverella e, lungo le sponde dei torrenti, consorzi ripari dominati dall’ontano nero (Alnus glutinosa L.). Sotto le cime più elevate, accantonate nei siti più umidi, sopravvivono, inoltre, colonie sparse di tasso (Taxus baccata L.), soprattutto sul versante occidentale di Punta Lamarmora (loc. Su Sciusciu - [15], [3]) e agrifoglio (Ilex aquifolium L.).

Analisi cartografiche multitemporali, tipologia e caratteristiche strutturali dei soprassuoli

Lo studio del dinamismo è avvenuto secondo un approccio multitemporale che ha previsto l’utilizzo di dati telerilevati in momenti successivi ([13]) impiegando a tale scopo foto aeree ERSAT del 1977, successivamente georiferite utilizzando come base di riferimento la Carta Tecnica Regionale, e ortofoto digitali AIMA del 1997.

Mediante fotointerpretazione a video, con applicativo GIS (Arcview), delle ortofoto 1997 e delle foto aeree 1977, si è proceduto a delineare, per poligoni omogenei ([12]), la distribuzione dei boschi di roverella rilevata rispettando i requisiti minimi di definizione di bosco contenuti nel D.L.vo 227/2001[2]. Ciò ha permesso la redazione di apposita cartografia in scala 1:10000 alle date 1977 e 1997 e, attraverso la stratificazione delle carte prodotte, la redazione di una carta del dinamismo dei boschi di roverella riepilogativa delle informazioni sulle variazioni di superficie e di copertura nell’intervallo di tempo considerato.

Osservazioni dirette di campagna avevano consentito di individuare tre tipologie prevalenti dei soprassuoli forestali presenti nell’area:

  • popolamenti infraperti molto radi, con presenza di piante sparse di grandi dimensioni e assenza di rinnovazione naturale (Fig. 1 e Fig. 2);
  • Fig. 1 - Popolamenti di roverella infraperti molto radi (Sottoarea 1: loc. Is Luas, Desulo).

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    Fig. 2 - Popolamenti di roverella infraperti molto radi (Sottoarea 2: loc. Su Pisargiu, Villagrande).

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  • popolamenti in fase di espansione, con copertura estesa caratterizzata dalla presenza di numerosi individui di piccole dimensioni e con presenza di rinnovazione naturale;
  • popolamenti soggetti ad utilizzazioni, caratterizzati dalla presenza di una componente agamica derivata da ceduazioni.

A questo è stato fatto riferimento per le indagini di dettaglio nei confronti delle caratteristiche strutturali dei popolamenti che sono stati indagati attraverso la localizzazione a terra, con GPS (Garmin e-Trex), di 20 aree di saggio dell’ampiezza variabile tra 400 e 1024 m², nelle quali sono stati eseguiti i principali rilievi demografici e dendrometrici.

Uno studio di dettaglio più approfondito ha riguardato i popolamenti infraperti. All’interno di 2 sottoaree, tra loro vicine e ortogonali, individuate cartograficamente nel cuore dell’area di studio, ad una altitudine compresa tra i 1200 m s.l.m. e i 1450 m s.l.m., la prima con orientamento Nord Est - Sud Ovest (di 900 ha di superficie; 3600 m di lunghezza e 2500 m di larghezza), la seconda con orientamento Nord Ovest - Sud Est (di 750 ha di superficie; 3000 m di lunghezza e 2500 m di larghezza), si è rilevata, sempre con utilizzo dei dati telerilevati del 1977 e del 1997, mediante fotointerpretazione a video con applicativo GIS (Arcview), la distribuzione delle singole piante di roverella non ricadenti entro la definizione di bosco adottata pervenendo così ad un valore inventariale di densità.

Le sottoaree interessavano 1650 ha, ovvero circa il 16 % di tutta l’area di studio.

Risultati 

Lo studio cartografico multitemporale ha posto in evidenza che nel periodo 1977-1997 la superficie dei boschi di roverella ha avuto un incremento di circa 360 ettari (4 % - Tab. 1 e Fig. 3), ma che tale variazione non è uniforme a livello di territorio comunale.

Tab. 1 - Superfici occupate dai boschi di roverella, suddivise per comuni e relative variazioni.

Anno Comuni
Fonni Desulo Villagrande Arzana
1977 473 ha 586 ha 206 ha 4 ha
1997 694 ha 684 ha 196 ha 58 ha
Variazione + 221 ha + 98 ha - 10 ha + 54 ha

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Fig. 3 - Distribuzione dei boschi di roverella ottenuta mediante fotointerpretazione, 1977 vs. 1997.

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Dalla Tab. 2 si rileva che i popolamenti infraperti molto radi, presentano bassissime densità (88 piante/ha) e nel contempo alti valori di area basimetrica (64 m2/ha), per effetto delle notevoli dimensioni diametriche degli individui.

Tab. 2 - Caratteristiche dendrometriche delle principali tipologie di boschi di roverella. Note: G/ha = Area basimetrica ad ettaro; Hd = Altezza media piante piano dominante; dg = diametro medio di area basimetrica.

Tipologia forestale AdS
Località Comune dg
(cm)
Densità
(p/ha)
G/ha
(m2)
Hd
(m)
Popolamenti infraperti molto radi 1 Bruncu Spina Desulo 79 186 91.96 15
3 Monte D’Iscuddu Desulo 103 40 33.576 12
5 Ombrosu Desulo 111 80 78.069 11.5
7 Is Luas Desulo 104 89 75.508 11
1 Su Pisargiu Villagrande 115 59 61.322 16
2 Su Pisargiu Villagrande 81 89 46.026 8.5
5 Genna Pedru Surdu Villagrande 94 130 90.749 6
1 Funt.na e sa Lua Arzana 123 30 35.834 7.5
Valori medi - - - - 88 64.131 11
Popolamenti in fase di espansione 2 Punta Aspridda Fonni 12 825 9.424 7.5
4 Frainu Sa Uscione Fonni 28 325 19.894 7.5
5 Monte Spada Fonni 40 207 25.938 10
6 Monte Spada Fonni 25 520 26.136 8.5
4 Su Cabriolu Desulo 17 950 21.305 8
6 Armilue Desulo 22.5 547 21.865 7
3 Ba e Loccos Villagrande 10.5 89 0.777 1.5
4 Monte Bruttu Villagrande 16.5 78 1.679 6
Valori medi - - - - 443 15.877 7
Popolamenti soggetti ad utilizzazioni 1 Monte Spada Fonni 18 1075 27.096 9
3 Genna Duio Fonni 9 2125 12.741 4
2 Pira Era Desulo 21 1150 39.564 14.5
6 Monte Bruttu Villagrande 13 900 11.535 4
Valori medi - - - - 1313 22.734 8

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Nelle altre tipologie di bosco si sono riscontrate densità medie di 440 e 1300 piante/ha e valori di area basimetrica di 16 e 23 m2/ha, rispettivamente per i popolamenti in fase di espansione e quelli soggetti ad utilizzazioni.

I risultati dell’inventario temporale 1977-1997 (Tab. 3) indicano che nell’ambito della sottoarea 1 localizzata nel Comune di Desulo, dal 1977 al 1997 si è verificata una diminuzione dell’area occupata dal bosco di circa 50 ha; nella seconda, localizzata nei Comuni di Villagrande e Fonni, nello stesso periodo l’area occupata dal bosco è cresciuta di circa 16 ha.

Tab. 3 - Risultati inventario temporale 1977 - 1997.

Sottoarea 1: Desulo (Superficie di 900 ha) Anno
1977 1997
Superficie boscata (ha - D.L.vo 227/2001) 168 119
Superficie non boscata (ha) 732 781
Piante isolate (n. tot.) 1723 669
Piante isolate (n/ha) 2.35 0.86
Sottoarea 2: Villagrande-Fonni (Superficie di 750 ha) Anno
1977 1997
Superficie boscata (ha - D.L.vo 227/2001) 41 56
Superficie non boscata (ha) 709 694
Piante isolate (n. tot.) 3160 553
Piante isolate (n/ha) 4.46 0.8

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Riguardo la densità delle piante non ricadenti nella superficie a bosco, si evince che in entrambe le sottoaree questa ha subito una drastica riduzione (Tab. 3).

Nella Fig. 4 sono documentate le distribuzioni diametriche risultate all’interno delle tipologie strutturali di riferimento. Dalla lettura dei grafici si osserva come all’interno dei popolamenti infraperti sia assente qualunque prodromo di stadi diversi dalla fase successionale di senescenza.

Fig. 4 - Distribuzioni diametriche per tipologia forestale, riportata ad ettaro, ottenute attraverso rilievi demografici e dendrometrici all’interno delle aree di saggio (A.d.S.).

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I popolamenti in fase di espansione sono caratterizzati da strutture articolate e variabili imputabili alla storia ed alle modalità di espansione da parte del bosco stesso.

In riferimento ai popolamenti soggetti ad utilizzazioni, i grafici mostrano una distribuzione a campana, che corrisponde a popolamenti monostratificati tipici dei cedui coetanei.

Discussione e conclusioni 

Il presente studio ha evidenziato che nell’area cacuminale dei Monti del Gennargentu nel periodo 1977-1997 si è assistito ad un’espansione dei boschi di roverella pari a circa il 4%. Tale espansione non risulta peraltro uniforme nei territori comunali interessati. Nel Comune di Villagrande la superficie dei boschi di roverella si è ridotta di circa il 5%.

Comunque considerando favorevolmente un espansione media annua di 15 - 20 ettari, è lecito proporre una proiezione in positivo al 2007 di 150 - 180 ettari.

Nelle due sottoaree, che sono state individuate nella fascia altitudinale dove il cingolo a Quercus pubescens rappresenta, la fase finale della successione naturale (forest dynamic), la densità di individui adulti isolati nel corso del ventennio è passata da 3.4 piante/ha nel 1977 a 0.8 piante/ha nel 1997.

È evidente l’ulteriore drastica quanto veloce scomparsa (circa l’80%) di molte delle piante vetuste di roverella che ha portato ad una struttura somatica che sta sempre più assumendo una connotazione a mosaico, priva di continuità.

Il diverso andamento del fenomeno espansivo/riduttivo a livello di singole piante e di bosco è forse da mettere in relazione all’attività pastorale nell’intervallo di tempo considerato. La diminuzione dell’estensione dei boschi di roverella nel Comune di Villagrande infatti trova corrispondenza in uno dei carichi pascolivi più elevati di tutta l’area di studio.

Anche per il fatto che l’area ricade nell’ambito di un Parco Nazionale è assolutamente urgente sviluppare strategie di conservazione idonee alla salvaguardia delle popolazioni tuttora esistenti.

Considerando che la sostenibilità a lungo termine è strettamente correlata sia ai processi evolutivi che demografici, la strategia più efficace da adottare dovrà necessariamente trovare riferimento nell’integrazione delle informazioni eco-strutturali con quelle genetiche ([29]).

In questo senso hanno avuto avvio indagini che, attraverso l’impiego di marcatori molecolari ed il ricorso ad elaborazioni di calcolo di autocorrelazione spaziale, sono finalizzate alla caratterizzazione sotto il punto di vista genetico della popolazione montana di roverella nel Gennargentu.

In attesa di questi risultati si indica essenziale procedere fin da ora: a) all’emanazione di una legislazione atta alla tutela assoluta delle piante attualmente presenti e b) alla raccolta di lotti di seme dalle singole piante per la produzione di materiale vivaistico di propagazione da reintrodurre nell’area stessa.

Ringraziamenti 

Gli Autori ringraziano vivamente gli Ufficiali del Corpo Forestale e di V.A. S. Crisponi e M. Cannas per la fattiva collaborazione prestata sia nei rilievi in campo che nelle elaborazioni GIS e tutti coloro che con passione a qualunque livello hanno reso possibile questo lavoro.

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