Quality of the recruitment and evaluation: a binding combination
Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 5, Pages 214-215 (2008)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0540-0005
Published: Sep 02, 2008 - Copyright © 2008 SISEF
Editorials
Abstract
The reasons of the current crisis of the Italian University are briefly outlined, with special enphasis on the recruitment process and the evaluation of candidates.
Keywords
La modalità di reclutamento del personale di ricerca e docente è stata oggetto nel corso degli ultimi anni di alcuni interventi del legislatore con risultati diversi sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo sul sistema universitario nazionale. Dalle selezioni su base nazionale previste dal DPR 382/80 alla legge 210/1998 che ha rimandato le procedure alle singole sedi, per finire alla legge 230/2005, peraltro non ancora attuata, gli effetti non tutti positivi che si sono ripercossi sull’intero sistema universitario sono molteplici e possono essere sintetizzati in:
- incremento della dotazione organica da 46000 unità previste dal DPR 382/80 (15000 di I fascia, 15000 di II fascia e 16000 ricercatori) alle attuali 61910 (19625 di I fascia, 18744 di II e 23541 ricercatori);
- un profilo demografico della docenza non perfettamente gaussiano, ma di tipo bimodale in funzione dell’azione di reclutamento determinato dalle norme prima citate;
- un significativo innalzamento dell’età media dei docenti al momento del reclutamento;
- una forte tendenza alla stabilità geografica nei passaggi di carriera (laurea, dottorato e conseguimento dei diversi livelli di docenza nella stessa sede).
Questi numeri identificano un modello di università che per caratteristiche fa differire il nostro sistema notevolmente dal resto dei paesi avanzati con i quali normalmente ci confrontiamo (per un dettaglio su questi dati si consiglia di prendere visione delle relazioni del convegno Università e Sistema Paese del 18-19 giugno 2008 - ⇒ http://www.cun.it).
Qualsiasi riflessione sul reclutamento non può essere intrapresa senza considerare i metodi che sono stati attuati nel corso degli ultimi 25 anni e i sistemi di valutazione. Specie per quanto riguarda quest’ultimo punto, nonostante le esperienze interessanti del CIVR e del CNVSU, il panorama nazionale risulta particolarmente lontano del contesto internazionale e da quanto previsto dalla Carta europea dei ricercatori che le università italiane hanno deciso di condividere nel 2005. È importante sottolineare inoltre che, pur essendoci alcune perplessità sul regolamento di funzionamento dell’ANVUR, sarebbe auspicabile una pronta operatività dell’agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca.
Il rilancio del sistema universitario non può prescindere da una revisione del sistema di reclutamento al fine d’istituire un sistema di assunzione trasparente, aperto, equo e conforme a quanto avviene a livello internazionale al fine anche di favorire la successiva mobilità che costituisce il presupposto per un vero mercato europeo del lavoro per i ricercatori e per i docenti in linea anche con il Processo di Bologna. Questo rilancio dovrebbe essere altresì incardinato su un sistema reclutamento indipendente da quello di progressione con una valutazione permanente dell’attività di ricerca e docenza (anche negli aspetti organizzativi e gestionali) a cui legare gli eventuali incrementi stipendiali e di carriera. In questo modo si potrebbero superare gli attuali automatismi salariali e quegli assurdi stop and go che il docente subisce ad ogni passaggio di carriera a seguito del superamento delle valutazione comparative e i conseguenti periodi di straordinariato. Questa opzione di reclutamento creerebbe sicuramente un sistema più favorevole all’affermazione del merito e alla conseguente produttività della ricerca e della docenza, stimolando anche un’efficienza ed efficacia degli investimenti.
In un momento di contrazione della spesa pubblica sarebbe auspicabile che il mondo accademico italiano si facesse portatore di un’istanza alternativa a quella dei tagli generalizzati che vengono tuttora applicati e proposti quale unica possibilità di intervento per potere risanare il deficit pubblico.