Access to forest inventory data: towards transparency in public administration?
Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 4, Pages 1-2 (2007)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0445-0004
Published: Mar 21, 2007 - Copyright © 2007 SISEF
Editorials
Abstract
Transparency in public administration is an important issue in a modern democracy. Thus, we are glad to know the National Forest Service of Italy (Corpo Forestale dello Stato) will make soon available on the web the forest inventory data collected in the ongoing National Inventory of Forests and Carbon stocks. We expect all public administrations “storing” important environmental data sets follow this way.
Keywords
Il “tam tam” diffonde una buona notizia: saranno presto disponibili i dati del nuovo inventario forestale nazionale. Una breve ricapitolazione per i non addetti ai lavori. Nel 2002 il Corpo Forestale dello Stato (CFS) ha dato avvio ad un’operazione meritoria e importante, impostata, gestita e pubblicizzata con grande professionalità, disponibilità di mezzi e personale: l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFSC).
Al V Congresso della Società di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (Torino, ottobre 2005) alla gentile funzionaria del CFS intervenuta a presentare le caratteristiche dell’INFSC, la comunità scientifica aveva rivolto l’invito a rendere pubblici i dati appena fossero stati disponibili, anche in forma parziale, ricevendo ampie rassicurazioni al riguardo.
Richiesta avanzata anche sulla scorta di quanto illustrato, nella medesima occasione, a proposito delle procedure dell’inventario forestale americano, in cui la disponibilità“in rete” del dato è assicurata già a sei mesi dal rilievo di campagna; e non come dato aggregato, ma a scala di area di saggio, con tanto di coordinate del punto inventariale.
I dati dell’INFSC saranno di grande utilità per molti progetti del settore ambientale-forestale, da quelli sui processi di desertificazione a quelli sui cambiamenti climatici. Si dà il caso, per fare un esempio, che sia in corso, finanziato con fondi ministeriali, un vasto progetto di ricerca (CarboItaly) che si propone l’obbiettivo di quantificare le potenzialità d’assorbimento dell’anidride carbonica atmosferica da parte dei sistemi agro-forestali italiani.
L’argomento è di stringente attualità in relazione agli “allarmi” sul clima (si pensi al recente rapporto IPCC di Parigi) e alle strategie di mitigazione dell’effetto serra. Per il progetto CarboItaly, cui collabora la maggior parte della comunità scientifica italiana del settore, i dati dell’INSFC costituiranno un’utilissima base di analisi.
Si esprime quindi viva soddisfazione nell’apprendere che il CFS, provvedendo alla più ampia pubblicizzazione (che oggigiorno significa mettere l’informazione “in rete”) dei dati inventariali finora prodotti, alla massima scala di dettaglio possibile e senza restrizione alcuna, saprà rispondere in tempi brevi a questa legittima richiesta della comunità scientifica.
Si sarebbero alimentate, in caso contrario, controproducenti illazioni sullo spirito di collaborazione da parte dei responsabili dell’inventario, nonché sulla qualità dei dati raccolti.
Non c’è dubbio che negli ultimi anni numerosi enti pubblici (ministeri, regioni, ecc.) si siano attivati a predisporre banche dati di grande interesse ambientale (dati climatici, pedologici, carte e inventari forestali, cartografia tematica, ecc.). Così come non c’è dubbio che l’esplosione della tecnologia informatica metta a disposizione modi efficacissimi per far sì che chiunque possa accedere a queste informazioni.
Chiunque si diletti a girare per la “rete” sa di cosa si sta parlando, ed è in grado di rendersi conto di come in alcuni casi alla predisposizione della banca dati sia, in effetti, seguita la disponibilità in rete dei dati stessi. In ottemperanza ad un’idea che dovrebbe essere ovvia: che tanto più numerosi sono gli utenti, tanto maggiore è l’utilità della banca dati, e che inaspettate utilità possono derivare da un uso generalizzato delle informazioni. Perché c’è sempre qualcuno più intelligente di me che può far miglior uso dei “miei” dati, se sono abbastanza lungimirante da metterglieli a disposizione.
In altri casi, troppi ancora, le cose vanno però diversamente, o meglio continuano a procedere alla “vecchia maniera”. Per cui dopo la presentazione al pubblico di una nuova banca dati, le informazioni rimangono nel cassetto, e l’agognato accesso diventa una più o meno ardua acrobazia diplomatica per ottenerne l’elargizione da parte del funzionario di turno (mi raccomando, si tratta di una copia riservata...), che custodisce i bytes come fossero ori di famiglia. Con tanti saluti allo strombazzato principio della trasparenza della pubblica amministrazione.
Costa poco aver fiducia che si tratti di casi in via d’estinzione e sperare che la fiducia sia ben riposta.