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Recapture of lynx individual B132 in the Trentino province, Italy

Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 7, Pages 172-176 (2010)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0635-007
Published: Oct 13, 2010 - Copyright © 2010 SISEF

Technical Reports

Abstract

In February 2010, B132 - a male lynx born in 2006 in north-eastern Switzerland - was recaptured in a box trap set above Molveno Lake, in Brenta Massif eastern slopes, and fit with a new GPS/GSM radiocollar by staff members of the Forest and Wildlife Service of the Autonomous Province of Trento. His 2008 dispersal into the Adamello-Brenta Natural Park area in the Trentino province was the furthest one ever documented outside of Scandinavia for a Eurasian lynx. The complete recovery of the lynx in the entire Alpine arc, after 40 years since the first reintroduction, will be a long-term task, and documentation of B132’s dispersal and spatial behaviour is of crucial interest in this respect.

Keywords

Lynx, Radiotracking, Dispersal, Trentino, Alps

 

Alle 22.22 del 10 febbraio 2010, in una trappola a cassa posizionata poco sopra il Lago di Molveno (in Trentino), è stato possibile ricatturare B132 ([4], [7]), il maschio - ormai adulto - di lince eurasiatica (Lynx lynx) catturato per la prima volta nel Parco Nazionale Svizzero (PNS) il 22 febbraio 2008 ed ivi equipaggiato di un radiocollare satellitare GPS/GSM ([3], [6] - Fig. 1). La ricattura di B132 si era infatti resa necessaria dal momento che la batteria del radiocollare GPS/GSM si era esaurita (ultimo fix rilevato il 10 aprile 2009 cfr. “Rapporto Orso 2009 del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento”) nel corso della sua permanenza nel nuovo home range temporaneo - vasto circa 212 km2 (senza considerare le singole escursioni tipiche della specie) - che l’animale in dispersione aveva poi stabilito sui versanti orientali e meridionali delle Dolomiti di Brenta, appunto ([6] - Fig. 2). Il monitoraggio di B132 era comunque proseguito tramite radiotelemetria tradizionale VHF condotta dal personale del Servizio Foreste e Fauna (SFF) della Provincia Autonoma di Trento fino all’esaurimento anche di questa seconda batteria del radiocollare, avvenuto il 9 ottobre 2009. Successivamente era stato possibile confermare la presenza di B132 all’interno del suo home range - da considerarsi ormai stabilizzato - grazie al rinvenimento di piste su neve ed anche attraverso immagini derivanti da fototrappolaggio effettuato proprio sul sito della successiva cattura (14 novembre 2009 - Fig. 3).

Fig. 1 - 11 febbraio 2010, Lago di Molveno, Trentino occidentale. La lince B132 narcotizzata poco dopo la ricattura ed il team composto (da destra) da Alberto Stoffella, Roberto Calvetti e Gabriele Vettori (foto Ufficio stampa Provincia Autonoma di Trento).

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Fig. 2 - Segnalazioni confermate di presenza di lince nelle Alpi nel 2005-2007 (punti rossi). Ciascun punto è rappresentato con un buffer del raggio di 5 km. L’area grigio-scura rappresenta lo stimatore Kernel al 95% che individua i cinque subareali. In giallo è rappresentata la dispersione a più lungo raggio documentata nelle Alpi (quella di B132) dal luogo di nascita (stella) all’ellisse che identifica l’home range attuale (fonte: [8]).

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Fig. 3 - 14 novembre 2009, Lago di Molveno, Trentino occidentale. B132 ispeziona, attirata dall’esca odorosa, la trappola a cassa nella quale verrà poi effettivamente catturata circa tre mesi più tardi (da “Rapporto Orso 2009 del Servizio Foreste e Fauna della provincia Autonoma di Trento”).

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B132 è stato narcotizzato con un supporto veterinario specialistico ed è stato sottoposto ad alcune verifiche sanitarie, nonché alle consuete misurazioni biometriche (24.5 kg il peso rilevato in questa occasione contro i 24 kg registrati al momento della prima cattura, avvenuta appunto circa due anni prima). Il vecchio radiocollare GPS-Plus 1C della Vectronic-aerospace GmbH è quindi stato sostituito con uno nuovo assolutamente analogo, che funziona anche in modalità VHF. Esaurito quindi l’effetto del narcotico nei tempi previsti dal protocollo veterinario - circa un’ora -, grazie ad un apposito farmaco antagonista, B132 è stato rilasciato sul posto e si è allontanato, nella notte, sotto una fitta nevicata ([4]).

Per la realizzazione della prima cattura di B132, dalla metà di gennaio 2008 erano state necessarie in totale 87 notti-trappola, con l’utilizzo di due trappole a cassa costruite direttamente dal KORA (Koordinierte Forschungsprojekte zur Erhaltung und zum Management der Raubtiere in der Schweiz, progetti coordinati di ricerca per la conservazione e la gestione dei carnivori in Svizzera), e di una terza trappola trasportabile - di dimensioni minori - costruita appositamente dal PNS ([6]).

Per effettuare la ricattura trentina di B132, già a partire dal mese di agosto del 2009 sono state posizionate sul campo dal SFF due trappole a cassa appositamente realizzate dallo stesso (Fig. 4), cui si è aggiunta nel mese di dicembre una terza trappola, simile alle altre, al fine di aumentare le possibilità di cattura durante i mesi invernali, che risultano i più idonei allo scopo ([2]). Nelle trappole era stata posta - e costantemente ricambiata - un’esca odorosa (costituita da urina di lince di cattività) come attrattivo ([4]). Non era in effetti stato possibile, in precedenza, attivare i programmati ([1]) tentativi di ricattura con lacci al piede (controllando l’animale nelle sue attività di predazione) e tramite telenarcosi (Minimally Invasive Capture System, MICS - [11]).

Fig. 4 - 29 ottobre 2009, Malga Termoncello, Brenta orientale, Trentino occidentale. Una delle trappole a cassa utilizzate per i tentativi di ricattura di B132.

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Nel corso del primo periodo di monitoraggio radiotelemetrico di B132, al di là della possibilità di documentare l’evento di dispersione a più ampio raggio in ambito europeo, al di fuori dell’areale scandinavo, per la specie ([3], [6], [8]) ed il processo di stabilizzazione del suo home range sulle Dolomiti di Brenta, è stato possibile anche raccogliere alcuni interessanti elementi sulla ecologia alimentare di questo esemplare. La ricerca delle prede, condotta sia nel PNS - e aree contermini - che in Trentino in maniera abbastanza intensiva, ha infatti permesso di raccogliere informazioni originali su 17 prede rinvenute nel Brenta e 6 in Val di Sole, che, sommate alle 13 dell’area del PNS, hanno reso disponibile un campione significativo delle preferenze alimentari di questo individuo, che sono risultate ([6]) prevalentemente indirizzate su capriolo (Capreolus capreolus, 15 prede sul totale di 36) e camoscio (Rupicapra rupicapra, 10/36), con predazioni anche su cervo (Cervus elaphus, 7/36), muflone (Ovis ammon, 3/36, a carico della colonia nel Brenta meridionale: Fig. 5) e, in un sol caso, anche di fagiano di monte (Tetrao tetrix).

Fig. 5 - 4 novembre 2008, Riserva comunale di caccia di Stenico, Brenta meridionale, Trentino occidentale. Resti del piccolo femmina di muflone predato da B132 presumibilmente il giorno 28 ottobre 2008 (foto Roberto Calvetti).

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Nelle Alpi italiane solo un’altra lince, prima di B132, è stata sotto controllo radiotelemetrico, ad opera dell’Università di Udine: si è trattato di un maschio adulto (soprannominato Ricky), catturato una prima volta il 20 marzo 2007 (in questa occasione sono state necessarie per realizzare la cattura 118 notti-trappola) nel comune di Trasaghis (UD) ed una seconda volta - anche in questo caso per la necessità di sostituire il radiocollare GPS/GSM - il 14 marzo 2008 (solo 44 le notti-trappola necessarie), in un sito vicino a quello della prima cattura ([5]). Il comportamento di Ricky osservato nel 2008 è tra l’altro sembrato riconfermare quello strettamente territoriale già rilevato nel 2007, con un crescente allargamento del suo home range che è apparso più esteso rispetto al 2007, con l’utilizzazione di alcune aree, in particolare comprese tra i comuni pordenonesi di Vito d’Asio e Clauzetto e quelli - in provincia di Udine - di Verzegnis, Preone e Villa Santina, oltre ai comuni di Trasaghis, Cavazzo Carnico e Forgaria nel Friuli, e con un confermato movimento a pendolo rispetto all’area centrale, con orientamenti variabili ([5]).

A livello dell’Arco alpino complessivo la presenza della lince è monitorata fin dal 1995 da parte del gruppo di esperti afferente allo SCALP (Status and Conservation of the Alpine Lynx Population) e sia l’areale occupato che la consistenza stimata della metapopolazione sono aumentati dal 1995-1999 al 2000-2004 ([9]). L’areale occupato, in particolare, è valutato pari a 27 800 km2, in perlomeno cinque distinti sub-areali (Fig. 2). Un’analisi delle segnalazioni confermate raccolte per il periodo 2005-2007 condotta con il metodo Kernel ha mostrato che l’area più importante per la lince è costituita dalle Alpi svizzere nord-occidentali. Un secondo nucleo è localizzato nelle Alpi sud-orientali (Italia e Slovenia, fino all’Austria meridionale), mentre un terzo nucleo - di analoghe dimensioni - è stato fondato nella Svizzera nord-orientale (da dove proviene appunto B132) tra il 2001 ed il 2008, con il rilascio di 12 esemplari ([10]). Il quarto nucleo si trova nella regione delle Kalkalpen (Austria superiore) ed un nucleo molto piccolo è localizzato nelle Alpi francesi. Tuttavia, nel 2005-2007 eventi riproduttivi sono stati accertati solamente nelle Alpi svizzere nord-occidentali, nella Svizzera nord-orientale e nelle Alpi francesi ([8]). La consistenza della metapopolazione alpina di lince è stimata attorno al centinaio di esemplari, con un range compreso tra gli 85 ed i 130 (Francia: 15, Italia: 10-15, Svizzera: 50-80, Liechtenstein: 0-1, Germania: 0, Austria: 5-10, Slovenia: 5-10). È stato inoltre documentato come nell’habitat alpino, fortemente frammentato per la presenza di barriere naturali e (soprattutto) artificiali quali numerose autostrade, le popolazioni di lince si espandono piuttosto lentamente, anche in situazioni di alta densità locale e laddove sia disponibile habitat adatto ([9]). Così, ad ormai 40 anni dalla prima reintroduzione, solo il 20% delle Alpi è stato ricolonizzato dalla specie.

B132 rappresenta quindi un individuo il cui comportamento è estremamente interessante sotto il profilo della comprensione dei meccanismi della dispersione della lince sulle Alpi e della individuazione delle migliori strategie dirette a garantire la conservazione della popolazione alpina della specie e la sua possibile espansione. Recentemente, infatti, è stato proposto come scenario di una possibile futura gestione della metapopolazione alpina di lince il trasferimento artificiale di individui in numerose patch confinanti di habitat adatto, piuttosto che la realizzazione di operazioni di reintroduzione tese a creare una singola (nuova) popolazione: in questo modo infatti, individui in dispersione potrebbero più facilmente incontrare conspecifici allorquando abbandonino le aree di origine ([12]).

È comunque indubbio che il prerequisito essenziale per la conservazione della lince sia in una patch di habitat neo-colonizzato (come nel caso di B132 nel Brenta orientale) sia nelle aree già stabilmente colonizzate dalle sub-popolazioni è rappresentato da una soddisfacente accettazione sociale dei diversi portatori di interesse locali ([8]). Occorre in particolare sviluppare con attenzione e convinzione, anche a livello trentino, strategie di mitigazione dei conflitti con i tradizionali utilizzatori dell’ambiente naturale, conflitti che il ritorno della lince inevitabilmente comporta, in misura più o meno marcata: si pensi all’impatto - effettivo ma anche “percepito” - della predazione sulle comunità di ungulati, fattore cruciale nella difficoltosa accettazione del ritorno della specie da parte delle comunità venatorie alpine ([9]).

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