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The Italian National Inventory of Forests and Carbon Stocks (INFC): a crucial tool for Italy and for the scientific community

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 7, Pages 2-4 (2010)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0612-0007
Published: Feb 11, 2010 - Copyright © 2010 SISEF

Commentaries & Perspectives

Abstract

The importance of INFC is restated and the conditions for the delivering of INFC data to the scientific community are outlined by the INFC responsible at Corpo Forestale dello Stato (Italian National Forest Service), Italy.

Keywords

Inventario forestale, Carbonio, INFC

 

La prima osservazione riguardo all’editoriale di Forest@ ([2]) dal titolo “INFC: in attesa di un lieto evento” è che, in realtà, il lieto fine già si è verificato dal momento che il Corpo Forestale dello Stato, con il supporto scientifico del Consiglio per le Ricerche in Agricoltura (CRA-MPF), sta offrendo al nostro Paese, con l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio, un importante strumento per il monitoraggio, la pianificazione e la gestione delle risorse forestali e territoriali italiane. Contemporaneamente, e per la prima volta in Italia e tra le prime in Europa, sono state anche prodotte dettagliate informazioni per rispondere agli impegni che l’Italia ha assunto, diversi anni fa, con il Protocollo di Kyoto; infatti, con l’inventario degli stocks di carbonio accumulati nella biomassa forestale, nella lettiera e nel terreno, l’Italia si è presentata assolutamente puntuale all’appuntamento di Copenaghen della COP15 e ha potuto avviare, grazie anche all’impegno del Ministero dell’Ambiente, la decisiva realizzazione del Registro dei serbatoi agro-forestali di carbonio, indispensabile per la certificazione dei sinks nell’ambito del Protocollo. Il completamento delle analisi dei campioni è a buon punto in modo da poter completare entro il 2010 anche la parte del Registro relativa ai dati di base del periodo di riferimento 2008-2013. Pertanto, si può tranquillamente affermare che le istituzioni e la comunità scientifica e tecnica italiana hanno messo a disposizione del Paese un valido supporto informativo per le sue scelte di politica forestale e ambientale, sia a livello nazionale che internazionale.

L’intervento di Borghetti e Ferrara però ci sollecita anche ad affrontare il tema della disponibilità dei dati per la comunità scientifica nazionale e per le collaborazioni e interazioni con le realtà regionali e locali. Ovviamente, è ben comprensibile che la ricchezza di dati raccolti sull’estensione forestale, sulle caratteristiche tipologiche delle foreste italiane e sulla loro produttività, possa costituire una preziosa riserva di informazioni scientifiche per ulteriori approfondimenti, riflessioni e collegamenti con altre banche dati e esperienze di ricerca; si tratta quindi di una grande opportunità di collaborazione e sinergia tra ricercatori italiani, con importantissime ricadute di conoscenza scientifica, pubblicazioni e aspetti applicativi.

È bene, però, correggere tempestivamente alcune informazioni riportate nell’articolo di Borghetti e Ferrara che, a nostro avviso, non rappresentano la realtà relativamente alla disponibilità dei dati “elementari” o dati grezzi degli inventari forestali. A fronte di un esempio di inventario su scala provinciale/regionale citato da Borghetti e Ferrara (gli Autori non riportano il nome della provincia o regione), che avrebbe reso disponibili liberamente tutti i dati raccolti, possiamo infatti riportare innumerevoli esempi per i quali viene applicata un’attenta politica di tutela dei dati inventariali.

Il caso del continente nord-americano dovrebbe essere noto alla comunità scientifica. Numerose e ricorrenti sono infatti le pubblicazioni che trattano la questione dell’indisponibilità dell’esatta localizzazione dei punti di campionamento, le cui coordinate vengono appositamente alterate per mantenerne la riservatezza (si veda ad esempio per gli Stati Uniti agli indirizzi: ⇒ http:/­/­fia.fs.fed.us/­tools-data/­spatial/­default.asp e ⇒ http:/­/­srsfia2.fs.fed.us/­sds/­how­_to.shtml#sc, e le presentazioni al 2002 National FIA Users Meeting disponibili all’indirizzo ⇒ http:/­/­fia.fs.fed.us/­library/­papers-presentations/­). Anche in Europa la questione è molto dibattuta e la posizione della maggioranza, per non dire della totalità degli inventari forestali europei, in merito alla cessione delle coordinate dei punti di campionamento è analoga o addirittura più restrittiva che non in Italia. Da un sondaggio informale condotto tra i Paesi partecipanti all’azione COST E43 sull’armonizzazione degli inventari forestali a scala europea è emerso infatti che oltre i due terzi degli inventari forestali nazionali non comunicano ad alcuno la posizione esatta dei punti di campionamento e, tra quelli che lo fanno, la cessione dell’informazione avviene comunque a precise condizioni (Korhonen K, comunicazione personale). Quasi sempre infatti si tratta di un utilizzo dei dati di posizione per attività di ricerca che coinvolgono direttamente gli stessi centri che producono i dati inventariali.

Sempre a livello europeo si segnala inoltre che, nell’ambito dell’attività condotta da un consorzio di inventari forestali nazionali in collaborazione con il centro JRC di Ispra (VA) per la realizzazione di una piattaforma europea per i dati forestali (E-Forest platform), la cessione dei dati, a scopo di sperimentazione, all’interno del consorzio viene strettamente regolata da un confidential agreement che definisce obbiettivi dell’attività, limiti di utilizzo dei dati e l’assoluto divieto di cessione degli stessi a terzi. Documenti simili vengono sempre redatti in tutti i casi di cessione di dati inventariali, cessione che non è mai libera e incondizionata bensì vincolata a precisi obblighi da parte di chi ottiene in uso i dati, primi fra tutti l’impegno a definire finalità e metodi dell’indagine per la quale viene richiesto l’uso dei dati inventariali e l’impegno a comunicarne i risultati o addirittura a sottoporli ad una verifica preventiva da parte dell’istituzione che ha concesso i dati stessi.

Una tale politica attenta alla tutela della riservatezza delle informazioni è motivata proprio dall’importanza delle informazioni stesse per la gestione e la tutela delle risorse forestali. Gli inventari infatti sono la principale fonte di statistiche nazionali sulle foreste, statistiche ufficiali che determinano le politiche forestali dei singoli Paesi e della comunità internazionale. Una delle priorità per chi lavora in questo ambito è quindi quella di tutelare il corretto uso delle informazioni ed impedire interpretazioni errate o distorte dei dati. Altrettanto importante è garantire la rappresentatività delle unità di campionamento (punti e aree di saggio) cioè impedire che queste vengano alterate nelle loro caratteristiche principali. La conoscenza dell’esatta localizzazione dei punti di campionamento potrebbe infatti portare a modifiche nella gestione di queste aree da parte degli stessi proprietari. La localizzazione di ripetuti studi e campagne di rilevamento, da parte di soggetti esterni all’inventario forestale, nei punti di campionamento potrebbe inoltre arrecare danno o alterazione ai soprassuoli forestali, modificandone le caratteristiche. Per questi motivi in tutti i Paesi si cerca di circoscrivere la conoscenza della localizzazione esatta dei punti e di esercitare un controllo, più o meno stretto, delle attività, anche di ricerca, che interessano la rete di campionamento inventariale.

L’interesse superiore di ampliare le conoscenze sul patrimonio forestale nazionale in un momento così strategico, interesse citato a conclusione dell’intervento di Borghetti e Ferrara, è proprio la motivazione principale delle scelte attuate in relazione alla diffusione dei dati inventariali. A questo interesse risponde l’impegno testimoniato in questi anni da CFS e CRA per la produzione di dati affidabili, precisi e rispondenti alle esigenze informative della collettività nazionale e internazionale di oggi. L’INFC ha consentito infatti di colmare molte lacune conoscitive e di produrre i dati necessari a rispettare gli impegni presi dal nostro Paese in ambito internazionale. L’impegno finanziario, supportato da risorse pubbliche, aveva questi obbiettivi che, crediamo, siano stati pienamente raggiunti.

Detto quanto sopra, una particolare attenzione va posta anche ai riferimenti normativi citati dagli autori dell’ultimo editoriale di Forest@: un’attenta lettura del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 195 (Attuazione della direttiva 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 222 del 23 settembre 2005) evidenzia all’Art. 5., “Casi di esclusione del diritto di accesso”, come l’accesso all’informazione ambientale è negato in numerosi casi (vedasi in particolare i commi d e f legati alla segretezza statistica ed alla diffusione di dati personali, in ottemperanza alla normativa sul rilascio dei dati sensibili in tema di privacy - Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196: Codice in materia di protezione dei dati personali). Si ricorda inoltre che i dati INFC sono formalmente inseriti nel Sistema Statistico Nazionale (SiStaN) e devono necessariamente rispettare le norme che regolano detti dati.

Si potrebbe ricordare altresì il Decreto legislativo 199 n. 169 Attuazione della direttiva 96/9/CE relativa alla tutela giuridica delle banche di dati (⇒ http:/­/­www.parlamento.it/­parlam/­leggi/­deleghe/­99169dl.htm) che prevede all’articolo 102 bis comma 3 il diritto per il costitutore della banca dati di vietare per 15 anni operazioni di estrazione o reimpiego dei dati, anche se non è questa la motivazione che ha sovrinteso la cessione dei dati INFC.

Ultima notazione riguarda l’omissione nell’editoriale di Borghetti e Ferrara, di un terzo caso in cui i dati INFC possono essere ceduti. Nel caso infatti di un coinvolgimento diretto del CFS-CRA nella ricerca scientifica proposta, la cessione dei dati può essere pienamente realizzata proprio in virtù della riservatezza garantita dagli Enti proprietari e gestori dei dati inventariali. Numerosi esempi in questo senso possono essere documentati.

Si chiude questo intervento evidenziando che questo tema era già stato sollevato in passato ([1]) e aveva già ricevuto la risposta del Capo del Corpo forestale dello Stato, con una lettera che spiegava il modus operandi adottato dall’Amministrazione forestale nella cessione dei dati INFC ([3]).

Stupisce il fatto che gli Autori non abbiano avuto nessun contatto diretto con il CFS-CRA al fine di ottenere dati INFC e quindi non evidenzino nessuna esperienza diretta in materia. Forse un semplice colloquio con i responsabili INFC avrebbe potuto chiarire molti degli argomenti oggetto dell’editoriale sopra citato.

L’INFC (2005/8) è oramai al termine; il 2010 vedrà la pubblicazione degli ultimi dati della cosiddetta “Fase 3+”, quella relativa al contenuto del Carbonio nei suoli forestali. L’azione congiunta e la comunità di intenti che ha portato i Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole e Forestali, il CFS, il CRA, l’AGEA-SIN, le Regioni e le Province Autonome (l’INFC è la base di costituendi Inventari Forestali Regionali) rappresenta un’importante e positiva realizzazione di uno strumento pubblico costruito per il bene del Paese, i cui risultati sono a disposizione di tutti.

References

(1)
Borghetti M (2007). Accesso ai dati dell’inventario forestale: verso la trasparenza nella pubblica amministrazione? Forest@ 4 (1): 1-2.
CrossRef | Google Scholar
(2)
Borghetti M, Ferrara A (2009). Dati INFC, in attesa di un lieto fine. Forest@ 6 (1): 379-380.
CrossRef | Google Scholar
(3)
Patrone C (2007). L’accesso ai dati dell’inventario forestale: gli impegni del Corpo Forestale dello Stato. Forest@ 4 (4): 342.
CrossRef | Google Scholar
 
 
 

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