Dead wood characterisation in chestnut (Castanea sativa Mill.) coppices in the Aspromonte (Southern Italy)
Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 5, Pages 92-99 (2008)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0511-0050092
Published: Mar 26, 2008 - Copyright © 2008 SISEF
Research Articles
Abstract
This research aimed to provide further qualitative and quantitative information on the presence of dead wood in the forests of Southern Italy. Investigations were made in two unmanaged chestnut coppices, 40 and 45 years old, growing in the Aspromonte National Park (Southern Italy). The volume of standing dead trees and of coarse woody debris ranged between 14.8 and 30.9 m3/ha and between 6.7 and 28.1 m3/ha, respectively. The overall carbon stored in dead wood ranged between 5.9 and 16.5 Mg C/ha.
Keywords
Necromass, Unmanaged forest, National Park of Aspromonte, Calabria, Italy
Introduzione
La necromassa viene considerata un parametro essenziale nell’ambito dei nuovi indirizzi di gestione delle risorse forestali secondo criteri close-to-nature. In Europa, la necromassa in piedi e a terra è uno degli indicatori adottati per la gestione forestale sostenibile (Criterio 4: conservazione e miglioramento della biodiversità negli ecosistemi forestali - [36]). Essa è una componente essenziale per il funzionamento degli ecosistemi forestali ([26], [36], Vallauri et al. 2005) e in particolare per:
- la rinnovazione naturale ([22], [41], [48], [35], [37], [38]);
- la conservazione e l’incremento della biodiversità ([22], [18], [34], [46], [39], [35], [47], [26], [24], [10], [27]).
- la conservazione della fertilità stazionale, l’integrità dei cicli biogeochimici e il ciclo idrologico ([22], [34], [45], [15], [30]).
Inoltre, la necromassa svolge un ruolo significativo per il sequestro del carbonio ([22], [29], [25], [23], [43]).
Tuttavia la necromassa in bosco rappresenta, secondo i canoni della selvicoltura tradizionale, un elemento di negatività per motivi fitosanitari, per il maggior rischio di incendio, per una minore sicurezza ai fini della fruibilità turistica, per motivi economici e sociali legati alla raccolta della legna per i diritti di uso civico.
Le ricerche sulla necromassa sono particolarmente sviluppate nelle foreste del nord America e del nord e centro Europa, mentre sono molto più scarse per quanto riguarda i boschi dell’area mediterranea. In Calabria, i boschi di castagno sono diffusi su circa 90000 ettari. I lavori sulla castanicoltura calabrese, anche quelli più recenti ([11], [12], [4], [5], [8], [6], [7], [13], [3]) non hanno mai affrontato il problema della necromassa, causa prima dell’abbandono colturale di molti cedui di proprietà pubblica.
Lo scopo del lavoro è quello di effettuare una valutazione quali-quantitativa della necromassa presente nei cedui invecchiati di castagno nell’Aspromonte, con l’acquisizione di questi dati si potrà disporre di elementi utili ai fini della gestione della necromassa di questo tipo di boschi.
Materiali e metodi
L’indagine è stata condotta in due differenti zone rappresentative di due diverse tipologie forestali del Parco nazionale dell’Aspromonte ([32]). Le località sono situate nel versante sud-occidentale dell’Aspromonte, i cui parametri sono riassunti in Tab. 1.
Tab. 1 - Descrizione dei siti di indagine.
Tipo Forestale | Altitudine | Substrato | Tipo di suolo | Sistema selvicolturale | Gestione attuale | Età |
---|---|---|---|---|---|---|
Castagneto montano | 1100-1300 m | Granito | Orthic Luvisol e Haplic Phaeozem. |
Ceduo semplice matricinato | Nessuna | 45 anni |
Castagneto sub-montano | 900-1100 m | Granito | Orthic Luvisol e Haplic Phaeozem. |
Ceduo semplice matricinato | Nessuna | 40 anni |
All’interno di ogni tipologia forestale sono state eseguite 15 aree campione di superficie di 1256 m2 ciascuna in cui sono stati condotti rilievi strutturali e dendrometrici per valutare:
- la componente viva;
- la componente delle piante morte in piedi (intere o troncate - [28]).
La necromassa in piedi è stata rilevata misurando in tutti i soggetti presenti nell’area con diametro ≥ 2.5 cm a 1.30 m da terra, il diametro a metà altezza e l’altezza totale del fusto.
Le elaborazioni hanno riguardato: il numero di fusti morti in piedi, la percentuale di piante morte in piedi sul totale, la ripartizione in classi di diametro, la ripartizione percentuale nelle 9 classi di decomposizione per il materiale in piedi di Maser et al. (1979) in McComb & Lindenmayer ([35]) attraverso una stima a vista, il volume è stato determinato con la formula di Huber.
Per il rilievo della necromassa a terra (comprendente tutti i rametti, rami e fusti di alberi e arbusti morti che sono caduti e che si trovano sul terreno, Bretz Guby & Dobbertin 1996) è stato impiegato un campionamento per intersezione lineare ([50], [14]). Il rilevamento è stato condotto (in prossimità delle singole aree di saggio) lungo 9 allineamenti della lunghezza di 40 m ciascuno, misurando il diametro dei soli pezzi con diametro ≥ 2.5 cm che intersecano il segmento stesso.
Le elaborazioni hanno riguardato il volume di ogni segmento lineare, impiegando la seguente formula (eqn. 1):
dove m
è il numero dei pezzi intersecati; d
è il diametro dei pezzi (cm) nel punto di inserzione con il segmento; L
è la lunghezza del segmento lineare campione (m).
Per il volume complessivo ad ettaro (eqn. 2):
dove n è il numero dei segmenti campione e Vha è la massa ad ettaro dei residui legnosi stimata sul j-esimo segmento campione.
Ogni pezzo è stato riferito ad una delle 5 classi di decomposizione per il materiale a terra di Maser et al. (1979) in McComb & Lindenmayer ([35]) attraverso una stima a vista.
Per la densità basale del legno di castagno si è considerato un valore di 0.56 t m-3 ([19]) e non si è tenuto conto della variabilità tra le varie classi di decomposizione del legno.
Per la determinazione del C nella necromassa si è proceduto moltiplicando il peso della necromassa (volume per la densità basale del legno) per un fattore di conversione di 0.50 ([43]).
Risultati e discussione
Percentuale e volume della necromassa in piedi
Nei popolamenti di 40 anni il numero di individui morti è in media del 25% (13.5 - 33.3) del totale, mentre il volume è in media 14.8 ± 4.6 m3/ha (7.2 - 24.7; Tab. 2, Tab. 4).
Tab. 2 - Polloni vivi, polloni morti in piedi (n/ha) e percentuale (del totale dei polloni) in cedui di 40 anni.
Parametro | VIVI | MORTI | % |
---|---|---|---|
MEDIA | 918.1 | 310.5 | 25.2 |
DS | 133.0 | 80.9 | 4.9 |
CV | 0.14 | 0.26 | 0.20 |
Tab. 4 - Polloni vivi, polloni morti in piedi (n/ha) e percentuale (del totale dei polloni) in cedui di 45 anni.
Parametro | VIVI | MORTI | % |
---|---|---|---|
MEDIA | 797.8 | 341.3 | 28.9 |
DS | 107.4 | 208.1 | 8.6 |
CV | 0.13 | 0.18 | 0.30 |
Nei popolamenti di 45 anni il numero di individui morti è in media del 31% (13.0 - 43.5) del totale, mentre il volume è in media 30.9 ± 15.5 m3/ha (4.9 - 51.4; Tab. 3, Tab. 5).
Tab. 3 - Volume della necromassa in piedi, necromassa a terra, necromassa totale (m3/ha) in cedui di 40 anni.
Parametro | SDT | CWD | TOTALE |
---|---|---|---|
MEDIA | 14.9 | 6.7 | 21.1 |
DS | 4.6 | 2.4 | 6.3 |
CV | 0.31 | 0.36 | 0.30 |
Tab. 5 - Volume della necromassa in piedi, necromassa a terra, necromassa totale (m3/ha) in cedui di 45 anni.
Parametro | SDT | CWD | TOTALE |
---|---|---|---|
MEDIA | 30.9 | 28.1 | 59.1 |
DS | 15.5 | 10.8 | 17.2 |
CV | 0.41 | 0.28 | 0.29 |
La percentuale di individui morti nei popolamenti più adulti è leggermente più alta. In entrambi i casi (la differenza di età non è significativamente ampia) si può ritenere che la mortalità sia dovuta alla maggiore influenza della competizione tra i polloni e alla maggiore frequenza del cancro corticale. Nei cedui di castagno abbandonati, come rilevato da Fonti et al. ([17]) in Svizzera, vi è poi un indebolimento della struttura, che si traduce in uno squilibrio tra sistema radicale, non in grado di rinnovarsi e quindi poco sviluppato, e la biomassa epigea. Questo squilibrio rende gli individui particolarmente vulnerabili agli eventi meteorologici (colpo di vento, neve bagnata).
Bourgeois ([9]) ha rilevato due cicli di competizione nei cedui, il primo tra 10 e 15 anni, il secondo tra 30 e 45 anni; in entrambi i periodi si verifica sia un rallentamento dell’accrescimento radiale che un forte attacco di fitopatie, con mortalità anche di intere ceppaie.
Valori sostanzialmente simili a quelli osservati, sono stati rilevati da Amorini et al. ([1]), nei cedui di castagno di 37 anni, sul Monte Amiata (Toscana meridionale), la mortalità degli individui in piedi è pari al 33% nel ceduo in evoluzione naturale le cui cause sono in parte da imputare alla presenza diffusa del cancro corticale: il patogeno, anche se non rappresenta l’agente responsabile della morte, accelera l’eliminazione dei polloni in fase regressiva.
In Svizzera, nel versante meridionale delle Alpi (Bedano), Giudici & Zingg ([20]) hanno osservato, in un ceduo di 58 anni, una mortalità del 32% in numero di polloni. Sempre nel versante meridionale delle Alpi, in cedui castanili di 54 - 57 anni (Bedano e Pura), Giudici & Zingg ([21]) hanno riscontrato un volume di necromassa in piedi variabile da 12.8 m3/ha a 161.1 m3/ha.
Classi di distribuzione diametrica della necromassa in piedi
La maggior parte dei polloni morti in piedi appartengono alle classi diametriche più piccole (ossia del piano dominato dove i polloni occupano un biospazio meno favorevole): per i popolamenti di 40 anni l’89% dei polloni morti riguarda le classi da 3 a 9 cm, e il resto le classi da 12 a 21 cm (Fig. 1); per i popolamenti di 45 anni il 79% dei polloni morti riguarda le classi da 3 a 9 cm, e il resto le classi da 12 a 24 cm (Fig. 2).
Fig. 1 - Ripartizione percentuale dei polloni morti in piedi per classi di diametro in cedui di 40 anni.
Fig. 2 - Ripartizione percentuale dei polloni morti in piedi per classi di diametro in cedui di 45 anni.
Ripartizione delle piante nelle classi di decomposizione della necromassa in piedi
Nei popolamenti di 40 anni il 100% dei soggetti interessa le classi 3, 4 e 5 con una maggiore frequenza nelle classi 4 e 5 (Fig. 3), analogamente nei popolamenti di 45 anni, che significa che il processo di decomposizione è ancora in una fase iniziale (Fig. 4).
Volume della necromassa a terra
Il volume di necromassa a terra nei popolamenti di 40 anni è in media di 6.7 ± 2.4 m3/ha (3.1 - 11.8), nei popolamenti di 45 anni è in media di 28.1 ± 10.8 m3/ha (16 - 52.6; Tab. 4, Tab. 5).
Nei cedui invecchiati di castagno del Comune di Pura (Canton Ticino, Svizzera) di circa 60 anni sono stati stimati 45.1 ± 11.3 m3/ha di necromassa a terra, ossia tendenzialmente superiori a quelli esaminati, ma occorre considerare un’età maggiore del soprassuolo e una soglia diametrica di rilievo > 1 cm ([49]).
La necromassa a terra sia nei popolamenti di 40 anni che di 45 anni è minore di quella in piedi ciò che potrebbe significare che il tasso di mortalità dovuto alla competizione e ai fattori ambientali è superiore alla velocità di decomposizione, in quanto il legno (diametri di maggiori dimensioni) si decompone molto lentamente (più di 30 anni), almeno da quanto si può osservare dal tempo previsto per la sostituzione di alcuni manufatti ([49]).
Ripartizione delle piante nelle classi di decomposizione della necromassa a terra
Nei popolamenti di 40 anni l’84% delle piante riguarda la classe 2 e 3 e in minor misura la classe 4 ciò significa che non siano ancora in una fase avanzata di degradazione del legno (Fig. 5), mentre nei popolamenti di 45 anni il 90% delle piante interessa la classe 2, 3 e 4 e in minima parte anche la classe 5 indicando un processo di decomposizione più avanzato (Fig. 6).
Volume totale della necromassa
Il volume della necromassa totale è nei popolamenti di 40 anni in media di 21.0 ± 6.3 m3/ha (11.5 - 33.4), nei popolamenti di 45 anni in media di 59.1 ± 17.1 m3/ha (26.1 - 86.7 - Tab. 4, Tab. 5).
Contenuto di carbonio nella necromassa
Il contenuto di carbonio è in media nei popolamenti di 40 anni di 5.9 ± 1.8 Mg C/ ha (3.2 - 9.4), nei popolamenti di 45 anni di 16.5 ± 4.8 Mg C/ha (7.3 - 24.3 - Fig. 7).
Conclusioni
La necromassa nei cedui di castagno è direttamente legata all’interruzione delle ceduazioni o all’abbandono colturale. L’abbandono colturale dei cedui di castagno così come rilevato nei casi esaminati determina l’innesco di fenomeni regressivi e una grave crisi della funzionalità del sistema. In particolare:
- la presenza di necromassa sia in piedi che a terra viene percepita negativamente dai turisti ([16]) e rappresenta un evidente pericolo per la loro incolumità;
- nell’area mediterranea, l’accumulo di materiale combustibile soprattutto nelle zone lungo le strade aumenta il rischio d’incendio e il materiale morto a terra aggrava la propagazione del fuoco ([44]);
- l’abbandono colturale dà luogo ad una perdita economica incompatibile con la coltura del castagneto improntata a una sostanziale funzione produttiva. Tra l’altro la percentuale di piante con cipollatura è superiore nei cedui invecchiati in evoluzione naturale rispetto a quelli diradati ([1], [2], [31]);
- nel caso della sospensione delle ceduazioni la tendenza evolutiva dei cedui castanili è verso le formazioni originarie: spesso la faggeta o la lecceta, così come osservato in vari ambienti ([40], [33], [42]). Diversamente con le ceduazioni, il rapido sviluppo dei polloni di castagno impedisce l’affermazione di altre specie arboree.
La gestione dei castagneti da legno governati a ceduo, richiede una attenta colturalità (sfollamenti, diradamenti), peraltro ampiamente radicata nella tradizione locale. Ciò a maggior ragione laddove (in particolari condizioni favorevoli) valutazioni economico-finanziarie richiedono l’allungamento del turno per produrre materiale di maggior valore.
Se la necromassa nei cedui di castagno appare quindi un elemento negativo legato ad una scarsa colturalità, appare tuttavia opportuno evitare il progressivo depauperamento della fertilità del suolo, che si potrebbe verificare a seguito della utilizzazione integrale dei fusti fuori del bosco che interessa anche la ramaglia (destinata a fini energetici).
References
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