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A book on the silviculture of protection forests on the Alps

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 4, Pages 156-157 (2007)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0456-0004
Published: Jun 19, 2007 - Copyright © 2007 SISEF

Book Reviews

Abstract

A comment is made on a new book addressing important issues related to the silviculture of protection forests on the Alps. The book is written in Italian.

Keywords

Forest, Mountain, Alps, Siviculture, Protection, Book.

 

Titolo: Selvicoltura nelle foreste di protezione, Autori Vari, Compagnia delle Foreste, Arezzo, 2006.

Un manuale dedicato ai boschi di montagna ed alla loro funzione di protezione è certamente un utile contributo alla conoscenza ed alla gestione di un sistema forestale di notevole importanza.

Ora che le funzioni multiple dei boschi sono un dato acquisito - mi limito a ricordare la rilevanza assegnata alla funzione, ben riconosciuta, di fissazione del carbonio presente nell’atmosfera - la funzione protettiva acquista un giusto rilievo dato il modo con cui viene utilizzato il territorio di montagna, in particolare nelle zone a maggiore altitudine dove si svolgono gli sport invernali. Si tratta comunque di un riconoscimento che ha lontane radici: i boschi di protezione situati a monte di alcuni insediamenti hanno una origine remota e di essi esiste una buona documentazione in tutto il versante italiano delle Alpi. I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono al ½§VI secolo, anche se vincoli più generici relativi alle utilizzazioni di boschi alpini sono già attestati in scritti nel secolo precedente. Non diversa è la situazione sul versante settentrionale; la Svizzera costituisce un esempio classico. Molto opportunamente in questo volume si ricordano in dettaglio i boschi di protezione di Piemonte e della Val d’Aosta e nota come la funzione protettiva riguardi numerosi altri boschi che agiscono a vantaggio di località ove sono presenti insediamenti ed infrastrutture connessi con il turismo, in particolare quello invernale, costituiti in tempi recenti.

Davanti ad un impiego talvolta generico del termine “protezione” viene qui chiarita la differenza funzionale tra protezione indiretta, “quella che la foresta svolge nei confronti della conservazione del suolo dall’erosione diffusa o incanalata” e protezione diretta, “quella che la foresta svolge nei confronti dei pericoli naturali: valanghe, caduta massi, scivolamenti superficiali e lave torrentizie”. A questo secondo aspetto è appunto dedicata l’attenzione degli Autori che, sulla base delle indagini svolte nell’ambito del progetto Interreg III A - Alcotra “Gestion durable des forets de montagne à foncion de protection”, ed avvalendosi dell’esperienza maturata al riguardo in Francia e Svizzera, descrivono con dettaglio i rischi da cui i boschi di protezione diretta proteggono - ossia movimenti di materiale lapideo o di neve - e le misure selvicolturali da adottare per assicurare una funzionalità quanto più possibile ottimale e duratura.

Èprobabile che la partecipazione di numerosi Autori alla stesura di questo volume sia la ragione dell’esposizione non sempre ordinata, di alcune ripetizioni e di un impiego talvolta troppo colloquiale dei termini tecnici.

Una maggiore organicità e chiarezza sarebbe stata utile per quanto riguarda il trattamento selvicolturale; l’impiego dei termini “buca”, “fessura”, “apertura”, privi di una precisa definizione, non permette di capire se si tratta di sinonimi o di interventi di taglio con caratteristiche diverse. Anche per quanto riguarda il legno morto al suolo - giunto in seguito a schianti, sradicamenti, o cadute di alberi morti naturalmente, oppure derivanti da utilizzazioni non seguite, per motivi economici, dall’esbosco - sarebbe stato opportuno chiarire il complesso significato di questo materiale: la sua utilità in termini di arricchimento di organismi detritivori e quindi per la restituzione di nutrienti al ciclo degli elementi, di substrato favorevole per la nascita di nuove piante arboree e di efficacia per la trattenuta di pietrame e di neve e quindi per la riduzione dei rischi a valle.

Le numerose immagini danno vivacità a tutte le pagine, ma le loro dimensioni ridotte sono tali da non essere sempre efficaci per chiarire quanto indicato dalle didascalie o dal testo.

 
 
 

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