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Open letter to the Italian Ministry of University and Research

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 5, Pages 300-301 (2008)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0561-0005
Published: Nov 19, 2008 - Copyright © 2008 SISEF

Commentaries & Perspectives

Abstract

The government should get advice from the best Italian scientists for the necessary reform of the Italian University, with special concern to crucial processes as the appointment of new professors and academic evaluation. The current government proposal for a random draw of evaluation committees in charge for the appointment of new professors is considered as a wrong solution and harmful tool for dealing with such a crucial process.

Keywords

University, Government, Reform, Scientist, Italy

 

On. Ministro Gelmini,

siamo un gruppo di docenti e scienziati in attesa di valutazione, in tutti i sensi. Speriamo che finalmente si formalizzi un serio e capillare meccanismo di valutazione delle Università, Facoltà, Dipartimenti, fino a noi stessi come individui, e poi vorremmo essere valutati nel senso che si riconosca il nostro valore.

Nel nostro mondo vale l’antico detto Amicus Plato, sed magis amica veritas e la nostra prima fedeltà va alla scienza. Quel governo e quel ministro che dimostreranno con i fatti di capire e avere a cuore lo sviluppo della scienza avranno la nostra gratitudine.

Leggiamo sui giornali articoli truculenti sull’Università, affermazioni apodittiche che tutti i concorsi sono truccati, vale solo il nepotismo ecc.: invece non è vero. Non vogliamo affatto negare le ampie degenerazioni del sistema, anzi riteniamo di essere fra le prime vittime e saremo felici di imbracciare la scopa che le volesse spazzare via.

Siamo sotto attacco e viene continuamente agitata la bandiera del merito da persone che forse non hanno meritato un gran che, ma noi siamo aperti al confronto più ampio. D’altra parte i nostri curricula e spesso i nostri lavori sono facilmente consultabili in rete, abbiamo una fitta rete di relazioni internazionali ad altissimo livello, ci sono tutti gli strumenti per confrontarci apertamente.

Lei dice di voler avere almeno un’università Italiana fra le prime 100, ottimo proposito che comunque andrebbe interpretato correttamente dato che confrontare Harvard con “La Sapienza” è come paragonare un falco ad una balena, però le facciamo osservare che, se scende a livelli più ristretti, troverà Facoltà e Dipartimenti (oltre che evidentemente individui) che, pur nelle condizioni estremamente sfavorevoli in cui operano, competono ai massimi livelli.

E qui siamo al punto dolente: quanti scienziati di fama internazionale la consigliano? Non stiamo parlando delle istituzioni CUN, CRUI etc. o dei sindacati, che possono rappresentare esigenze generali ma non hanno alcun titolo per rappresentare le esigenze della scienza.

Nella cacofonia delle voci che si esprimono sul futuro dell’Università sembra che solo la nostra voce debba essere assente; eppure un paese che non sappia sfruttare a pieno i suoi scienziati, come vera classe dirigente (nota bene: classe dirigente, non classe politica), non può che essere un paese perdente, specialmente adesso che si stanno riscrivendo i rapporti economici e politici del globo. Certo noi non abbiamo a disposizione giornali o televisioni ma possediamo ugualmente il bene più prezioso, un buon cervello.

Siamo preoccupati perchè le notizie, peraltro confuse, sembrano indicare che Ella stia puntando nella direzione sbagliata.

Visto che in Italia il transitorio dura anni, sorteggiare i membri di una commissione di concorso per scegliere un ricercatore o un professore universitario è una delle idee più sbagliate che si possano perseguire, degna del peggiore ’68, quello corporativo e ipersindacalizzato.

La ragione? Gliene offriamo due: la prima è che ovviamente la sorte favorisce la media, e non l’eccellenza, la seconda è che il sorteggio favorisce la formazione di una comunità scientifica poco responsabile. Di fatto anche tutti i parametri cosiddetti oggettivi hanno lo stesso limite, riescono a dare indicazioni sulla media, difficilmente sulla vera eccellenza e comunque sono solo strumenti che vanno usati con cautela. Non si vedono mai usati nei centri di eccellenza per la scelta di un leader scientifico. Non è un caso se tali parametri vengono spesso utilizzati in modo acritico in Paesi o in Istituti in cui manca o è molto debole una vera classe di validi scienziati.

Per fortuna questa non è la situazione dell’Italia, gli scienziati validi ci sono, solo che non vengono ascoltati anzi vengono insultati.

I concorsi (ed il loro corollario i raggruppamenti concorsuali) sono un modo sbagliato di scegliere i ricercatori (nel senso di coloro che fanno ricerca) ed i docenti, perchè:

(a) Purchè vengano soddisfatti criteri di tipo burocratico la commissione può far vincere chi vuole e non risponderà di nulla.

(b) I concorsi (locali o non) gestiti dalle comunitàa scientifiche nazionali impediscono la competizione tra sedi, tendono a piallare le differenze, e rendono priva di significato la valutazione (se Tizio mi è stato appioppato dalla commissione xyz, che colpa o merito ne ho io?).

Per esemplificare: cosa succederebbe se ogni azienda che fabbrica scarpe dovesse affdarsi, per la scelta dei dirigenti, a commissioni elette dalla concorrenza? Sparirebbe la concorrenza.

(c) Le regole ingessano i membri della commissione. Possiamo tralasciare di esaminare i candidati che dopo un primo esame giudichiamo essere nella fascia bassa e approfondire l’esame dei candidati che ci sembrano migliori, per esempio chiamandoli a dare un seminario o richiedendo pareri scritti?

In Italia questa è un’eresia!

(d) Si passa buona parte del tempo a riempire verbali, sistemare linguette rimovibili ecc. e rimane poco tempo per leggere qualche lavoro dei candidati nella fascia alta.

(e) Può capitare che un commissario di chiara fama venga messo in minoranza da una maggioranza di mediocri che preferisce all’eccellenza la mediocrità (una scusa si trova sempre). La sua relazione di minoranza non interessa né impressiona nessuno dal momento che non produce alcun effetto.

(f) I raggruppamenti concorsuali sono una della maggiori cause del blocco del sistema e vanno aboliti. Favoriscono la formazione di gruppi di potere autoreferenziali, impermeabili alle critiche e ostili alle trasformazioni della scienza ed ad una visione interdisciplinare.

Nelle Università che puntano alla eccellenza i dipartimenti chiamano direttamente o bandiscono una posizione e poi scelgono con i criteri che preferiscono tra coloro che hanno fatto domanda. Tale procedura comunque va nettamente disgiunta dai meccanismi necessari per l’avanzamento interno di carriera. La chiamata diretta avrebbe un effetto dirompente innescando una forte competitività all’interno dei Dipartimenti e fra Dipartimenti affini.

Naturalmente un pilastro della democrazia è l’equilibrio dei poteri: sono quindi necessari meccanismi con cui le scelte cattive vengano punite, in primis nei finanziamenti dei Dipartimenti e anche nella perdita di prestigio di chi le fa. Ad esempio la giustezza della scelta verrà giudicata dal rendimento del Dipartimento attraverso una agenzia specializzata (uno sviluppo del CIVR), chi sceglierà capre verrà finanziato con arbusti. Non sta a noi formulare proposte legislative, non è il nostro mestiere.

In definitiva, fatte salve le scelte generali, non esiste nel mondo scientifico un meccanismo per far crescere la scienza che non sia quello della cooptazione (anche se questa parola sembra infetta) unita a una valutazione rigorosa e ad una forte competizione per le risorse.

Oltre alla scoperta scientifica non vi è maggiore soddisfazione per uno scienziato della scoperta di una giovane mente brillante, il futuro premio Nobel, quello che lo supererà. Facciamo nostra la frase (di Leonardo): “tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro”, almeno come auspicio.

Evidentemente abbiamo toccato solo uno dei tanti punti dolenti della situazione universitaria, per questo chiudiamo con una esplicita richiesta: dia il dovuto ascolto alle migliori menti scientifiche del paese.

Cordiali saluti e buon lavoro.

 
 
 

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