Glycaspis brimblecombei (Hem.: Psyllidae), the invasive red gum lerp psyllid recorded in Italy
Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 8, Pages 71-77 (2011)
doi: https://doi.org/10.3832/efor0654-008
Published: May 23, 2011 - Copyright © 2011 SISEF
Short Communications
Abstract
During 2010 in central and southern Italy (Campania, Basilicata and Latium), the invasive red gum lerp psyllid, Glycaspis brimblecombei Moore (Hemiptera: Psyllidae), has been recorder for the first time in Italy. The psyllid was detected on Eucalyptus camaldulensis in several sampling sites. The host plant, like other species of the genus Eucalyptus, is very common in Italy as ornamental and forest species. The native country of G. brimblecombei is Australia, from which the psyllid spread throughout the world in the last decade. In the Palaearctic Region the species was first collected from the Iberian Peninsula in 2007. In this note we report some observations on the biology and distribution of this species in the new colonized Italian areas. Generalist predators, such as wasps and pirate bugs, were observed attacking G. brimblecombei, however no parasitoid activity has been detected.
Keywords
Introduzione
Nel periodo giugno-agosto del 2010 in Campania, in numerose località, sono stati individuati piccoli focolai e, in qualche caso, imponenti infestazioni di Glycaspis brimblecombei Moore ([12]). Questo emittero si aggiunge alla lista costituita da altri tre psillidi esotici segnalati in Italia, nell’ultimo quarto di secolo, a carico di specie di eucalipto: Ctenarytaina eucalypti (Maskell - [5]), Ctenarytaina spatulata Taylor ([6]) e Blastopsylla occidentalis Taylor ([13]). Non è noto come la specie sia giunta sul territorio nazionale, ma è ipotizzabile una sua diffusione passiva.
La psilla G. brimblecombei, originaria dell’Australia, è diventata specie invasiva nell’ultimo decennio. A partire dalla sua prima segnalazione in California nel 1998 ([2]), in pochi anni l’emittero si è rapidamente diffuso attraverso l’intero continente americano, dalla Florida fino all’Argentina e al Cile, mentre in Africa G. brimblecombei è attualmente presente alle Mauritius e in Madagascar ([4]). Le prime segnalazioni per l’Europa e l’area Paleartica riguardano la Penisola Iberica ([16], [19]).
La pianta d’elezione di G. brimblecombei, l’Eucalyptus camaldulensis, è molto comune su tutto il territorio nazionale e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo, utilizzata sia come specie ornamentale, in parchi e giardini urbani, sia come specie forestale. La psilla, che risulta essere estremamente dannosa, può dunque diventare una reale emergenza fitosanitaria di difficile controllo.
Nella presente nota si forniscono informazioni utili per l’identificazione degli attacchi, nonché le caratteristiche biologiche della specie, le peculiarità morfologiche degli stadi preimmaginali e degli adulti e i dati aggiornati della distribuzione di G. brimblecombei riguardanti la Campania e le regioni limitrofe. Inoltre, si dà notizia della presenza di una significativa attività antagonista ad opera di entomofagi predatori.
La specie aliena Glycaspis brimblecombei Moore
Al genere Glycaspis Taylor sono ascritte 137 specie australiane tutte associate a specie del genere Eucalyptus ([10]).
Oltre ad E. camaldulensis, ospite d’elezione, G. brimblecombei può infestare E. rudis, E. globulus, E. diversicolor, E. sideroxylon, E. nicholii, E. lehmannii, E. blakelyi, E. nitens, E. tereticornis, E. dealbata, E. bridgesiana. E. brassiana, E. mannifera ([3], [14]).
In inglese la specie è nota come red gum lerp psyllid, in riferimento al nome comune dell’eucalipto rosso (red gum) e alla produzione dei caratteristici lerps, follicoli di colore bianco, secreti dagli stadi preimmaginali e costituiti da cera e melata cristallizzata (Fig. 1), utilizzati come protezione da neanidi e ninfe. Il termine lerps, in lingua aborigena, sta ad indicare sostanze di sapore dolciastro di diversa origine, generalmente essudati prodotti da vegetali o insetti, utilizzate comunemente come alimento ([17]).
Fig. 1 - Foglie di eucalipto con forte infestazione di Glycaspis brimblecombei. Si notano i lerps, caratteristici follicoli cerosi prodotti dagli stadi giovanili della psilla.
La specie, a sviluppo eterometabolo, presenta tre stadi neanidali e due di ninfa (Fig. 2). Le colonie di G. brimblecombei sono di facile individuazione, proprio per la presenza dei lerps. Questi follicoli spiccano per il colore bianco, presentano forma sub-conica e, a completo sviluppo della seconda età ninfale, possono raggiungere 3 mm sia in diametro, sia in altezza. Sollevando ad arte i lerps si osservano le neanidi, di colore essenzialmente giallo-arancione e le ninfe, arancioni rossastre con gli astucci alari marrone scuro su cui spiccano produzioni di cera polverulenta.
Gli adulti (Fig. 3), hanno una longevità limitata a 3-10 giorni, sono mobili e non vivono protetti dai follicoli. Lunghi circa 3 mm sono di colore verde chiaro su capo, mesotorace e addome. Il torace, dorsalmente appiattito, presenta al protorace ed al mesotorace una colorazione a bande alternate giallo chiaro ed arancione. Le ali anteriori sono membranose e a margini sub-paralleli. Sul capo sono presenti i caratteristici ed estremamente sviluppati coni frontali (Fig. 4).
La femmina depone uova di colore giallo-arancione disposte spazialmente ad arco e, mediante un breve peduncolo presente al polo posteriore, generalmente fissate sulla pagina inferiore della foglia (Fig. 5). La schiusa avviene in genere 7-10 giorni dopo la deposizione.
Monitoraggio sulla diffusione della psilla
Durante l’estate 2010 numerose ispezioni sono state effettuate sul territorio campano e delle regioni limitrofe di Lazio e Basilicata per individuare la presenza di focolai di G. brimblecombei. Le osservazioni sono state condotte sia in ambiente urbano, su piante isolate, in giardini e parchi o alberature, sia in aree extra-urbane, agricole o forestate. Il materiale vegetale infestato prelevato è stato utilizzato per le opportune osservazioni morfo-biologiche sulla specie.
Dal primo rinvenimento di fine giugno nella Piana del Sele, nel giro di poche settimane, la presenza di G. brimblecombei, è stata accertata in numerosi comuni della Campania, appartenenti alle province di Caserta, Napoli e Salerno: Agropoli, Battipaglia, Bellona, Capua, Casoria, Eboli, Ercolano, Ischia Porto, Mondragone, Napoli, Pontecagnano, Portici, Salerno, Teverola. La psilla è stata ritrovata anche nel Lazio, in provincia di Latina e di Roma, a Bracciano, Fogliano, Fondi, Formia, Gaeta, Minturno, Roma (loc. Casaccia) e Santa Maria di Galeria. In Basilicata G. brimblecombei è stata rinvenuta insieme a colonie di B. occidentalis ad Aliano, in provincia di Matera.
Nei focolai d’infestazione è stato osservato che l’insetto si sviluppa sul fogliame adulto e sui germogli dell’anno. La psilla, alimentandosi a spese della linfa floematica, produce grandi quantità di melata in tutti gli stadi, solo in parte utilizzata dalle neanidi e dalle ninfe per la produzione dei tipici follicoli. Insieme alle secrezioni cerose ed alle esuvie delle mute, la melata, molto vischiosa, imbratta il fogliame, su cui si stratificano le fumaggini, e quanto presente sotto le piante stesse: autoveicoli, arredi urbani, ecc., creando disagi per l’utilizzazione delle aree interessate dal fenomeno. In presenza di popolazioni elevate della psilla è stata registrata anche una precoce filloptosi. In letteratura è riportato che, abbondanti infestazioni con severe filloptosi, possono provocare persino la morte delle piante nel giro di 2-3 anni ([7]).
Nelle varie località campionate tra giugno e settembre, in tutti i focolai rinvenuti, è stata osservata la presenza contemporanea di adulti, uova e di tutti gli stadi preimmaginali, segno di una colonizzazione che ha permesso l’evoluzione nel periodo estivo di almeno 2 generazioni. Da dati bibliografici si rileva che per l’Australia sono state osservate 2-4 generazioni all’anno ([14]).
L’attuale distribuzione evidenzia che la specie invasiva sta rapidamente colonizzando piante isolate e piccoli popolamenti di E. camaldulensis su territori regionali sempre più ampi.
Antagonismo naturale e prospettive di controllo
A causa della localizzazione di E. camaldulensis nelle aree urbane e in piantagioni seminaturali, la diffusione di G. brimblecombei pone seri problemi di ripercussioni ambientali indesiderate in caso di necessità di un suo eventuale controllo mediante l’uso di presidi fitosanitari.
Per quanto riguarda il controllo naturale nelle aree di origine della specie ed in quelle di nuova colonizzazione, sono state individuate numerose specie di entomofagi generalisti che si evolvono a carico delle colonie della psilla. Tra questi, si citano ragni, vespe, coccinellidi, sirfidi, crisope ed antocoridi ([15]).
Le recenti osservazioni condotte soprattutto in Campania e Lazio hanno di fatto rilevato la presenza di alcune specie predatrici ed in particolare va sottolineata una significativa attività di contenimento da parte di Anthocoris nemoralis Fabricius (Hemiptera: Anthocoridae - Fig. 6) e di Vespula sp. (Fig. 7) a carico delle colonie della psilla. A. nemoralis svolge la sua azione di controllo su tutti gli stadi preimmaginali della psilla. In letteratura l’efficacia potenziale di questo antagonista è stata segnalata anche per altri ambienti ([9], [19]). Le vespe, oltre ad alimentarsi di melata, sollevano i follicoli cerosi per predare le forme sottostanti. Di contro, per quanto riguarda la presenza di parassitoidi indigeni a carico di stadi di sviluppo della psilla, nessuna attività parassitaria è stata finora osservata nelle località campionate.
Fig. 6 - Adulto di Anthocoris nemoralis, predatore di Glycaspis brimblecombei; nel particolare, il paramero del maschio.
Tra i nemici naturali conosciuti di G. brimblecombei, il parassitoide specifico Psyllaephagus bliteus Riek (Hymenoptera: Encyrtidae), è stato impiegato con successo in programmi di lotta biologica classica, che hanno visto la sua introduzione dall’Australia nelle aree di neo-colonizzazione di California, Brasile, Messico e Cile ([1], [7], [18], [11]). La crescente percentuale di parassitizzazione registrata in alcune aree a pochi anni dall’introduzione dell’entomofago fanno propendere per un esito positivo del controllo biologico della psilla ([8]).
Gli studi avviati, nelle aree italiane, mirano, oltre a descrivere la fenologia della psilla alle nostre latitudini, a valutare l’impatto dell’antagonismo naturale ad opera di entomofagi autoctoni. In caso di controllo naturale insufficiente si dovrà valutare l’opportunità di introdurre anche in Italia il parassitoide specifico P. bliteus.
References
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