Profitability of poplar and hardwood broadleaves plantations in Italy
Forest@ - Journal of Silviculture and Forest Ecology, Volume 17, Pages 101-108 (2020)
doi: https://doi.org/10.3832/efor3595-017
Published: Nov 01, 2020 - Copyright © 2020 SISEF
Research Articles
Abstract
In Italy, forest tree crops cover an area of about 100.000 hectares of farmland: more than half are represented by specialized poplar plantations, while the remaining consists mainly of hardwood broadleaves plantations. The profitability of poplar and hardwood broadleaved plantations, assessed by field data collected on a representative number of plantation sites, was evaluated in terms of net present value and equivalent annual value under different levels of wood prices and in presence or absence of financial public incentives. Under current market conditions the investment in specialized poplar plantations is usually positive, even without subsidies. On the contrary, hardwood broadleaves plantations usually do not provide positive financial results without public incentives, while better financial results can be obtained by polycyclic plantations including both hardwood broadleaves (medium-long rotation) and hybrid poplar (short rotation) on the same parcel.
Keywords
Planted Forests, Poplar, Polycyclic Plantations, Investment Analysis
Introduzione
Negli ultimi decenni, in Europa sono state costituite piantagioni per la produzione di legno a uso industriale con il sostegno finanziario del Regolamento UE 2080/92 e dei Programmi di Sviluppo Rurale. In Italia, nel periodo 1994-2000, sono stati piantati, utilizzando per circa il 70% latifoglie a legno pregiato e pioppi (Juglans spp., Prunus avium L., Fraxinus spp., Quercus spp., Populus spp.), più di 100.000 ettari a cui si sono aggiunti, a partire dal 2001 fino a oggi, almeno altri 100.000 di impianti realizzati ([31], [23]).
Il settore è dominato dalla pioppicoltura, che alcuni Autori definiscono la “punta di diamante” della produzione legnosa del nostro Paese ([11], [12], [28], [15]): pur occupando una superficie minima rispetto a quella delle foreste, circa la metà dei prelievi annuali di legname a uso industriale deriva da pioppeti ([19]), i quali sono caratterizzati non solamente da rapida crescita ma anche dalla capacità di fornire molteplici assortimenti a uso industriale (compensato, imballaggi, carta), oltre che energetico ([1], [2]).
Nel 2017 il CREA - Centro di ricerca Foreste e Legno ha realizzato, con il supporto di FederlegnoArredo e della Rete Rurale Nazionale, un inventario degli impianti di arboricoltura da legno in Italia tramite ortofoto aeree, ad alta risoluzione geometrica, per la stima statistica delle superfici investite e delle caratteristiche delle piantagioni ([21]). Dall’inventario è emerso che le piantagioni di pioppo ad alto fusto in Italia occupano una superficie stimata pari a oltre 46.000 ettari (vedi Tab. S1 in Materiale supplementare). Il 94% è localizzata nelle regioni padano-venete (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) dove i pioppeti occupano le aree di pianura principalmente lungo l’asta fluviale del Po e dei principali affluenti; in Lombardia e Piemonte è concentrato il 70% della pioppicoltura nazionale.
Le piantagioni da legno di altre latifoglie ad alto fusto occupano oltre 41.000 ettari, di cui il 41% costituite da Juglans spp., il 17% da Fraxinus spp., il 9% da Prunus spp. e il 33% da altre specie arboree. Le piantagioni di Juglans spp., Fraxinus spp. e Prunus spp. risultano per la maggior parte localizzate nelle regioni dell’Italia settentrionale e centrale.
Secondo quanto evidenziato da Pra & Pettenella ([28]), sono relativamente poche le informazioni aggiornate sulla redditività delle piantagioni da legno in Italia. Tra queste possono essere menzionati il Progetto “Ecocertificazione della pioppicoltura” (ECOPIOPPO - [1]) e il programma Rete Rurale Nazionale ([15]) promosso dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF). Nel passato relativamente recente analisi specifiche sulla redditività della pioppicoltura sono state condotte da Borelli ([4], [5]) e Borelli & Facciotto ([6]) e sull’arboricoltura da legno con specie a legname di pregio da Pra et al. ([26]).
Con il presente lavoro si vuole fornire un quadro informativo aggiornato che permetta di delineare i margini di convenienza tecnico-economica dell’arboricoltura da legno in Italia, con particolare riferimento alle piantagioni realizzate con latifoglie a legname pregiato e alle piantagioni specializzate di pioppo ad alto fusto nelle regioni settentrionali e centrali (limitatamente alla Toscana) dove questo tipo di piantagioni da legno sono prevalentemente localizzate.
Metodologia
La redditività di una piantagione da legno dipende dai costi di coltivazione sostenuti nel turno e dai ricavi ottenuti dalla commercializzazione del legno prodotto. I costi per l’impianto dipendono dagli interventi di preparazione del terreno, dalle specie impiegate, dalla densità d’impianto, dalle operazioni di tracciamento e di messa a dimora, dalla eventuale concimazione, dalla eventuale pacciamatura. I costi per la gestione durante il turno sono legati alle ripuliture, alle potature, agli eventuali diradamenti, all’eventuale fertilizzazione, alla difesa fitosanitaria e all’eventuale irrigazione, oltre che alla specie impiegata, al numero di alberi e alla durata del turno stesso.
I ricavi derivati dalla commercializzazione del legno ottenuto dagli eventuali diradamenti e dalla produzione finale sono dipendenti dalla qualità degli assortimenti ritraibili, dalla dimensione del lotto commercializzato, dall’omogeneità del materiale prodotto e, ovviamente, dal contestuale prezzo di mercato del legno.
Per l’analisi finanziaria sono stati qui considerati costi e prezzi in termini di valori di mercato e i rendimenti produttivi riscontrati nelle piantagioni esaminate (Fig. S1). Come indicatori di redditività, sono stati impiegati il Valore Attuale Netto (VAN, in € ha-1 - eqn. 1) e il Valore Annuo Equivalente (VAE, in € ha-1 a-1, detto anche valore attuale annuo - eqn. 2):
dove n è l’anno del turno, R rappresenta i ricavi, C i costi, i è il tasso di sconto, ed N è la durata del turno.
I riferimenti per il calcolo e l’interpretazione di questi indicatori si trovano nei testi di economia forestale (ad es., [22]) ed in generale nell’ambito dei testi relativi all’analisi degli investimenti privati, oltre che in pubblicazioni recenti ([29], [25]).
Per il calcolo del valore del legno di pioppo è stato considerato il prezzo delle piante in piedi rilevato dalle Camere di Commercio delle piazze più importanti delle regioni padano-venete. I prezzi del legname di pregio delle altre latifoglie sono stati rilevati direttamente dalla vendita dei lotti operata dai gestori o proprietari delle piantagioni esaminate.
Per mantenere omogeneità e coerenza rispetto alle stime relative a studi precedenti, è stato utilizzato un saggio di sconto del 3%. La stima fa riferimento ad uno scenario di base, nel quale non è incluso il costo dell’utilizzo del capitale fondiario, per cui gli indicatori di convenienza forniti non si riferiscono al reddito netto ([3], [28]).
Piantagioni di pioppo ad alto fusto
Sono stati presi in considerazione alcuni pioppeti che per età e per caratteristiche dendrometriche risultavano prossimi al taglio. Altri dati riguardanti pioppeti localizzati nell’Italia Settentrionale, abbattuti e commercializzati, sono stati raccolti direttamente dai pioppicoltori tramite interviste. I pioppeti presi in esame sono proporzionalmente rappresentativi delle diverse localizzazioni territoriali, ambiti agricoli di pianura ad elevata produttività, aree fluviali (golene) e aree protette.
Modelli colturali
La coltivazione specializzata di pioppo ad alto fusto è prevalentemente praticata con l’utilizzo di alberi appartenenti a cloni ibridi (Populus ×canadensis in particolare) in piantagioni per lo più monoclonali (soprattutto, clone “I-214”) a densità di 200-350 alberi ad ettaro con turni di circa 10 anni. Queste piantagioni sono caratterizzate da una gestione intensiva con fertilizzazione, controllo annuale delle infestanti, irrigazione frequente e contenimento dei danni provocati da avversità biotiche e abiotiche ([16], [24], [18]).
I modelli colturali si differenziano in base alle caratteristiche di resistenza, alle principali avversità dei cloni impiegati, alla localizzazione degli impianti, al tipo di terreno e alla disponibilità idrica.
La Tab. 1rappresenta, in sintesi, i livelli di minima (A) e di massima (B) intensità colturale entro i quali si pratica la pioppicoltura: il modello A prevede l’impiego di cloni resistenti alle principali avversità biotiche (cloni a Maggior Sostenibilità Ambientale - MSA) e l’utilizzo di terreni con buona disponibilità idrica di falda delle aree golenali ([13]); il modello B prevede l’impiego di cloni tradizionali (“I-214”) in terreni agrari che necessitano di irrigazioni durante tutto il turno e di un maggior numero di interventi di difesa fitosanitaria.
Tab. 1 - Modelli di pioppicoltura ad alto fusto, a bassa (A) e a elevata (B) intensità.
Modello | Operazioni colturali | Anni del turno | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | ||
(A) bassa intensità colturale | Aratura | 1 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
Erpicatura | 1 | 2 | 2 | 2 | 2 | - | - | - | - | - | - | |
Fertilizzazione | 1 | - | 1 | 1 | - | - | - | - | - | - | - | |
Impianto | 1 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | |
Controllo infestanti | - | - | - | - | - | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | |
Trattamenti fitosanitari (chioma) | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | |
Trattamenti fitosanitari (fusto) | - | 1 | 2 | 2 | 1 | 1 | - | - | - | - | - | |
Potatura | - | 1 | 1 | 1 | - | - | - | - | - | - | - | |
Irrigazione | - | 1 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | |
Raccolta e ripristino | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | 1 | |
(B) elevata intensità colturale | Aratura | 1 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
Erpicatura | 1 | 2 | 2 | 2 | 2 | 2 | 2 | 1 | 1 | 1 | - | |
Fertilizzazione | 1 | - | 1 | 1 | 1 | 1 | - | - | - | - | - | |
Impianto | 1 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | |
Controllo infestanti | - | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | |
Trattamenti fitosanitari (chioma) | - | 2 | 2 | 2 | 2 | 2 | - | - | - | - | - | |
Trattamenti fitosanitari (fusto) | - | 2 | 2 | 2 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | - | |
Potatura | - | 1 | 1 | 1 | 1 | - | - | - | - | - | - | |
Irrigazione | - | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | 1 | |
Raccolta e ripristino | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | 1 |
In Tab. 2vengono riportati i dati relativi a 14 impianti realizzati nelle regioni padano-venete. Il turno di coltivazione varia da 8 a 11 anni. Le densità di impianto variano da 204 a 333 alberi per ettaro con spaziature rispettivamente di 50 e 30 metri quadrati per albero (Fig. 1). I pioppeti considerati, costituiti con il clone “I-214”, sono stati condotti con diversi gradi di intensità di gestione colturale e localizzati in terreni agrari di pianura irrigua oppure in aree golenali. Le produzioni espresse in tonnellate di legno variano da 106 a oltre 200 t ha-1.
Tab. 2 - Caratteristiche, costi e ricavi dei pioppeti esaminati (pioppeti costituiti con clone “I-214”, prossimi al taglio o abbattuti nella pianura padano veneta). (*): x = scarsi interventi colturali; xx = buona frequenza colturale; xxx = ottima gestione colturale. (**): P = pianura; G = golena (non irrigato).
Caratteristica | Lombardia | Piemonte | Veneto | Friuli V.G. | Emilia R. | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
L01 | L02 | L03 | L04 | L05 | L06 | P01 | P02 | P03 | P04 | V01 | FVG01 | FVG02 | ER01 | |
Età al taglio (anni) | 9 | 10 | 9 | 10 | 11 | 8 | 11 | 10 | 10 | 10 | 9 | 9 | 10 | 10 |
Densità (alberi ha-1) | 278 | 204 | 333 | 278 | 278 | 333 | 238 | 238 | 237 | 204 | 278 | 333 | 308 | 278 |
Gestione (*) | xx | xxx | xx | xxx | x | xx | xxx | xx | xx | xx | xxx | xx | xxx | xx |
Localizzazione (**) | P | G | P | G | P | P | P | P | P | P | G | P | P | G |
Produzione (t ha-1) | 196.3 | 190.5 | 156.3 | 198.1 | 105.8 | 129.8 | 190.1 | 147.8 | 156.7 | 140.3 | 127.0 | 170.0 | 201.6 | 168.1 |
Costo impianto (€ ha-1) | 2516 | 2183 | 2764 | 2516 | 2516 | 2764 | 2336 | 2336 | 2332 | 2183 | 2516 | 2764 | 2651 | 2516 |
Costo cure colturali (€ ha-1) | 5815 | 4663 | 5407 | 4647 | 2256 | 4683 | 6750 | 5376 | 5375 | 5240 | 3388 | 4832 | 6472 | 4295 |
Costi totali (€ ha-1) | 8331 | 6846 | 8171 | 7163 | 4772 | 7447 | 9086 | 7712 | 7707 | 7423 | 5904 | 7596 | 9123 | 6811 |
Ricavi (€ ha-1) | 12017 | 11340 | 9583 | 11792 | 6126 | 8210 | 10981 | 8798 | 9328 | 8352 | 7787 | 10423 | 12001 | 10001 |
Fig. 1 - Pioppeto di 10 anni, clone “I-214” localizzato a San Matteo delle Chiaviche (provincia di Mantova).
Mercato del pioppo e formazione dei prezzi
Ciascun atto di compravendita rappresenta un fenomeno economico in cui entrano in gioco, oltre ad elementi oggettivi (complessivo andamento del mercato, caratteristiche e localizzazione del lotto commercializzato), fattori anche di natura soggettiva (abilità commerciale dei singoli operatori). La determinazione del prezzo per ciascun pioppeto è quindi il risultato di contrattazioni specifiche che conducono alla determinazione del prezzo “Piante in piedi”. L’acquirente si assume tutti gli oneri relativi al taglio, allestimento, esbosco, trasporto, nonché l’eradicazione delle ceppaie ed il ripristino del terreno per la coltura successiva.
Nella stima di redditività sono stati considerati i costi di messa a dimora e di gestione del pioppeto a carico della proprietà durante tutto il turno di coltivazione e sono stati stimati i ricavi totali con riferimento a un valore di mercato pari a 80 € t-1, coerente con i reali prezzi attuali. La Fig. 2descrive l’andamento dei prezzi a tonnellata delle piante in piedi dal 1993 a oggi ([14]).
Fig. 2 - Prezzi medi in termini reali delle “Piante in piedi” registrati dalle Camere di Commercio di Alessandria, Pavia e Mantova.
Piantagioni di latifoglie a legname pregiato
Modelli colturali e mercato del legno
Le piantagioni pure sono state le prime esperienze di arboricoltura da legno su larga scala con specie a legname pregiato, realizzate prevalentemente con sesti di impianto quadrati (da 3×3 m a 5×5 m): il principale vantaggio era legato alla semplicità in fase di progettazione, realizzazione e gestione. Peraltro, questo tipo di impianti ha dimostrato di presentare significativi rischi dovuti alla scelta di specie non idonee, ai danni per diffusione di patogeni o all’andamento climatico avverso e all’incertezza del mercato legata alla singola produzione legnosa. Nonostante ciò, le piantagioni pure sono tuttora il tipo di impianti di latifoglie a legname pregiato più diffuso in Italia e all’estero.
A partire dagli anni ’80, si è avuta un’evoluzione verso la consociazione di più specie: lo schema ha in genere previsto la messa a dimora di specie a legname di pregio (piante principali) a cui alternare piante accessorie, spesso scelte tra quelle azotofissatrici ([7]).
Successivamente sono state sperimentate le piantagioni policicliche, un tipo di impianto caratterizzato dalla messa a dimora, nella stessa superficie, di piante principali con differenti velocità di accrescimento, cicli colturali e attitudine produttiva ([9], [10]). In particolare, si utilizzano: piante a ciclo brevissimo, 3-7 anni (per la produzione di biomassa); piante a ciclo breve, 8-12 anni (in genere pioppo per la produzione di sfogliati); piante a ciclo medio-lungo, 30-40 anni (latifoglie di pregio per la produzione di tranciati e segati - Fig. 3). Le piantagioni policicliche, rispetto alle piantagioni pure e miste, non necessitano di diradamenti ma, se progettate in modo corretto, prevedono l”utilizzazione progressiva delle piante principali e di quelle a duplice attitudine, una volta che queste hanno raggiunto le dimensioni richieste dal mercato. Questa caratteristica rende le piantagioni policicliche interessanti perché consentono una differenziazione delle produzioni offrendo ricavi anticipati che si ripercuotono positivamente sulla redditività finanziaria della piantagione.
Fig. 3 - Piantagione policiclica di 14 anni localizzata a Meleti (prov. di Lodi) realizzata con il seguente schema di impianto: piante a ciclo brevissimo per la produzione di biomassa (utilizzazione a 5 anni), piante a ciclo breve (pioppo, clone “I-214” - utilizzazione a 11 anni), piante a ciclo medio-lungo (noce - utilizzazione prevista a 30 anni).
Per quanto riguarda il mercato nazionale delle latifoglie di pregio (noce in particolare) si è riscontrato, in questi ultimi due decenni, una progressiva diminuzione del prezzo degli assortimenti destinati alla trancia: le industrie di trasformazione si sono orientate prevalentemente verso il mercato estero in grado di fornire standard qualitativi e quantitativi costanti nel tempo. A esempio, nei primi anni del 2000 i tronchi di noce di circa 35-40 cm di diametro di colore chiaro venivano pagati fino a 2000 € m-3 ([30]). Attualmente l’industria richiede prevalentemente legname di noce nero americano (legname scuro e ricco di durame) che viene pagato da 437 a 612 € m-3 ([17]), mentre il noce comune spunta prezzi nettamente più bassi: nella pratica, non essendoci un vero e proprio mercato, i prezzi del noce difficilmente riescono a spuntare valori superiori a 200-250 € m-3 per materiale di 30-35 cm di diametro.
Lo stesso tipo di analisi finanziaria condotto per la pioppicoltura è stato realizzato per gli impianti di arboricoltura da legno a ciclo medio lungo per i quali erano noti, da interviste con i proprietari, le operazioni colturali svolte per l’impianto e la manutenzione, gli eventuali diradamenti, la quantità di legno prodotta e il valore di vendita. Sono stati considerati diversi tipi di impianti puri costituiti con singola pianta principale (AdL04, AdL05, AdL06, AdL07 e AdL09), misti con accessorie (AdL01, AdL03) e policiclici (AdL02, AdL08 e AdL10) per ottenere produzioni intercalari con pioppi ibridi a ciclo più breve rispetto alla specie principale (Tab. 3).
Tab. 3 - Caratteristiche, costi e ricavi delle piantagioni di latifoglie a legname pregiato esaminate. (*): età prevista per raggiungere 40 cm di diametro di recidibilità; (**): piante fallite; (***): diradamento.
Caratteristica | Piemonte | Toscana | Lombardia | |||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
AdL01 | AdL02 | AdL03 | AdL04 | AdL05 | AdL06 | AdL07 | AdL08 | AdL09 | AdL10 | |
Anno impianto | 2000 | 2005 | 2001 | 1995 | 1998 | 2000 | 1973 | 2003 | 1994 | 1998 |
Età maturazione pianta principale (anni) |
34 * | 26 * | 27 * | 20 | 22 | 20 | 33 | 32 * | 28 * | 27 * |
Tipo | misto con accessorie | poli- ciclico |
misto con accessorie | puro | puro | puro | puro | poli- ciclico |
puro | poli-ciclico |
Pianta principale | Frassino, Pioppo bianco |
Platano, Noce, Pioppo ibrido |
Farnia, Ciliegio**, Sorbo** | Ciliegio | Noce | Noce | Noce | Noce, Pioppo ibrido, Pioppo bianco | Noce | Noce, Pioppo ibrido |
Densità ciclo medio-lungo (alberi ha-1) |
60 | 90 | 156 | 278 | 318 | 318 | 83 | 90 | 156 | 78 |
Densità ciclo breve (alberi ha-1) |
213 | 144 | - | - | - | - | - | 88 | - | 79 |
Produzione ciclo medio-lungo (t ha-1) |
51.0 | 90.0 | 113.0 | 131.0 | 138.0 | 120.7 | 43.0 | 76.0 | 122.0 | 119.0 |
Produzione ciclo breve (t ha-1) |
81.0 | 136.0 | - | - | - | - | 86.0*** | 90.0 | - | 56.0 |
Produzione (t ha-1) | 132.0 | 226.0 | 113.0 | 131.0 | 138.0 | 120.7 | 129.0 | 166.0 | 122.0 | 175.0 |
Per alcuni impianti AdL01, AdL02, AdL03, AdL08, AdL09 e AdL10, per i quali il ciclo colturale non era ancora terminato, sono state condotte previsioni sull’età necessaria per raggiungere 40 cm di diametro di recidibilità al fine di poter stimare i ricavi futuri a prezzi realistici di mercato con alberi in piedi (200 € t-1 per frassino, 100 € t-1 per platano, 200 € t-1 per farnia, 250 € t-1 per noce).
Risultati
Piantagioni di pioppo ad alto fusto
I costi di realizzazione e gestione dell’impianto possono avere un impatto economico variabile; in particolare, alcuni impianti hanno avuto costi superiori fino al 27% rispetto ad altri: tra i fattori incidono la densità di impianto, le lavorazioni di preparazione del suolo, la vocazionalità dell’area destinata all’impianto. Le stesse osservazioni valgono anche per i costi che vengono sostenuti per le cure colturali. In questo caso, l’impatto economico diventa ancora più rilevante: la variazione tra costi minimi e massimi può arrivare al 167%; tra le operazioni maggiormente influenti vi è il sistema di irrigazione. Per quanto riguarda i costi totali, i valori massimi risultano circa il doppio di quelli minimi (Tab. 2).
Valori negativi per VAN e VAE si registrano per prezzi di 60 e 70 € t-1 nei casi di basse produzioni (L05, L06, P02, P03, P04 e V01) in combinazione con elevati costi di produzione, in particolare di quelli relativi alle cure colturali (L03, P01 - Tab. 4). Con prezzi di 80-90 € t-1, gli indicatori VAN e VAE risultano positivi per tutti i casi considerati.
Tab. 4 - Valore attuale netto (VAN) e valore annuo equivalente (VAE) delle piantagioni di pioppo esaminate, al variare dei prezzi degli alberi in piedi.
Parametro | Lombardia | Piemonte | Veneto | Friuli V.G. | Emilia R. | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
L01 | L02 | L03 | L04 | L05 | L06 | P01 | P02 | P03 | P04 | V01 | FVG01 | FVG02 | ER01 | |
VAN (60€ t-1) (€ ha-1 ) | 682 | 1659 | -983 | 1681 | -178 | -1290 | -851 | -1113 | -711 | -1159 | -64 | 221 | -122 | 680 |
VAE (60€ t-1) (€ ha-1 anno-1 ) | 88 | 194 | -126 | 197 | -19 | -184 | -92 | -131 | -83 | -136 | -8 | 28 | -14 | 81 |
VAN (70€ t-1) (€ ha-1 ) | 2184 | 3077 | 215 | 3155 | 588 | -264 | 522 | -14 | 455 | -115 | 909 | 1524 | 1378 | 1940 |
VAE (70€ t-1) (€ ha-1 anno-1 ) | 281 | 361 | 28 | 370 | 64 | -38 | 56 | -2 | 53 | -13 | 117 | 196 | 162 | 227 |
VAN (80€ t-1) (€ ha-1 ) | 3686 | 4494 | 1413 | 4629 | 1354 | 763 | 1895 | 1086 | 1621 | 929 | 1883 | 2827 | 2878 | 3190 |
VAE (80€ t-1) (€ ha-1 anno-1 ) | 473 | 527 | 181 | 543 | 146 | 109 | 205 | 127 | 190 | 109 | 242 | 363 | 337 | 374 |
VAN (90€ t-1) (€ ha-1 ) | 5189 | 5912 | 2611 | 6103 | 2120 | 1789 | 3267 | 2186 | 2787 | 1973 | 2856 | 4130 | 4378 | 4440 |
VAE (90€ t-1) (€ ha-1 anno-1 ) | 666 | 693 | 335 | 715 | 229 | 255 | 353 | 256 | 327 | 231 | 367 | 530 | 513 | 520 |
Nel caso di presenza di contributi minimi per l’impianto (60% dei costi ammissibili), secondo le misure previste dai programmi di sviluppo rurale (PSR), si ottengono risultati di redditività positivi anche nella condizione di prezzi minimi di mercato del legno (Fig. 4).
Fig. 4 - Piantagioni di pioppo ad alto fusto: valore attuale netto (VAN, in euro per ettaro), in assenza (barre rigate) o presenza (barre nere) di contributi (60% dei costi ammissibili), con riferimento a: (a) scenario di prezzi attuali del mercato del legno di pioppo (80 euro per tonnellata); (b) scenario di prezzi minimi (60 euro per tonnellata).
La recente disponibilità di nuovi cloni MSA, in quanto resistenti alle principali avversità biotiche del pioppo, permette di adottare modelli e disciplinari di coltivazione sostenibili in termini ambientali ed economico-produttivi. I bandi regionali dei PSR hanno previsto con misure specifiche la possibilità di usufruire di contributi finanziari (60-80% dei costi ammissibili) per l’impianto dei nuovi pioppeti impiegando i cloni di pioppo MSA. Il risparmio in termini di minori costi per l’impianto e riduzione degli interventi di difesa contro avversità biotiche raggiunge complessivamente il 20-30% nel turno di coltivazione. A queste condizioni l’impiego di cloni MSA assicura una redditività positiva anche nel caso di prezzi minimi di mercato del legno di pioppo (60 € t-1).
Piantagioni di latifoglie a legname pregiato
Tutti gli impianti esaminati, tranne AdL07, hanno usufruito di contributi (PSR) per l’impianto, contributi per la manutenzione almeno nei primi cinque anni di crescita e premi per mancati redditi per 15 anni, in certi casi per 20 anni. Le caratteristiche delle piantagioni di latifoglie a legname pregiato esaminate sono riportate in Tab. 3. Risultati di redditività, secondo indicatori VAN e VAE nelle condizioni registrate in presenza dei contributi, sono risultati positivi anche nel caso di ricavi modesti o nulli e con turni particolarmente lunghi (Tab. 5).
Tab. 5 - Valore attuale netto (VAN) e valore annuo equivalente (VAE) delle piantagioni di latifoglie a legname pregiato esaminate, in assenza e in presenza di contributi finanziari pubblici.
Parametro | Piemonte | Toscana | Lombardia | |||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
AdL01 | AdL02 | AdL03 | AdL04 | AdL05 | AdL06 | AdL07 | AdL08 | AdL09 | AdL10 | |
Costo impianto (€ ha-1) | 2494 | 2037 | 3870 | 1578 | 1645 | 1645 | 1019 | 2923 | 2527 | 3696 |
Costo cure colturali (€ ha-1) | 4212 | 4453 | 4458 | 3902 | 4853 | 4132 | 8583 | 3669 | 3501 | 4387 |
Costi totali (€ ha-1) | 6706 | 6490 | 8328 | 5480 | 6498 | 5777 | 9602 | 6592 | 6028 | 8083 |
Ricavi (€ ha-1 ) | 5294 | 9883 | 10174 | 0 | 2305 | 908 | 34241 | 16871 | 15908 | 17634 |
VAN (€ ha-1 ) | -1412 | 3393 | 1846 | -5480 | -4193 | -4869 | 24639 | 10279 | 9880 | 9552 |
VAE (€ ha-1 anno-1 ) | -67 | 190 | 101 | -368 | -263 | -316 | 1187 | 781 | 527 | 521 |
Contributi (€ ha-1) | 11690 | 9763 | 13065 | 13357 | 13423 | 9366 | 0 | 9366 | 9336 | 10836 |
Contributi+ricavi (€ ha-1) | 16983 | 19646 | 23240 | 13357 | 15728 | 10274 | 34241 | 26237 | 25274 | 28470 |
VAN (€ ha-1 ) | 10278 | 13156 | 14911 | 7877 | 9230 | 4497 | 24639 | 19645 | 19246 | 20387 |
VAE (€ ha-1 anno-1 ) | 486 | 736 | 814 | 529 | 579 | 292 | 1187 | 1492 | 1026 | 1112 |
L’impianto AdL07 costituito nel 1973 con piante di noce in purezza (83 alberi per ettaro) ha raggiunto la maturità commerciale dopo 33 anni; pur non avendo usufruito di contributi ha ottenuto un ottimo risultato economico grazie ad una particolare valutazione del prezzo dei tronchi di ottima qualità ottenuti nel turno ([30]).
In assenza di contributi si registrano valori negativi nei casi di ricavi minimi (AdL01, AdL05, AdL06) o nulli (AdL04) dalla commercializzazione del legno prodotto (Fig. 5). I migliori risultati sono stati ottenuti, secondo le prospettive di produttività ipotizzate, nei casi degli impianti policiclici, in presenza di alberi di pioppo ibrido ([8]).
Fig. 5 - Piantagioni di latifoglie a legname pregiato: valore attuale netto (VAN, in euro per ettaro), in presenza (barre nere) e in assenza di contributi (barre rigate).
Per gli impianti AdL04, AdL05, AdL06, che hanno concluso il ciclo colturale con risultati negativi, si riportano i prezzi di vendita che avrebbero dovuto spuntare per raggiungere una redditività positiva in assenza di contributi finanziari (Tab. S2).
Discussione e conclusioni
Considerato l’attuale mercato del legno, con la pioppicoltura è, in genere, possibile ottenere una redditività favorevole, negli ambienti esaminati e a condizione di produzioni qualitativamente e quantitativamente adeguate: nell’ultimo biennio, i prezzi del legno di pioppo hanno ottenuto un discreto incremento rispetto alle quotazioni basse registrate nei due decenni precedenti. Valori negativi di redditività si possono registrare in condizione di prezzi tra 60 e 70 € t-1, inferiori a quelli attuali, oppure nei casi di basse produzioni in concomitanza di elevati costi di produzione. Con prezzi di circa 80-90 € t-1, la pioppicoltura rappresenta un buon investimento in agricoltura con livelli di redditività e sostenibilità economica pari o superiore a quelli dei seminativi, senza considerare eventuali aiuti finanziari previsti dai PSR a sostegno dei nuovi impianti. Eventuali incentivi per la realizzazione di nuovi impianti determinano una sufficiente redditività anche nel caso di situazioni di prezzi minimi di mercato del legno, come verificatosi in passato.
Nel caso di piantagioni a ciclo medio lungo con latifoglie a legname pregiato, risultati di redditività positivi sono ottenibili grazie ai contributi finanziari, che, di fatto, hanno fortemente influenzato la diffusione di questo tipo di impianti negli ultimi decenni. In assenza di contributi si registrano redditi per l’agricoltore negativi nei casi di ricavi minimi dalla commercializzazione del legno prodotto. I migliori risultati si riscontrano negli impianti policiclici con pioppo ibrido, il quale, insieme alle altre piante principali, determina un significativo ricavo intercalare a beneficio del ricavo complessivo.
I PSR di alcune Regioni contengono misure specifiche che attualmente prevedono contributi finanziari fino al 60-80% dei costi ammissibili per l’impianto dei nuovi pioppeti impiegando i cloni di pioppo MSA. Questi cloni consentono l’applicazione di modelli e disciplinari di coltivazione più ecologicamente sostenibili rispetto alla pioppicoltura tradizionale determinando un risparmio in termini di costi di conduzione del pioppeto e una riduzione degli interventi di difesa fitosanitaria. Con queste condizioni si ottengono risultati di redditività sempre più che positivi e, pertanto, il mantenimento di questo tipo di incentivi è altamente auspicabile anche per la futura programmazione dello sviluppo rurale.
In conclusione, la pioppicoltura continua a offrire interessanti possibilità di reddito nelle situazioni, quali quelle attuali, in cui i prezzi del legno di questa specie sono non inferiori a 80 euro a tonnellata. La redditività, soprattutto nella pianura padano-veneta dove i pioppi ibridi possono trovare condizioni di crescita ottimali, presenta risultati in linea, se non potenzialmente più alti, di quelli medi per gli investimenti in piantagioni forestali in Europa ([28], [27]).
Al contrario, in molte situazioni l’arboricoltura con latifoglie a legname pregiato è al limite della sostenibilità economica o addirittura in negativo: il problema più rilevante, oltre alla non infrequente modesta attitudine produttiva dei terreni investiti e alle carenze gestionali (a esempio, erronea scelta della specie o cure colturali assenti o inadeguate che determinano una scarsa qualità delle produzioni), è legato all’aleatorietà del mercato locale del legname ritraibile a fine turno.
Interessanti produzioni possono, peraltro, essere ottenute dalle piantagioni policicliche con pioppo, che presentano risultati finanziari paragonabili e talvolta superiori a quelli ottenuti dai migliori pioppeti in purezza. Considerandone i vantaggi di natura ecologico-ambientale (riduzione degli input energetici, maggiore biodiversità, elevato stoccaggio del carbonio - [23]), oltre a quelli di carattere economico-finanziario, questo tipo di piantagioni può rappresentare una significativa opportunità per aumentare le superfici coltivate ad arboricoltura da legno e ridurre il deficit nazionale di legno di pioppo.
Secondo Corona et al. ([15]), la filiera della arboricoltura da legno in Italia potrebbe evolvere verso una produzione a “km zero”, considerando che le superfici attualmente utilizzate non sono sufficienti a coprire le richieste nazionali, da cui consegue la necessità di importare dall’estero rilevanti volumi di legname, pari a circa l’80% del fabbisogno ([20]). Una delle conseguenze di questo squilibrio tra le esigenze dell’industria italiana di trasformazione e la capacità produttiva di materia prima nazionale, soprattutto per quanto riguarda il legno per compensati e tranciati, è rappresentato dalla relativa fragilità dell’industria, sempre più legata dalle scelte di mercato dei Paesi stranieri. Da non sottovalutare anche i rischi legati alle attività illegali di importazione basate su prezzi più competitivi e sulla distribuzione di materiale non gestito in termini di sostenibilità ([20]). Sono, dunque, evidenti le esigenze e le opportunità per una rinnovata espansione dell’arboricoltura da legno italiana, a cominciare dalla pioppicoltura: in questa prospettiva, gli incentivi previsti dai PSR ([28]) e le attività di comunicazione e divulgazione promossi dalla Rete Rurale Nazionale ([15]) possono rappresentare efficaci strumenti di supporto per lo sviluppo di questa filiera.
Riconoscimenti
Lavoro svolto nell’ambito del programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020 (Piano di azione biennale 2019-2020; scheda Foreste 22.2, Resp.: Piermaria Corona; autorità di gestione: Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali), con il contributo FEASR.
References
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